CROTONE Depositata una diffida legale contro il ministero dell’Ambiente e tutti i soggetti che hanno responsabilità per il mancato avvio delle attività di bonifica dell’area industriale di Crotone. Questa mattina, il segretario provinciale del Partito democratico, Leo Barberio, insieme al segretario cittadino di Italia viva Mario Galea, e al presidente dell’Arci di Crotone, Filippo Sestito, hanno “intrapreso una diffida legale”, depositata dall’avvocato Francesco Pitaro, del foro di Catanzaro. La diffida è rivolta soprattutto al ministero dell’Ambiente al quale viene chiesto di «affrontare la grave questione dello smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalla bonifica dell’area industriale di Crotone». In sostanza viene chiesto il rispetto di quanto sottoscritto, proprio presso il ministero dell’Ambiente, il 24 ottobre del 2019 a conclusione della Conferenza dei servizi decisoria. La diffida si sarebbe resa necessaria in quanto “nonostante gli impegni presi e le disposizioni normative in vigore, vi è stata una sostanziale inerzia nel trattare questi rifiuti da parte di Eni, che rappresentano una minaccia diretta per la salute dei cittadini e l’integrità dell’ambiente”. In una nota diffusa oggi si legge: “Nonostante l’adozione del Paur (provvedimento autorizzatorio unico regionale) e il Piano operativo di bonifica (POB fase 2), vi è stata una totale mancanza di azione concreta per rimuovere i rifiuti da parte di Eni che, pur avendo assunto l’obbligo di smaltire i rifiuti fuori dalla regione Calabria, non ha ancora iniziato lo smaltimento chiedendo una nuova conferenza dei servizi, iniziata lo scorso 3 marzo e che si dovrebbe pronunciare il prossimo 17 giugno, dove avanzare la proposta di smaltimento delle scorie sul territorio Calabrese”.
«Abbiamo deciso di diffidare il ministero, Eni e le autorità competenti – si legge nella nota – a procedere con urgenza allo smaltimento dei rifiuti richiedendo che tutti gli enti coinvolti adottino misure immediate per garantire che gli obblighi precedentemente assunti siano rispettati». La diffida dovrebbe essere seguita da una querela nei confronti soprattutto di Eni per la mancata bonifica.
Tutto è, infatti, fermo perché si è in attesa di ottenere il risultato di smaltire nella discarica di Columbra, di proprietà del gruppo Vrenna, i veleni custoditi nella discarica fronte mare, dove l’Eni ha stipato circa un milione di tonnellate di rifiuti di ogni genere. La discarica fronte mare deve essere smantellata e i veleni avrebbero dovuto essere trasportati fuori dal territorio calabrese così come prevede il Paur e come è stato sancito nella Conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre 2019. La bonifica dell’area industriale potrebbe non rientrare nella medesima operazione. Le attività nell’area industriale potevano e dovevano essere comunque avviate. Il ritardo nelle procedure di bonifica dei terreni inquinati dalla presenza ingente di metalli pesanti, infatti, non si comprende. L’attività di bonifica era ed è indispensabile farla partire per evitare ai metalli pesanti di continuare a inquinare le falde acquifere. Si poteva e si doveva procedere al di là della posizione assunta postuma (dopo gli accordi sottoscritti al ministero dell’Ambiente) di spostare il ragionamento esclusivamente sul trasferimento in discarica del milione di tonnellate di veleni presenti nella discarica fronte mare. I tre firmatari della diffida si riservano, quindi, «di procedere con azioni legali a tutela del territorio e della comunità di Crotone. La salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente sono diritti inalienabili e fondamentali, riconosciuti dalla nostra Costituzione. Non possiamo tollerare ulteriori ritardi o inadempienze che mettono a rischio il benessere della nostra comunità e la ricchezza naturale del nostro territorio». Concludendo, i tre scrivono: «Chiediamo la massima attenzione e impegno da parte di tutti gli attori coinvolti per risolvere questa crisi nel rispetto dei diritti dei cittadini di Crotone e per il futuro sostenibile della nostra regione». (redazione@corrierecal.it)
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