È stato un turno nel complesso favorevole per le due calabresi di B. Il Cosenza ha vinto ancora con un poker rifilato al Bari che profuma di salvezza, il Catanzaro, nonostante le tante defezioni, ha pareggiato a Pisa dimostrando ancora una volta di essere sul pezzo in vista dei playoff.
Così come accade per Gennaro Tutino da una decina di mesi a questa parte, si potrebbe iniziare a dire lo stesso di William Viali: l’ambiente cosentino lo rianima e lo rende un uomo migliore. Più di altre realtà. L’allenatore di Vaprio d’Adda questa cosa semplice semplice c’ha messo un po’ a capirla e, parole sue del marzo scorso, quella magia cercata invano ad Ascoli dopo il miracoloso playout di Brescia, aveva rischiato di perderla per sempre. L’ha ritrovata un po’ per caso e un po’ perché qualcuno nelle stanze dei bottoni ha compreso, più o meno, che bisognava concludere un discorso interrotto a metà. Un discorso che aveva ancora altro da raccontare. E di cose da raccontare Viali a Cosenza sembra averne ancora tante. In genere, quando arrivano i risultati si fa presto a salire sul carro dei vincitori e a elogiare chi non si riteneva all’altezza del compito. Quindi oggi è normale e anche giusto – perché no? – che tutti abbiano voglia di portare alle stelle il tecnico lombardo che proprio come un anno fa, ma con molto meno tempo a disposizione, è partito male per poi riportare nell’ambiente bruzio l’entusiasmo che mancava. È giusto perché i Lupi, dopo la roboante vittoria contro il Bari, che viene dopo quella eclatante di Reggio Emilia, sono a pochi metri dall’ennesimo sospirone di sollievo della loro storia recente. La capacità principale di Viali, al di là della tattica e delle scelte fatte in campo, è stata quella di fornire stimoli, parole nuove e motivazioni a una squadra (e di conseguenza alla tifoseria) che sembrava irrimediabilmente smarrita e spaventata anche al solo pensiero di dover scendere in campo. Persino chi chiedeva, dopo il ko contro il solito Brescia, il ritorno di Caserta, è rimasto sorpreso di fronte alle resurrezioni di elementi che proprio con Caserta sul ponte di comando avrebbero dovuto sentirsi a loro agio. Parliamo soprattutto di Giacomo Calò e Francesco Forte, letteralmente reinventati e rinati dalla nuova cura.
Ed ora? Innanzitutto bisognerà chiudere al meglio (e in fretta) la stagione, per poi pensare al prossimo torneo. Che, con qualche uomo in più di qualità e la riconferma (impossibile?) di Tutino, stavolta potrebbe avvicinare non solo a parole la zona playoff. Ma, considerato chi gestisce l’intero baraccone, è consigliabile rimanere coi piedi ben saldi a terra.
Crema: il sedicesimo centro stagionale di Tutino (che fa? Resta nella “sua” Cosenza per provare a portarla in alto o vuole giocarsi una chance in A?), i due assist di D’Orazio dopo il gol di Reggio Emilia (e pensare che fino a venti giorni fa Frabotta sembrava insostituibile), le serpentine di un sempre ispirato Marras, il lavoro sporco di Mazzocchi, la testa finalmente svuotata di Forte. Sono soprattutto loro i protagonisti della rinascita rossoblù. Loro insieme a chi questa settimana si merita la palma del migliore. Stiamo parlando di Giacomo Calò, e non solo per la punizione alla Pirlo (primo gol in rossoblù) con cui ha mandato al tappeto il Bari nel momento più difficile della partita. Il regista triestino da un mese scarso a questa parte sembra finalmente tornato ai suoi antichi splendori. L’esultanza rabbiosa e in lacrime sotto la curva Nord dimostra quanto si senta legato a una piazza che in passato non gli ha risparmiato critiche. E quel coro (“come calcia Calò”) almeno per un giorno è stato capace di cancellare tutto, persino quel gennaio in cui il suo nome era stato messo un po’ a sorpresa nella lista dei partenti.
Amarezza: otto gol in due partite, otto punti in quattro, manovre spettacolari, vittorie, coraggio, capacità di soffrire e uscire fuori dalla situazione più complesse. La domanda che in molti si saranno posti da sabato scorso ad oggi è la seguente: qual è il vero Cosenza? Quello ammirato nelle ultime due partite o la versione precedente? Forse entrambe le cose e nessuna. Oppure, semplicemente, causa cambio di panchina arrivato fuori tempo massimo, non lo sapremo mai. (Francesco Veltri)
Pari giusto che vale la matematica certezza di disputare i play-off. Il Catanzaro torna da Pisa con un importante risultato ma con un pizzico di rammarico. Avanti di due gol, grazie al primo gol stagionale di Pontisso e al terzo di Ambrosino, le aquile si lasciano rimontare dalla squadra di Aquilani e sono costrette ad accontentarsi di un punto. Punto che, come detto, vale i play-off (sui quali non c’erano grandi dubbi) ma che non consente di approfittare a piene mani del nuovo passo falso della Cremonese nello scontro diretto in casa del Venezia. La squadra di Stroppa resta ferma a quota 60 punti, stabilmente in quarta posizione, con Catanzaro distante 3 lunghezze a tre giornate dalla fine della stagione regolare.
Tornando ai 90 minuti dell’Arena Garibaldi, va sottolineato il cinismo dei giallorossi capaci di infilare il Pisa alle prime occasioni utili. Due tiri in porta=due gol, diranno alla fine le statistiche, mentre le occasioni fallite dai nerazzurri di casa saranno molte di più. Catanzaro che ha sofferto troppo? Forse sì. Ma va tenuto in debita considerazione lo stato di emergenza con il quale la squadra di Vivarini si è approcciata alla gara. Iemmello febbricitante rimasto in panchina e impiegato solo nella ripresa, Ghion e D’Andrea ormai ai box (per loro stagione finita) e i problemi fisici accusati anche da Miranda e Stoppa che hanno tolto a Vivarini valide alternative in panchina. Non è stato il miglior Catanzaro visto in stagione, questo è certo, ma in campo ci sono anche gli avversari e le motivazioni e la fame della squadra di Aquilani, oltre all’intensità del pressing sui portatori di palla giallorossi e all’aggressività con cui i padroni di casa sono andati a recuperare palla anche in area avversaria, vanno sicuramente elogiati.
I play-off sono una certezza, il quinto posto è ben saldo (il Palermo segue a 5 lunghezze) e il quarto resta lì ad un tiro di schioppo…
Crema: il ritorno al gol di Ambrosino è senza dubbio l’aspetto più positivo. Il 2003 di proprietà del Napoli torna a gonfiare la rete dopo oltre 4 mesi (non segnava dal 2-3 casalingo contro il Brescia datato 23 dicembre 2023) e punisce ancora il Pisa che aveva già punito al Ceravolo lo scorso 9 dicembre. Si tratta, quindi, solo del terzo gol in stagione per il giovane attaccante della Nazionale Under21 sul quale il Catanzaro punta molto. Vivarini ne apprezza caratteristiche tecniche e spirito di sacrificio e lo sta preferendo con regolarità ad uno come Tommaso Biasci già in doppia cifra (10 gol) alla sua prima vera esperienza in serie B. Aver ritrovato Ambrosino anche nel gol, aspetto che cominciava a pesargli e non poco, potrà essere l’arma in più per il Catanzaro nei prossimi play-off da affrontare con una leggerezza d’animo con cui mai la squadra giallorossa si è approcciata agli spareggi promozione.
Amarezza: se il pari regala matematicamente i play-off al Catanzaro, la rimonta subita dallo 0-2 al 2-2 non può esser digerita facilmente. Al gol dello 0-2 di Ambrosino, al 63’, i giochi sembrano fatti per Brighenti e compagni. Poi la solita amnesia difensiva (che con Antonini ormai sembravano sparite) regala a Moreo la possibilità di insaccare indisturbato il pallone dell’1-2 e la sfortunata deviazione di Pompetti fa il resto sulla conclusione da fuori dell’ex Marin. Rimonta giusta, va detto. Il Pisa non avrebbe meritato di perdere considerata la mole di occasioni create e gli interventi salva risultato di Fulignati. Le motivazioni hanno fatto la differenza? Il Pisa ne aveva di più? Poche alternative per Vivarini in panchina? Aspetti sui quali ragionare in vista del post-season. (Stefania Scarfò)
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