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Reggio Calabria, ricorso al Tar di Ance contro il vincolo paesaggistico della Sapab

Provvedimento firmato anche da Confindustria, Unione Artigiani-Confartigianato, Uppi e Federproprietà

Pubblicato il: 25/04/2024 – 10:27
Reggio Calabria, ricorso al Tar di Ance contro il vincolo paesaggistico della Sapab

REGGIO CALABRIA Ance, Confindustria, Unione Artigiani-Confartigianato, Uppi e Federproprietà dell’area metropolitana di Reggio Calabria hanno depositato oggi il ricorso legale presso il Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria avverso la proposta di vincolo paesaggistico dell’ambito urbano consolidato denominato “Piano De Nava”, sito nel territorio del Comune di Reggio Calabria promossa dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio (Sapab) per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia in data 27 febbraio 2024.
La decisione del ricorso al Tar Calabria è stata operata dalle associazioni di rappresentanza dopo una approfondita analisi e nella considerazione di una proposta di vincolo apparentemente viziata da diversi aspetti di dubbia legittimità oltreché nel merito, con precipuo riferimento alla situazione di degrado diffuso dell’area oggetto della maggiore perimetrazione operata dalla Soprintendenza attraverso la proposta di vincolo.
«L’analisi della proposta della Soprintendenza non poteva lasciare inerti i principali rappresentanti dei soggetti portatori di interessi collettivi e diffusi di riferimento, in quanto piccoli proprietari immobiliari, artigiani, operatori del settore edile ed industriale, ai sensi della propria regolamentazione e della più ampia normativa di riferimento; pur nella discrezionalità riconosciuta alla Soprintendenza, dichiara il presidente di Ance Reggio Calabria, architetto Michele Laganà, la scelta di vincolare un ambito urbano vasto, anche più ampio del “centro storico”, comprensivo di aree prive di pregio estetico notevole, ha destato dubbi e perplessità da valutare sotto il profilo della ragionevolezza e della proporzionalità dell’azione amministrativa ai fini del giusto bilanciamento degli interessi pubblici e privati in gioco, come anche sottolineato dalla giurisprudenza, in particolare della Corte Costituzionale. E ciò anche in considerazione dei notevoli “sacrifici” che vengono imposti agli immobili mediante la previsione di prescrizioni d’uso molto limitanti; la proposta, infatti, imponendo immediatamente una misura di salvaguardia, graverà oltremodo sulla già debole economia della città di Reggio Calabria, con gravi ricadute sull’operato delle Imprese Edili, oltre che sui Professionisti e sui risparmi dei singoli proprietari immobiliari, in quanto si vedranno notevolmente danneggiati dopo aver investito i loro sacrifici, così vanificati, con un decremento del valore immobiliare, oggi vincolato. La perimetrazione dell’area soggetta a vincolo, inoltre, prosegue Michele Laganà, risulta più ampia della zona A sia del vecchio PRG, sia del recente PSC, approvato alla fine dello scorso anno – con anche il parere favorevole della stessa Soprintendenza – in quanto è comprensiva anche di ambiti urbani di formazione relativamente recenti (Rione Santa Caterina e tessuto attorno al Viale Galileo Galilei), fra cui anche la zona portuale, ovvero riguardanti ambiti caratterizzati oltretutto da degrado diffuso, in cui il valore estetico e l’esigenza di conservazione non si rinverrebbero, mentre emergerebbe con forza la necessità di riqualificare e rigenerare il patrimonio edilizio».
La motivazione a supporto della proposta della Soprintendenza «desta ulteriori perplessità, in quanto la Soprintendenza sembra volersi sostituire al Comune, unico titolare della pianificazione urbanistica e della gestione del territorio, sulla base di una paventata e indimostrata inadeguatezza della disciplina locale sull’urbanistica e l’edilizia».
La Soprintendenza, nonostante siano intervenuti senza soluzione di continuità, rilevanti provvedimenti di pianificazione territoriale e paesaggistica sostiene, diversamente, che «le risorse individuate sono oggi poste a rischio a causa di recenti rapide dinamiche di trasformazione del contesto urbano, di diversa natura ed entità a cui l’inadeguatezza degli apparati normativi vigenti non riesce a porre freno» e pur tuttavia senza che tali affermazioni siano suffragate da riferimenti oggettivi, puntuali e di dettaglio (come diversamente previsto dal D. Lgs. 42/04 e s.m. e i.).
«Tale asserzione, dichiara il presidente di ANCE Reggio Calabria, Michele Laganà, non apparendo suffragata da elementi oggettivi inconfutabili, rappresenta anche una denuncia verso la Pubblica Amministrazione deputata al controllo del territorio ed al rispetto delle norme che, in ossequio all’articolo 4 della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 ed alla normativa costituzionale e statale (con particolare riferimento al combinato disposto degli articoli 13, comma 1, e 42, comma 2, del d.lgs. 267/2000), è individuata nella Città di Reggio Calabria quale Ente Competente, titolare dei poteri di gestione della medesima strumentazione urbanistica vigente a scala comunale, e titolare dell’esercizio delle funzioni relative al governo del territorio, esponendo, inoltre, anche la categoria degli Imprenditori Edili e Costruttori oltre che dei professionisti (Architetti, Ingegneri, Geometri, Agronomi, Periti, ecc.) ad una anche non velata inadeguatezza a progettare e a costruire. Gli elementi dello studio posto a base dell’azione della Soprintendenza, non aggiungono nulla agli studi condotti anche dai progettisti del Piano Strutturale Comunale (PSC) approvato a dicembre 2023, studi che hanno portato alla pianificazione del territorio comunale e che la stessa Soprintendenza ha valutato, esprimendo parere favorevole, così come sono stati approvati dal Settore Pianificazione e Valorizzazione del Territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Nella proposta di vincolo si rinvengono prescrizioni d’uso degli immobili che appaiono delle vere e proprie prescrizioni urbanistiche che peraltro annullano di fatto quelle contenute nel Regolamento Edilizio ed Urbanistico approvato nel PSC, conducendo peraltro a dubbi in termini di “eccesso di potere” nell’azione della Soprintendenza. Inoltre, si sarebbe dovuto tenere in maggiore considerazione l’interesse non solo dei privati titolari degli immobili all’interno della perimetrazione ma in generale l’interesse allo sviluppo della città. Nella presente fattispecie, infatti, si sta vincolando un intero “ecosistema urbano”, a carattere vitale, che deve essere supportato nella trasformazione su sé stesso e nell’adeguamento ai più moderni standard tecnologici e ambientali anche per garantire l’innovazione, la valorizzazione e l’adeguamento ai più moderni standard energetici, sismici e ambientali del patrimonio esistente ai sensi della normativa in materia di rigenerazione urbana».

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