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Imponimento, i Mantella-Anello-Bonavota e il «grosso latitante» ospitato nel villaggio

Nella sua requisitoria, il pm De Bernardo ripercorre al discussa vicenda narrata dai pentiti e che riguarda Facciolo e i fratelli Stillitani

Pubblicato il: 27/04/2024 – 19:17
di Giorgio Curcio
Imponimento, i Mantella-Anello-Bonavota e il «grosso latitante» ospitato nel villaggio

LAMEZIA TERME «C’è la questione del latitante, esempio della convergenza di interessi tra il gruppo criminale e gli Stillitani. Proprio a significare fino a che punto vi era questo rapporto e questa disponibilità, sia Michienzi che Mantella fanno riferimento al fatto che ad un certo, un soggetto che doveva “guardarsi” e cioè un latitante. Mantella e Barbieri dicono chiaramente che si trattava di Giuseppe De Stefano, ma ciò che conta è che si chiedeva ad Antonio Facciolo e agli Stillitani, entrambi coinvolti in questa vicenda, la disponibilità ad ospitare un grosso latitante all’interno del villaggio turistico». Lo ha sottolineato il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, nel corso della requisitoria davanti ai giudici del Tribunale di Vibo Valentia, in aula bunker, sul processo Imponimento contro la cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci.

Morabito e Palamara

«Mantella aggiunge che in quel periodo storico avevano garantito come gruppo Mantella-Anello-Bonavota anche la latitanza di altri personaggi come Morabito e Palamara». Il riferimento del pm è ai rapporti tra gli esponenti dei clan Anello, Fruci e Bonavota e gli imprenditori Stillitani, riaccendendo i riflettori su uno dei temi più discussi dell’inchiesta della Distrettuale antimafia, oggetto di dichiarazioni di pentiti, ma anche di contestazioni. Come spiegato da De Bernardo «in realtà poi, e questo purtroppo non lo abbiamo contestato a precisazione, nell’interrogatorio reso dopo l’avviso di conclusione indagini lui fa anche un riconoscimento fotografico e riconosce De Stefano come soggetto che lui aveva visto nel villaggio». «Il collaboratore di giustizia Michienzi dice che questa cosa era stata già stabilita, cioè che ci fosse l’okay a livello Anello-Bonavota, che poi è Fortuna Francesco che entra nel villaggio a chiedere a Michienzi di organizzare questo incontro» spiega il pm nella requisitoria, sottolineando come Michienzi abbia ricordato che «“la richiesta veniva dal mio gruppo, senza precisamente da Bonavota”, con gli stessi protagonisti che fondono i due gruppi Anello e Bonavota, ne parlano come un gruppo unico, “precisamente da Bonavota al dottore Stillitani, di nascondere il latitante Rocco Morabito”, tra l’altro con l’accenno che fa Mantella ci rendiamo conto che il riferimento a Rocco Morabito non è casuale, il gruppo aveva nascosto e aveva favorito la latitanza anche di Rocco Morabito in quello stesso arco temporale».


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Peppe De Stefano

«Mantella invece parlando ci dice “Io non ricordo nemmeno il nome dei villaggi, so che lavorava all’interno dei villaggi degli Stillitani” e ancora “so che vi lavorava dove era latitante Peppe De Stefano in uno dei due villaggi o tre, quanti ne hanno gli Stillitani, ma io ricordo l’ultimo villaggio, quello più lussuoso, credo che si chiami Garden Resort”, tanto è che sia lui che poi Barbieri, ovviamente, a volte fanno confusione», sottolinea il pm che richiama ancora le dichiarazioni di Mantella: «Poi dice “I titolari, io faccio riferimento sempre in particolare a Francesco Antonio Stillitani ‘u sindaco, era chiamato così nell’ambiente della ‘ndrangheta, quindi Facciolo posta l’okay e lo accompagna Francesco Fortuna nel vicino residence, il Roseto, che i Bonavota avevano di proprietà, ovviamente prettamente sotto l’intestazione fittizia di diverse persone, Peppe De Stefano con una Yaris grigia, che era in compagnia della moglie, insomma, non conosco il certificato di matrimonio, comunque si vociferava”». «Lì è ospitato, vi dimorava sotto copertura e sotto ospitalità di Stillitani, insomma, lì vigilava, sotto falso nome, un ragazzo che si chiama Galati, un ragazzetto, lo stesso Fruci, però non tutti conoscevano la reale identità del Peppe De Stefano. Poi Michienzi dirà che nell’occasione di quell’incontro Stillitani, in quel caso Emanuele, aveva detto una sola settimana e non di più, in realtà poi rimarrà meno di una settimana, dal racconto dei collaboratori, per sua scelta».

I pizzini

Nel corso della requisitoria, spiega ancora il pm De Bernardo: «Facciolo riceve questo input e si riserva di parlare con ‘u sindaco Stillitani, in una prima fase Facciolo è proprio l’interfaccia insieme a Mallamace degli Anello-Bonavota, in particolar modo di Bonavota, con la proprietà dei villaggi». E ancora: «Poi Mantella riferirà che addirittura venivano mandati dei messaggi con dei pizzini nel breve periodo in cui il latitante era nel villaggio, spiega come Facciolo si sarebbe dovuto interessare per fare intestare questa stanza a un soggetto con nome falso, insomma, che è stato indicato nei registri». (g.curcio@corrierecal.it)

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