Una condanna a 12 anni è stata chiesta dalla pm della Distrettuale antimafia di Milano, Silvia Bonardi, nei confronti di Ernesto Barone, 54 anni, originario di Vibo Valentia ma residente a Legnano, accusato di far parte di un sodalizio criminale che avrebbe pilotato fallimenti per spolpare le aziende mettendole in ginocchio, drenando i soldi anche a favore delle famiglie degli affiliati di ‘ndrangheta da mantenere. L’uomo, inoltre, è accusato di far parte del locale di ‘ndrangheta di Lonate-Legnano.
Così come riporta Malpensa24, la richiesta di condanna è arrivata al termine della lunga requisitoria del Pm davanti al collegio del tribunale di Busto Arsizio presieduto da Rossella Ferrazzi. Figura cerniera della presunta associazione a delinquere, tra fatture false e numerosi casi di bancarotta, era, per l’accusa, proprio Barone. «Che non ha mai svolto alcuna attività imprenditoriale, condivideva con Maurizio Ponzoni (indagato con Barone e altre quattro persone nella medesima inchiesta) non delle decisioni societarie ma delle scelte delinquenziali». Secondo l’accusa i sodali avrebbero rilevato una dopo l’altra piccole imprese svuotandole e aprendo, in pochi mesi, un buco da 10 milioni di euro.
Soldi che non venivano investiti nelle aziende, questo sostiene la Dda, ma servivano anche per i “cestini” da destinare alle famiglie del territorio collegate all’ndrangheta. Il riferimento del pubblico ministero è andato, oggi, alla locale Legnano-Lonate Pozzolo, guidata dal boss Vincenzo Rispoli, da oltre 20 anni protagonista di maxi inchieste sul territorio.
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