Con una giornata di anticipo, verdetti definitivi per le squadre calabresi di B. Il Catanzaro, sconfitto ieri a Terni, affronterà i playoff per la promozione in serie A da quinta classificata, mentre il Cosenza, salvo da una settimana, non parteciperà agli spareggi promozione.
A Cosenza gli slogan “Tutino non si tocca” e “Tutino resta” si candidano di prepotenza a superare per popolarità quel “Franz conza si fosse” che campeggia da oltre un anno sui muri della città (dove Franz, per chi non lo sapesse, è il sindaco, mentre le “fosse” sono le buche che l’assessore social Francesco De Cicco di anno in anno prova a tenere a bada con provvisorie colate di cemento). Tutino, dicevamo, in riva al Crati è l’argomento-ossessione del momento. Ancora di più dopo la doppietta strepitosa realizzata ieri allo Spezia: calcio di punizione e strepitoso tacco al volo alla Mancini, o Zola, o Ibrahimovic, o Quagliarella, o semplicimente alla Tutino. E, a salvezza acquisita dai Lupi con anticipo e pensiero stupendo dei playoff definitivamente abbandonato, al nome dello scugnizzo napoletano non si può non associare quello del patron Eugenio Guarascio. D’altronde, quei due slogan – di cui sopra – che affollano piazze, bar e sogni proibiti dei cosentini, non fanno altro che raccontare due vicende parallele: la prima è un messaggio chiaro al club che, passionalmente parlando, avrebbe l’obbligo di riscattare dal Parma quello che è diventato il Gigi Marulla del nuovo millennio rossoblù. Il secondo messaggio è rivolto invece al diretto interessato che, pur sapendo benissimo cosa gli ha dato e potrebbe dargli Cosenza anche in futuro, dopo una stagione così (19 gol, molti dei quali difficili da vedere in A, e miglior marcatore italiano delle prime due categorie nazionali) a 27 anni compiuti è più che logico che voglia giocarsi una chance nella massima serie. Dunque cosa fare? Il buonsenso consiglierebbe innanzitutto il riscatto del calciatore (se si vuol fare calcio ad alti livelli prima o poi qualche investimento furbo e altruista bisogna pur farlo) per poi allettarlo con una proposta indecente: aumento dello stipendio e costruzione di un organico capace di lottare per il vertice. Ma mentre scriviamo tutto ciò, siamo consapevoli del fatto che persino il fantacalcio, specie a Cosenza, ha dei confini impossibili da superare. La strada, sempre con buche, più possibile da percorrere appare quella del riscatto con immediata cessione a una squadra di serie A al doppio della cifra spesa. Ma dopo oltre un decennio di pallone “differenziato”, Guarascio è pronto a un passo tanto arduo?
Crema: vedere il capitano Tommaso D’Orazio e Gennaro Tutino al termine della sfida contro lo Spezia sventolare la bandiera con sopra disegnato il volto di Gigi Marulla, ha emozionato non poco il pubblico presente in gran numero sugli spalti proprio per ammirare le prodezze dello scugnizzo napoletano che ha raggiunto Marco Negri a quota 19 reti in B con la maglia rossoblù. Questa annata, qualunque sarà il futuro dell’attaccante cosentino d’adozione, resterà impressa nella storia del calcio bruzio. Disperdere anche questo entusiasmo (e ci rivolgiamo alla proprietà) significherebbe non aver compreso nulla della magia che questo sport sa regalare.
Amarezza: non raggiungere i playoff con un Tutino così sa un po’ di peccato mortale o, quantomeno, un Tutino così avrebbe meritato i playoff. Un peccato, soprattutto se si pensa al percorso fatto dai Lupi dal ritorno in panchina di William Viali al posto dell’esonerato (con colpevole ritardo) Fabio Caserta. C’è una frase, passata inosservata, pronunciata proprio dall’allenatore di Vaprio d’Adda prima della partita contro lo Spezia, che dovrebbe far riflettere il patron Guarascio e chi gli gira attorno giustificandone opere e pensieri. La frase è questa: «L’estate scorsa (prima di accettare l’offerta dell’Ascoli, ndr) mi sarebbe piaciuto sapere che avrei avuto a disposizione una squadra con queste qualità». (Francesco Veltri)
Si ferma al Liberati di Terni, dopo 7 risultati utili consecutivi (4 vittorie e 3 pareggi) la serie positiva in trasferta del Catanzaro. L’1-0 contro le Fere di Roberto Breda segna l’interruzione della sequenza di gara che vedeva le aquile sempre a punti lontano dal Ceravolo dopo l’ultimo ko, dato 20 gennaio 2024 (3-0 a Piacenza contro al Feralpisalò).
Una sconfitta assolutamente indolore. Il Catanzaro dice addio alle ultime residue possibilità di agganciare la quarta posizione che varrebbe l’accesso diretto in semifinale play-off, bypassando il primo turno, ma non rischia in alcun modo di perdere la quinta piazza, saldamente nelle mani della squadra di Vivarini (a +7 sul Palermo sesto).
Ha la meglio la fame della formazione umbra, ancora in zona play-out ma adesso con ancora con la possibilità di centrare la salvezza diretta nell’ultimo turno venerdì sera. Hanno la meglio le motivazioni ma anche le condizioni in cui le due squadre si sono approcciate alla gara. Da una parte la Ternana che non poteva permettersi passi falsi e che si giocava una vera e propria finale, dall’altra il Catanzaro, già da tempo sicuro del suo piazzamento play-off, alle prese con acciacchi ed infortuni, oltre che con squalifiche e diffide da gestire. Vivarini ha gestito i suoi. Iemmello e Vandeputte, che non avevano recuperato al meglio dopo la prova contro il Venezia, fuori dopo pochi minuti della ripresa. Al loro posto Donnarumma e Stoppo che necessitano di minutaggio così come per Miranda.
Probabilmente il tecnico giallorosso si aspettava una gara più brillante dei suoi, ma la gestione delle forze in vista degli imminenti spareggi promozione è l’aspetto più importante e lo sarà anche in occasione dell’ultima sfida della stagione regolare, quella in programma venerdì sera contro la Samp. In quella circostanza mancherà per squalifica Petriccione e, con ogni probabilità, Vivarini non rischierà il diffidato Scognamillo, preservando anche qualche altro elemento, arrivato con il fiato corto a questo finale di stagione. Presumibile un ampio turn-over per dare a chi ha giocato di meno il giusto minutaggio.
Crema: l’aspetto più positivo di giornata sta nella consapevolezza di poter affrontare l’ultima gara della stagione regolare, quella contro la Samp al Ceravolo, senza nessun obbligo o assillo. Vivarini potrà continuare a gestire i suoi, puntando al recupero e al raggiungimento della miglior condizione per tutti gli elementi a disposizione. Le batterie delle aquile al Liberati sono parse scariche, anche lo fossero venerdì contro i blucerchiati di Pirlo poco male. L’importante sarà recuperare al meglio per la prima sfida play-off in programma il 18 maggio contro un avversario ancora da definire. È per allora che le energie dovranno essere al massimo.
Amarezza: resta un po’ di amarezza per un quarto posto che dista 4 lunghezze e che con un pizzico di fortuna in più sarebbe stato decisamente alla portata della squadra giallorossa. Un quarto posto che avrebbe consentito a Iemmello e compagni di saltare il turno preliminare e entrare in corsa direttamente dalle semifinali in questi, insperati ad inizio stagione, play-off. L’amarezza maggiore, però, sta nella consapevolezza di doverli affrontare con qualche defezione di troppo. Sono ormai certe le assenze di Ghion e D’Andrea per i quali la stagione è finita da qualche settimana a causa di infortuni seri. Diminuiscono, giorno dopo giorno, anche le speranze di poter recuperare in tempi rapidi Ambrosino, uscito malconcio dalla sfida contro il Venezia ed in forte dubbio per il prosieguo del torneo. (Stefania Scarfò)
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