COSENZA L’Azienda Ospedaliera di Cosenza è stata condannata ad un risarcimento di svariate centinaia di migliaia di euro concesso dal Tribunale di Cosenza ai genitori, ai nonni ed allo zio di una piccola deceduta nel luglio del 2018 nell’Ospedale di Cosenza a causa di accertata infezione ospedaliera da staffilococco aureo contratta a seguito di posizionamento di catetere venoso risultato completamente contaminato da batterio nosocomiale. La piccola paziente era stata accolta in culla termica all’Ospedale di Cosenza solo per difficoltà respiratorie, poi è sopraggiunto il decesso «a causa della grave infezione nosocomiale contratta inconsapevolmente e trasmessa dal presidio plastico infetto posizionato per aiutarla a sopravvivere».
Il Tribunale di Cosenza ha accolto le tesi della famiglia della bimba, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica. Una perizia disposta dall’Autorità Giudiziaria ha segnalato «…un quadro iniziale di difficoltà respiratoria che veniva aggravato da una infezione nosocomiale perinatale con shock settico. L’infezione perinatale, stante gli esiti dell’esame colturale su catetere venoso centrale, positivo per Staphylococcus aureus era veicolata ragionevolmente, ad avviso dei CTU, proprio dal catetere contaminato, mentre non era possibile stabilire come il catetere si fosse infettato…». Per il Tribunale «...Al fine di esonerare da responsabilità l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dovrebbe aversi riscontro del fatto che l’infezione sia stata contratta dalla neonata presso l’Ospedale di Castrovillari in occasione del parto, ma alcuno degli elementi disponibili è in grado di suffragare tale tesi, non essendovi segni di uno stato infettivo all’atto dell’ingresso della piccola presso l’Ospedale di Cosenza (la diagnosi di ingresso, infatti, era difficoltà respiratoria e la temperatura era di 36°C alla rilevazione cutanea e rettale)…». (f.b.)
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