ROMA «Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, citando le parole di Aldo Moro pronunciate nel 1975 durante la celebrazione della festa della liberazione a Civitella Val di Chiana. «Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti», ha detto Mattarella. «Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi» nazifasciste «e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro».
«Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista – ha aggiunto, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: “Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…”».
«All’infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia, seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni», ha concluso Mattarella.
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