PAOLA Chiuse le indagini, questa mattina si è tenuta la prima udienza preliminare per gli indagati coinvolti nell’operazione denominata “Affari di Famiglia” coordinata dalla Dda di Catanzaro nel mese di maggio (leggi la notizia). Nell’occasione erano state eseguite 37 misure cautelari, ad essere colpiti i clan Tundis e Calabria e due gruppi “satelliti”: tra i reati contestati: l’associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, armi e droga. Ora gli indagati sono 51: tra loro anche Roberto Porcaro, accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.(QUI TUTTI I NOMI). Nell’aula bunker di Catanzaro, la gup ha accolto le richieste di rito abbreviato avanzate dai legali di alcuni indagati e rinviato al mese di luglio per la discussione del pm e delle parti civili. Intorno alle 15 è stato letto il dispositivo riguardante la decisione del giudice che ha rinviato a giudizio tutti gli indagati che hanno optato per il rito ordinario. Per Mattia Garibaldi è stata concessa la messa alla prova.
Gianluca Ambrosi
Massimiliano Biscardi
Dalvio Bruno
Francesco Alessandro Bruno
Paolo Carbone
Salvatore Caruso
Paolo D’Amato
Francesco De Rose
Giovanni Fiore
Giovanni Garofalo
Michele Iannelli
Francesco Lenti
Giovanni Lenti
Silvestro Lenti
Mario Maiolo
Marco Manfredi
Emilio Mantuano
Vincenzo Nesci
Francesco Oro
Albino Sammarco
Alessio Samà
Claudio Santoro
Andrea Santoro
Alessandro Serpa
Francesco Serpa
Giovanni Tenuta
Francesco Trotta
Michele Tundis
Luca Vommaro Marincola
Andrea Alò
Gianluca Arlia
Luciano Bruno
Fabio Calabria
Giuseppe Calabria
Pietro Calabria
Raffaele Conforti
Eugenio Filippo
Giuseppe La Rosa
Eugenio Logatto
Luca Mandarino
Gabriele Molinaro
Roberto Porcaro
Vincenzo Senatore
Andrea Tundis
Emanuele Tundis
Federica Tundis
Giovanni Vattimo
Pamela Villecco
Cristian Vommaro
Davide Vommaro
Alcune presunte omissioni sono finite nell’avviso di chiusura indagini. E’ il caso di un nuovo soggetto finito nella rete degli investigatori che avrebbe reso un verbale di interrogatorio incompleto o comunque “macchiato” dall’assenza di elementi utili alle indagini. L’indagato avrebbe contribuito «ad eludere le investigazioni dell’autorità, omettendo di riferire ai Carabinieri di Paola, nel corso del verbale di sommarie informazioni che gli autori dell’atto intimidatorio al villaggio Bahjia di Paola erano un soggetto con le braccia tatuate» ritenuto vicino al clan Tundis mentre «un altro individuo di sesso maschile vicino alla famiglia Calabria». L’episodio appena citato non è l’unico che ha catturato l’attenzione di chi indaga. In un’altra occasione, un altro indagato «aiutava i responsabili del fatto a eludere le investigazioni dell’autorità, omettendo di riferire ai Carabinieri di Paola, nel corso del verbale di sommarie informazioni di aver ricevuto una richiesta estorsiva da parte di Andrea Tundis». Secondo l’accusa, «consapevole della caratura mafiosa dei sospettati, attraverso l’omertà, agevolava l’attività del sodalizio mafioso, aiutandolo a sottrarsi alle indagini e ad accrescere la sua aura di impunità e conseguentemente la forza di intimidazione».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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