VILLA SAN GIOVANNI Definirla “opera della discordia” sembra quasi un eufemismo considerando quanto il progetto del Ponte sullo Stretto sta facendo discutere. Polemiche non nuove visto che la questione viene portata avanti da anni, con periodi in cui il progetto è stato accantonato per poi essere tirato nuovamente fuori: un circolo vizioso durato per decenni, ora nuovamente al centro di una discussione infuocata perché diventato cavallo di battaglia del ministro alle Infrastrutture e ai trasporti Matteo Salvini. Ma il fronte del “no” è divenuto via via sempre più compatto e coeso. «La questione degli espropri è stato come un elettroshock per la cittadinanza», afferma ai microfoni del Corriere della Calabria Giuseppe Marra, attivista e promotore del comitato “No ponte Calabria”. La città calabrese “scossa” dalla pubblicazione dell’avviso di avvio del procedimento relativo agli espropri – sulla sponda calabrese le case da espropriare sono circa 150, di cui circa 50 prime case. E poi ci sono terreni – per la realizzazione dell’opera, è ovviamente Villa San Giovanni, che adesso si prepara ad ospitare una grande mobilitazione.
Non molla la presa il vicepremier e leader della Lega che aveva annunciato l’apertura dei cantieri a luglio 2024. Una data slittata anche alla luce dei numerosi “appunti” pervenuti da parte dei tanti esperti che si sono espressi sul progetto. Prima le 68 criticità evidenziate dal comitato scientifico, poi le 239 richieste di integrazione, con un corposo documento di 42 pagine, da parte della Commissione Via e Vas del Ministero dell’Ambiente che ha chiesto analisi più approfondite, dati più chiari e completi su studi e rilevazioni.
E poi per convincere i territori non sono bastate le occasioni di confronto tra l’amministratore della Società Stretto di Messina Pietro Ciucci con gli amministratori e i cittadini, prima a Messina poi a Villa San Giovanni: l’opera continua a non convincere quanti affermano che «Calabria e Sicilia hanno altre priorità». Nelle scorse settimane è stato presentato anche un esposto alla Procura di Reggio Calabria in cui vengono denunciate «inquietanti criticità» e in cui si chiedono «chiarezza, verifiche, attenzione, tutele a fronte di una procedura tecnica che da più parti è stata ritenuta insufficiente, bisognevole di integrazioni, mancante di studi aggiornati».
La macchina organizzativa è in piedi per pianificare una manifestazione che il 18 maggio a Villa San Giovanni vedrà la partecipazione di Reggio Calabria e Messina e delegazioni da altre città. «Contiamo in un’ampia partecipazione», afferma uno dei promotori, Giuseppe Marra, che spiega: «La risposta è stata importante da parte di cittadini e associazioni. Quando è scoppiata la questione degli espropri è stato come un elettroshock per la cittadinanza, quindi c’è parecchia attenzione e fermento. Noi riteniamo che questi territori abbiano bisogno di investimenti e di infrastrutture, ma non può essere il ponte la risposta. Chiediamo che le risorse che stanno investendo, che stanno stanziando per questa cosa che non chiamerei opera, perché non è un’opera, non è neanche un progetto, vengano utilizzate in questi territori e che vengono utilizzate per dare risposte concrete a calabresi e siciliani». (m.ripolo@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x