TARSIA Aprile 2015, il leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli annuncia la realizzazione del cimitero dei migranti a Tarsia, in provincia di Cosenza. L’area individuata per ospitare il luogo di riposo era stata scelta – secondo quanto rese noto Corbelli – di comune accordo con l’allora presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Sono trascorsi quasi dieci anni e quel progetto, finalmente, potrebbe riprendere vigore. E’ lo stesso Corbelli a parlarne in occasione della giornata della Liberazione celebrata all’ex campo concentramento di Ferramonti di Tarsia. «Si è in attesa del decreto di finanziamento che firmerà, a breve, il presidente della Regione Roberto Occhiuto, per il completamento del Cimitero internazionale dei Migranti, la più grande opera umanitaria legata alla tragedia dell’immigrazione che sorge significativamente proprio a breve distanza dall’ex campo di Internamento, un luogo scelto non a caso per il suo forte valore simbolico», dice il leader del Movimento Diritti civili.
«Sono ininterrottamente impegnato da 11 anni, dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, per la realizzazione dell’opera», sostiene Corbelli. Che nel nel 2016, aveva ringraziato dell’interessamento anche l’ex premier Matteo Renzi, salvo poi ricordare i dettagli di quell’accordo stipulato con l’allora governatore della Calabria Mario Oliverio. Oggi, il nuovo iter e si spera anche l’ultima (ri)partenza. «Siamo riusciti a far partire i lavori, che si sono poi, dopo un anno, fermati, per l’esaurimento del primo finanziamento regionale, l’arrivo della pandemia e una serie di altri ostacoli burocratici». Quella di veder sorgere il cimitero, su una collina della pace di circa 20mila metri quadrati, immersa tra gli ulivi secolari (che resteranno intatti), di fronte al Lago di Tarsia e al vecchio camposanto comunale, in parte ebraico, a pochi passi da Ferramonti. Il cimitero darà dignità alla morte di tutti quei profughi che perdono la vita nei tragici naufragi e vengono seppelliti, senza nome, in tanti piccoli sperduti cimiteri, quasi tutti calabresi e siciliani, che offuscano la memoria e ogni riferimento per i familiari lontani. «Il cimitero dei migranti di Tarsia – conclude Corbelli – cancellerà questa disumanità. Sarà intitolato al piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano morto, sulla costa davanti la Turchia, insieme alla giovane mamma Rehana e al fratellino Galip, e diventato purtroppo il simbolo dell’immane tragedia dell’immigrazione». All’inaugurazione, «saranno a Tarsia, la zia paterna (che vive in Canada e con la quale sono in contatto da alcuni anni) e il papà di Alan, rimasto in Siria». Non ci resta che attendere. (f.b.)
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