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Cambiano i governi ma non le cattive abitudini

Dalla tranquilla routine dei voltagabbana, alle solite e insopportabili dimenticanze sino ai picciotti del postmoderno sui social

Pubblicato il: 04/05/2024 – 7:00
di Paride Leporace
Cambiano i governi ma non le cattive abitudini

«Giuseppe Strangio, chi era costui?», ruminavo leggendo le notizie come il don Abbondio manzoniano nel ricordare chi è questo politico passato da sinistra a Forza Italia nella recente campagna acquisti di Ciccio Cannizzaro che ha condotto ben 200 amministratori sotto le insegne berlusconiane e che a Reggio Calabria, occupano molto le chiacchiere della politica nei caffè reggini.
Strangio è stato il capo di gabinetto di Peppe Bova da presidente del Consiglio regionale, elemento chiave del suo curriculum, oltre che avvocato del politico di sinistra. Impegnato nella militanza, è stato anche il segretario provinciale del Pd di Reggio Calabria, tre lustri addietro. Ha detto l’interessato a Libero, suo nuovo giornale di riferimento, che «Forza Italia oggi rappresenta l’unico soggetto politico nel quale possono trovare piena agibilità democratica idee laiche, liberali che ispirano il mio impegno».
Il salto carpiato è ardito e impegna i politologi per la scelta del docente universitario e avvocato con riconosciute capacità relazionali. La risposta del Pd reggino al salto del fosso ci è sembrata un’arrampicata di specchi. Secondo i dirigenti il loro compagno negli ultimi tre lustri ha variamente ondeggiato, anche se sono costretti ad ammette che il buon Strangio nel 2022 era un loro tesserato e nonostante questo: «Non riteniamo, dunque, questa sua decisione un fatto politico, come si tenta di farlo passare, strumentalmente, ma una mera scelta personale dovuta a valutazioni slegate dalla vita democratica all’interno del partito, a cui Strangio, del resto, non partecipava». Sarà, che un tempo si sosteneva che il personale è politico, ma la spiegazione, senza voler essere strumentali, onestamente non convince.

Giuseppe Strangio e Francesco Cannizzaro

Si sente odore di relazioni corte reggine, l’avvocato Strangio è esponente di rango di quei club service dalla stretta di mano e che nelle riunioni valutano bene dove collocarsi sulla cresta dell’onda. Strangio convertito sulla via di Cannizzaro dovrà impegnarsi a ripulire Internet dalle sue vecchie concezioni come quella del 2009 quando dichiarava solennemente a Villa San Giovanni alla riunione del suo ex partito: «Berlusconi ha trasformato il Ponte in uno spot vuoto e falso. Non c’è uno straccio di progetto e non ci sono le risorse necessarie neppure per avviare l’opera. La prima pietra del Ponte? E’ un grande inganno, un’operazione di marketing politico ai danni del Sud e delle prospettive di rilancio di un territorio mortificato e derubato delle Governo delle destre». Ora che il progetto è diventato di Salvini da bravo avvocato potrà spiegare all’opinione pubblica il suo nuovo pensiero. Strangio non è un caso isolato, anzi a sentire i rumori reggini di figli di politici di sinistra che trovano accoglienza nelle strutture del Consiglio regionale e di scontenti di Falcomatà pronti a correre sotto le nuove insegne azzurre sono grandi le file dei trasformisti. Sono fenomeni che corrono lungo tutto l’arco politico in questo tempo della politica personale. Non meravigliamoci poi se la metà del corpo elettorale si astiene. Rifletta il Pd attuale come selezionare la nuova classe dirigente. Il dilagante trasformismo spiega alcune recenti dichiarazioni del professor Massimo Cacciari che ha confessato al Corriere della Sera: «Tre quarti di voto del Pd è come il mio, di inerzia, ho sempre votato da quella parte. Cosa dovevo fare? E un voto di assuefazione che costituisce lo zoccolo duro del partito».

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porto-gioia-tauro
Porto di Gioia Tauro

Un tema elettorale da affrontare è quello del Porto di Gioia Tauro. C’è una buona notizia. E’ stata completata la banchina ovest è sarà inaugurata il prossimo 7 maggio. Ne ha dato notizia il competente professor Francesco Russo docente su Zoom24 che ci spiega che in Calabria si sviluppa la cantieristica e non più solo lo sbarco. Il professore invita a discutere, a riflettere, ad approfondire. Ci sembra giusto. Non dimenticando che su Gioia Tauro aleggia la questione di Suez e della transizione ecologica finite nel dimenticatoio e che saranno affrontate nell’Europa per cui si vota.

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Foto “L’Avvenire”

Altra dimenticanza generale. Solita e insopportabile. A cinque anni dell’abbattimento della baraccopoli di San Ferdinando è sorta la solita jungla in cui vivono i migranti occupati come braccianti nella zona. Lo racconta molto bene Antonio Maria Mira in un pregevole reportage su Avvenire.
Persino l’acqua è sottoposta al racket. Mancano solo le bombe, altrimenti sembrerebbe una corrispondenza da Gaza. Grazie a Mira di aver di nuovo mostrato questa indegna vicenda. Un vergogniamoci tutti ci sta tutto.

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Geneviève Makaping

L’antropologa e già direttrice di quotidiani in Calabria, la camerunense Geneviève Makaping, ha dichiarato che vuole essere chiamata “negra” perché “viene dal latino, solo il vostro razzismo vi fa pensare che sia offensivo”. Anche questa è cancel culture.

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Nell’epoca social accade che un signore cinquantenne di Gioia Tauro ritenga opportuno mostrare le sue qualità di tiro in un poligono postando le sue foto su Facebook. I carabinieri che non lasciano mai nulla di intentato hanno verificato che il tiratore scelto era privo di porto d’armi. Le perquisizioni nelle sue dimore hanno rivenuto tre pistole, proiettili e cartucce, 110 mila euro in contanti. L’uomo è stato arrestato. Anche i picciotti del postmoderno ci tengono ad apparire come fossero attrici in cerca d’ingaggio.

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