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Prima l’abbraccio, poi lo sparo: Stanganello ucciso per la relazione con la donna “sbagliata”

Dell’uomo non si ha più traccia dal 2008. Secondo i pentiti sarebbe stato ucciso per lavare l’onta subita dal sodale di Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo

Pubblicato il: 06/05/2024 – 18:03
di Giorgio Curcio
Prima l’abbraccio, poi lo sparo: Stanganello ucciso per la relazione con la donna “sbagliata”

VIBO VALENTIA Ucciso perché avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale con la donna “sbagliata”. I sicari, suoi amici, lo avrebbe abbracciato prima di spararlo in pancia, a tradimento. Sarebbe morto così Massimo Stanganello, caso di “lupara bianca” su cui a far luce sono stati gli inquirenti nel corso dell’operazione “Porto Salvo” che, questa mattina, ha portato al fermo di 14 persone. Secondo la Distrettuale antimafia e come riportato dal gip nell’ordinanza, quello di Stanganello è uno dei numerosi episodi criminosi «riconducibili alla cosca vibonese dei Piscopisani, così come è emerso dall’attività investigativa grazie al prezioso contributo fornito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Raffaele Moscato, Bartolomeo Arena, Andrea Mantella e Giuseppe Comito.

I fatti

Massimo Stanganello era stato visto allontanarsi, la sera del 3 agosto 2008, dalla propria abitazione della frazione Marina di Vibo Valentia, insieme a due persone di sesso maschile a bordo di una station-wagon grigia. L’uomo, i cui bagagli venivano rinvenuti dal fratello Roberto già pronti nel corridoio, era in procinto di partire per un viaggio di lavoro a Roma, ma una volta salito sul sedile posteriore dell’autovettura dei soggetti ignoti non è più tornato.  Le indagini, però, non hanno consentito di risalire all’identità dei soggetti alla guida della station-wagon grigia, né tantomeno di accertare la sorte di Stanganello, ma erano emersi alcuni dettagli importanti. L’uomo, infatti, aveva già trascorso circa 13 anni in carcere e aveva programmato un viaggio che lo avrebbe portato fuori città per giorni. A fornire però gli spunti investigativi agli inquirenti e riportati nell’ordinanza, sono state le dichiarazioni rese dal pentito Raffale Moscato.

L’omicidio

Stanganello, infatti, sarebbe stato ucciso su mandato di Rosario Mantino (successivamente deceduto) e in concorso con Rosario Fiorillo e Rosario Battaglia, avendo il primo intrattenuto una relazione sentimentale con la moglie del secondo mentre l’omicidio sarebbe stato realizzato, in estate e a Vibo Marina, da Stefano Farfaglia e Angelo David “Giotto”, subito prima che il bersaglio partisse per un viaggio per il quale aveva già le valigie pronte. Gli esecutori avrebbero teso allo Stanganello un “tranello” e, una volta abbracciatolo, gli spararono uno o due colpi in pancia, per “lavare l’onta subita dal sodale”. A seguito dell’uccisione dell’uomo, gli esecutori materiali avrebbero chiamato Rosario Battaglia per andarlo a seppellire. Aspettata dunque la notte, il gruppo sarebbe andato in un luogo sconosciuto al collaboratore per occultare il cadavere.

La riunione e lo stop di Moscato

Come raccontato ancora da Moscato e riportato dal gip nell’ordinanza, dopo l’omicidio si era tenuta una riunione tra Rosario Fiorillo, Rosario Battaglia, Franco La Bella e lo stesso Moscato alla “loggia a Piscopio”. In questa occasione, in particolare, si è discusso della possibilità di uccidere Stefano Farfaglia e Angelo David in quanto «bevevano vino, bevevano birra ed erano poco affidabili in quanto loro sapevano dov’era il corpo di questo “Pittalo” di Vibo Marina, di questo Stanganello» racconta Moscato quindi erano poco affidabili «per la cosca in quanto il corpo che è stato seppellito di questo uomo di Vibo Marina l’hanno seppellito Rosario Battaglia e Stefano Farfuglia, quindi dice: “Questi qua se bevono e continuano così sono poco credibili e possono combinare qualche cacata”». Veniva così decisa la loro eliminazione, attirandoli con il pretesto di dar loro il grado di “sgarro” per i meriti ottenuti in seno al sodalizio. Accadono, poi, due episodi importanti: Moscato interviene e avvisa Farfaglia di non rispondere alla convocazione e ancora il rifiuto alla richiesta di Rosario Battaglia di aiutarlo a spostare il cadavere di Stanganello.

Un omicidio efferato

L’omicidio di quest’ultimo fu, dunque, particolarmente efferato, così come confermato da un altro pentito, Bartolomeo Arena. In particolare, nell’interrogatorio del 3 aprile del 2020, il collaboratore, nel riferire il contenuto delle confidenze fattegli da Francesco Antonio Pardea, ha specificato che quest’ultimo era soggetto «vicino a Stefano Farfaglia, con il quale avrebbe anche condiviso un periodo di detenzione e dal quale, poco dopo la scarcerazione Pardea era stato invitato per un pranzo unitamente anche a Domenico Camillò. In tale occasione, Pardea aveva appreso da questo diverse informazioni circa il suo ruolo rivestito all’interno della consorteria e dei crimini commessi per conto della stessa». Ma non è tutto. Come raccontato ancora da Arena, infatti, Pardea gli avrebbe confidato il fatto che «Angelo David e Stefano Farfaglia fossero degli “azionisti’ del locale di Piscopio, essendo “rimpiazzati” in tale struttura criminale e responsabili, tra le altre azioni delittuose, dell’uccisione di Massimo Stanganello, reo di aver intrattenuto una relazione con la moglie di Rosario Mantino, altro esponente del loro gruppo e parente di Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo». Come racconta il pentito, «questo omicidio fu particolarmente efferato, perché si dice che… si dice che prima di… prima di sotterrarlo con la terra, dopo che l’hanno buttato nella fossa, si dice che sul corpo di questo ragazzo abbiamo persino urinato in segno di disprezzo…». (g.curcio@corrierecal.it)

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