CASSANO ALLO IONIO Lunedì 29 aprile è fissata l’udienza preliminare per gli 80 indagati nell’inchiesta denominata “Athena”, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Nell’aula bunker del Tribunale di Catanzaro si discuteranno i dettagli dell’inchiesta che ha disvelato la presenza nella Sibartide – questa l’accusa – di una organizzazione capace di battezzare i bambini in nome di Osso Mastrosso e Carcagnosso, i tre leggendari cavalieri fondatori di tutte le mafie. La famiglia Abbruzzese di Cassano allo Ionio, colpita dall’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri, avrebbe dato vita ad una associazione di stampo mafioso, dedita al narcotraffico, alle estorsioni, e al ricorso alle minacce. «Bisogna cominciare a parlare di mafia della Sibaritide”, aveva sostenuto l’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, davanti ai giornalisti chiamati ad annotare i dettagli del blitz scattato il 30 giugno del 2023. A distanza di dieci mesi, l’operazione compie un primo ed importante step portando dinanzi al gup gli indagati per i quali l’accusa ritiene opportuno il rinvio a giudizio. Qualcuno ha sottovalutato la forza della mala di quella porzione di territorio cosentino, per dirla alla Gratteri: «si è banalizzato parlando di “zingari” come se fosse criminalità comune. La Calabria ha due importanti vocazioni, l’imprenditoria agricola e il turismo, entrambi venivano vessati nella Sibaritide».
Dei presunti affari illeciti nel territorio che una volta ospitava la città della lussuria, potrà sicuramente riferire Gianluca Maestri, uno dei più recenti collaboratori di giustizia decisi a saltare il fosso. Le dichiarazioni che ha reso nel corso di questi mesi, l’ormai ex scudiero del clan degli “Italiani” saranno utili a rendere edotti i magistrati antimafia sull’organizzazione dei clan della zona, sulle principali attività che drogano il mercato e mettono in ginocchio il tessuto sano imprenditoriale. Un’altra fonte diretta e indiretta della galassia criminale della sibaritide è Luca Talarico: un incensurato utilizzato come prestanome e «addetto alla riscossione del pizzo» dalla cosca Forastefano. Era questo, sostanzialmente, il ruolo affidato all’indagato nell’inchiesta denominata “Kossa“, condotta dalla Dda di Catanzaro. A distanza di anni dal blitz, Talarico avrebbe deciso di collaborare con i magistrati antimafia raccontando dettagli e piani operativi del sodalizio criminale.
Da “Athena” passando per “Kossa” fino ad arrivare a “Gentleman 2”. Sono numerose e robuste nell’azione di contrasto e nei numeri le inchieste concluse negli ultimi anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Che nel corso della prima udienza preliminare scaturita dal blitz “Gentlemen 2” ha depositato una attività integrativa di indagine facendo confluire nel procedimento alcune intercettazioni relative alle inchieste “Athena” e “Reset ”. L’inchiesta Gentlemen 2 è stata chiusa lo scorso 25 novembre. Secondo le indagini, tra gli indagati figurano appartenenti a due distinti gruppi criminali, uno composto da 12 membri e l’altro da 8. Nel blitz sono finite figure di spicco dei clan Abbruzzese e Forastefano. Tuttavia, nel corso della udienza preliminare, dello scorso 23 aprile, davanti alla giudice Fabiana Giacchetti non sono comparsi due degli indagati, si tratta dei latitanti Fisnik Smajlaj, 50 anni di nazionalità albanese (evaso) e Nikolaos Liarakos, di nazionalità greca, 47 anni di Cassano allo Ionio, ancora oggi irreperibile. (f.benincasa@corrierecal.it)
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