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La sanguinosa faida nel Vibonese e quattro cruenti omicidi. «Inferto un duro colpo alle cosche» – VIDEO

Ruperti: «Due fazioni che hanno insanguinato la provincia». Il colonnello Toti: «Stanganello ucciso per una relazione con la moglie del boss»

Pubblicato il: 06/05/2024 – 13:50
La sanguinosa faida nel Vibonese e quattro cruenti omicidi. «Inferto un duro colpo alle cosche» – VIDEO

VIBO VALENTIA Quattro omicidi, una faida sanguinaria, 14 arresti. È l’operazione condotta stamattina da Carabinieri e Polizia di Stato coordinata dalla Dda di Catanzaro: 14 le misure cautelari in carcere nei confronti di esponenti della ‘ndrangheta vibonese accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio e tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. Nel mirino della Procura, in particolare, le cosche dei piscopisani e dei Patania, spalleggiati dai Mancuso, autori di uno scontro sanguinoso per il potere criminale nel Vibonese. Una faida a cui sarebbero legati tre dei quattro omicidi risolti oggi: quello di Michele Palumbo, ucciso a Vibo Marina nel 2010, di Mario Longo, vittima di un agguato a Portosalvo nel 2012 e di Davide Fortuna, raggiunto dai killer sulla spiaggia di Vibo Marina e freddato nel luglio dello stesso anno. A questi si aggiunge la lupara bianca di Massimo Stanganello, presumibilmente ucciso nel 2008 «per una relazione amorosa con la moglie del boss». Tra gli arrestati figurano Stefano Farfaglia, Angelo David, Francesco D’Ascoli, Salvatore Vita, Rosario Battaglia, Michele e Rosario Fiorillo, Salvatore Tripodi, Pantaleone Mancuso, Salvatore, Saverio e Nazzareno Patania, Francesco Alessandria e Antonio Francesco Staropoli.

Ruperti: «Una faida che ha insanguinato l’intera provincia»

Due consorterie criminali, quelle dei Patania e dei piscopisani, che «hanno insanguinato la provincia di Vibo Valentia, dando vita a una vera e propria contrapposizione armata per tutto il territorio». A dirlo è il questore di Vibo Rodolfo Ruperti, che nel sottolineare la sinergia tra le forze dell’ordine guidate dalla Dda, aggiunge: «Oggi si chiude un cerchio su tutta una serie di gravi fatti di sangue che hanno fatto salire tristemente agli onori della cronaca in quel periodo la provincia vibonese». Un duro colpo inferto alle cosche vibonesi, ma il lavoro delle forze dell’ordine non finisce qui: «Noi dobbiamo continuare a investigare e a tenere le antenne dritte su tutti i fenomeni delinquenziali del territorio. È stata veramente un’epopea particolare con una lunga serie di omicidi». Quello che emerge da questa faida è che «essere mafiosi non è convenuto a nessuno: alcuni sono stati uccisi, altri già condannati e oggi altri ancora vengono attinti da queste misure».

Toti: «Inferto un duro colpo alle cosche»

«È stata una stagione di sangue molto cruenta» afferma il Colonnello dei Carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti. «Oggi abbiamo assestato un duro colpo a due strutture di ‘ndrangheta purtroppo ancora oggi pervicaci e molto forti sul territorio. Si tratta di quattro omicidi, tra cui un caso di lupara bianca, che hanno insanguinato il nostro territorio dal 2008 fino al 2013». Uno straordinario lavoro di “squadra” tra l’Arma e la Polizia di Stato per ricostruire mandati e moventi degli omicidi. «Sodalizi criminosi che non si sono fatti scrupolo di impiegare personale dell’est europeo, ma soprattutto alla presenza di bambini». Il riferimento è agli omicidi di Michele Palumbo, ucciso davanti le figlie mentre tornava a casa, e di Davide Fortuna, ucciso a metà luglio davanti a decine di famiglie sulla spiaggia, compresa la sua. «Giovani ragazzi che hanno visto i loro padri barbaramente uccisi».

«Stanganello ucciso per una relazione con la moglie del boss»

Gli omicidi si inseriscono nella sanguinosa faida tra i piscopisani e i Mancuso, una violenta lotta per il potere criminale nel Vibonese portata avanti a colpi di lupare e omicidi. «Da una parte – continua Toti – i piscopisani e i Tripodi che volevano controllare il territorio, soprattutto con riferimento alle estorsioni agli imprenditori. Dall’altra parte il gruppo dei Patania spalleggiato dai Mancuso, la cui presenza era forte sul territorio, soprattutto quella di “Scarpuni”». L’omicidio Palumbo ha rappresentato «uno spartiacque per quegli eventi omicidiari molto cruenti» fino agli arresti di stamattina. Il caso più particolare è quello di Massimo Stanganello, una delle tante vittime di lupara bianca del Vibonese, su cui l’azione degli inquirenti ha consentito di fare luce. «La sua scomparsa è stata denunciata nell’agosto 2008. Era un soggetto conosciuto dalle forze dell’ordine che stava per lasciare Vibo. È stato tratto in inganno da parte dei piscopisani con un tentativo di convincerlo a raggiungere un luogo ancora sconosciuto: lì è stato giustiziato». Alla base dell’omicidio Stanganello ci sarebbe, spiega Toti, «una relazione amorosa intrattenuta con la moglie di un boss». (Ma.Ru.)

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