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Il «volto bello» della Calabria che ricorda Maria Chindamo. «’Ndrangheta e violenza hanno fallito» – FOTO

Stamattina il sit in per ricordare l’imprenditrice uccisa 8 anni fa a Limbadi. Il fratello Vincenzo: «Da luogo di morte a luogo di crescita e cultura»

Pubblicato il: 06/05/2024 – 16:19
Il «volto bello» della Calabria che ricorda Maria Chindamo. «’Ndrangheta e violenza hanno fallito» – FOTO

LIMBADI Il punto di ritrovo è sempre lo stesso, come ogni anno: il cancello di contrada Montalto, poco fuori Limbadi, che “protegge” le terre di Maria Chindamo. Proprio lì, otto anni fa, veniva trovata l’auto insanguinata dell’imprenditrice di Laureana di Borrello. «Uccisa e data in pasto ai maiali» rivelerà tempo dopo il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso. Il corpo mai ritrovato, presumibilmente fatto sparire, secondo gli inquirenti, da Salvatore Ascone, oggi a processo per concorso in omicidio. Il loro cancello, con le celebri telecamere non funzionanti, dista pochi metri, proprio di fronte il luogo in cui Maria Chindamo venne rapita. Una distanza che però sembra abissale: due mondi diversi, quest’ultimo lontano da quello libero e coraggioso di Maria. Un mondo di libertà e legalità, come ribadito dalle centinaia di persone che oggi si sono ritrovate per un sit in memoria di Maria Chindamo. «Se potete fare silenzio così iniziamo». «No, io non starò in silenzio» risponde una voce tra gli studenti. «Io sono Maria, sono libera e non farò mai silenzio» ribadisce Lucia Limonta, attrice e autrice del flash mob che ha inaugurato l’incontro di oggi.

Il fratello Vincenzo: «Oggi una sentenza: la ‘ndrangheta ha fallito»

«Otto anni che non hanno fatto altro che amplificare la presenza e il senso che tutti insieme abbiamo dato a questo luogo» spiega ai microfoni dei giornalisti il fratello Vincenzo, da anni impegnato nel sociale per ricordare Maria e le altre vittime innocenti di mafia. «Un luogo di rinascita, di gioia e allegria. Un luogo in cui ci si chiede come si può fare per ricostruire il tessuto sociale e il territorio danneggiato dalla criminalità organizzata: da una parte il potere patriarcale e violento, dall’altra una ‘ndrangheta che vuole impossessarsi dei nostri territori». Per Vincenzo Chindamo l’affollata partecipazione al sit in è come «una sentenza: hanno fallito entrambi, mentre vince questa costituzione di parte civile di massa, presente qui per dare voce a Maria e al senso di libertà che l’ha accompagnata». Nel frattempo, è iniziato il processo nei confronti di Ascone: «Sarà un percorso duro che percorreremo passo dopo passo. Oggi il popolo dimostra che si ribella a certe logiche, vuole camminare, sentirsi veri uomini e donne d’onore. Perché onore significa partecipare a una Calabria che ricostruisce i pezzi danneggiati dalla violenza e dalla criminalità organizzata». Su quel terreno, oggi affidato al gruppo cooperativo Goel, verranno coltivate nuove piante e sorgerà un’area dedita ad incontri e iniziative culturali. «Da luogo di morte a luogo di crescita e di cultura».

I terreni affidati a Goel

A fianco di Vincenzo Chindamo, anche Vincenzo Linarello, presidente di Goel. «L’azienda di Maria è diventata e diventerà sempre di più un segno di riscatto forte. Chi la voleva far tacere ha ottenuto esattamente l’opposto» afferma ai nostri microfoni. «Ci sono state affidate le terre dell’azienda Chindamo e noi, insieme alle altre associazioni, ne faremo sempre più un simbolo del territorio. Goel non si ferma e va avanti». A Limbadi presente anche Pino Trimboli, imprenditore minacciato di morte dalla ‘ndrangheta e tra le aziende supportare dal gruppo cooperativo. «Vi posso dire che poco fa ho ricevuto la notizia che siamo stati ammessi dal Tribunale di Locri come parte civile e questo è un segnale forte perché si sancisce che la società civile è parte lesa in ogni azione mafiosa. Noi dovremo inondare di azioni e costituzioni di parte civile contro ogni azione mafiosa. La ‘ndrangheta dovrà capire che ha contro tutto il popolo e non soltanto alcune sigle».

Libera: «A fianco della famiglia»

Scolaresche, ragazzi e ragazze di ogni età ad ascoltare le testimonianze e la storia di Maria. «Tanti giovani che han capito di voler leggere come funziona la libertà in Calabria: vogliono la scuola, vogliono il lavoro, vogliono la libertà di farlo» commenta don Giacomo Panizza, fondatore di Comunità Progetto Sud. «Non si possono uccidere le donne, gli uomini e i bambini così. Oggi è cambiato qualcosa: quel sussulto di dignità. Ed è importante ribadirlo ritrovandoci qui». Decine di persone che, dice la referente provinciale di Libera Maria Joel Conocchiella, si ritrovato «riunite in un abbraccio per ricordare Maria e tutte le vittime innocenti delle mafie. Il volto bello della Calabria che ricorda e si assume la responsabilità di una memoria viva e disturbante che possa alimentare le azioni quotidiane di tutti e tutte. Amplifichiamo una richiesta di verità e giustizia e quest’anno ancora con più forza adesso che è iniziato il processo. Saremo a fianco della famiglia». Per concludere, è stato piantato nella terra di Maria dai ragazzi e le ragazze delle scuole un piccolo albero. Un simbolo della rinascita di un luogo di dolore che si trasforma in luogo di speranza. (Ma.Ru.)

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