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La Calabria al Salone del libro. Rubbettino presenta con Franco Arminio il ritorno alla poesia di Andrea Di Consoli

Un omaggio anche a Saverio Strati nell’anno del centenario. Sono 20 gli autori che hanno chiesto di essere ospitati, 44 le case editrici

Pubblicato il: 07/05/2024 – 7:17
di Paride Leporace
La Calabria al Salone del libro. Rubbettino presenta con Franco Arminio il ritorno alla poesia di Andrea Di Consoli

Tra pochi giorni si apre il Salone del Libro a Torino a conduzione Annalena Benini. La Calabria offre una partecipazione monstre nel suo stand che il presidente Occhiuto ha giù annunciato come «moderno e accogliente» e messo a disposizione di sindaci, Fondazioni culturali, scuole, e i 20 autori che hanno chiesto di essere ospitati dietro domanda secondo avviso pubblico regionale. Aumentate anche le case editrici che quest’anno segnano il numero di 44. Approfitto, quindi, per segnalare, che una delle migliori case editrici calabresi, la Rubbettino, a Torino, presenterà un libro di poesia di una certa rilevanza. Considerato che l’assessore alla cultura calabrese, Giusi Princi, in occasione del centenario della nascita di Saverio Strati, ha scelto come slogan istituzionale della presenza regionale a Torino “Si potrebbe fare di questa terra il paradiso” non vorrei che sfuggissero le parole di un autore che nel suo ultimo libro ha scritto: «Patroni Griffi, Strati, Incoronato.. Leggo le loro parole e sommo la mia solitudine alla loro, e davvero non ricordo più perché per molto tempo la vita con i libri è stata più forte».

L’autore si chiama Andrea Di Consoli, scrittore, autore televisivo, editorialista da prima pagina che dopo lungo tempo torna alla poesia con una raccolta di possente forza espressiva e vis polemica e, secondo mio personale parere, non priva di civile rilevanza umana. I meriti del ritorno vanno dati al Premio Strega Mario Desiati, pugliese, che da appassionato cultore di Di Consoli, autore lucano ma da tempo iscritto alla scuola romana, lo ha esortato a riaprire la sua porta poetica a distanza di anni avendo disperato bisogno di leggerne nuove composizioni. Su questa circostanza è nato “Dimenticami dopodomani”, prefato dallo stesso Desiati, da cui la casa editrice ha tratto lo strillo di copertina in cui si legge “le parole di Andrea di Consoli sono la carne e l’urlo dei nostri Sud”.
È un contesto da non perdere, quello narrato. I giovani intellettuali meridionali di provincia andavano a Roma negli anni Novanta per conoscere e frequentare scrittori e poeti e per partecipare alle riviste. A Desiati, pugliese di Locorotondo, il Di Consoli poeta venne segnalato dal “calabrese” Enzo Siciliano nei dintorni della redazione di Nuovi argomenti. Nascerà una fratellanza intellettuale poggiata anche sulla rabbia comune, ma c’è anche molto altro. Mario Desiati è il mentore di questo libro, scritto da Di Consoli con verso libero (ma spesso vi si nascondono l’endecasillabo e il settenario) che contiene «un flusso quasi narrativo di scene madri, di vita quotidiana, frammenti del passato».
Di Consoli è figlio di contadini emigrati, nato a Zurigo e poi tornato nella sua Fratta di Rotonda sul limes di Calabria. E quindi nel flusso godiamo del racconto autobiografico del ragazzo che va a bottega nella falegnameria di Franco di Mormanno e si trova ad andare a montare finestre a Catanzaro e lì il non ancora poeta resta abbagliato dei manifesti che annunciavano il concerto di Tina Turner e oggi ci testimonia che «Finalmente il mondo che mi sembrava irraggiungibile, era vicino, anche se a quel concerto non mi ci avrebbe portato nessuno».
Per Di Consoli «era una cosa da non crederci, per come mi sembrava grande il mondo, a quel tempo, in quel camioncino afoso nel crepuscolo calabrese».
Di Consoli che sognava di essere un calciatore del Cosenza, che viaggia in autostop, diventa adulto in compagnia di epicedi, scrutando la spirale della commedia umana.
Amo la poesia discorsiva e intensa del Di Consoli che scava a fondo nel suo animo per farci comprendere nessi cruciali dell’esistenza odierna.
Scena di vita vissuta mostrata nella sua nudità. Mangiare un supplì in un bar di Roma accanto a Michelangelo Antonioni anziano e sentir riflettere «io un studente fuori sede senza una lira. Ma fui felicissimo di stare al suo fianco. E non me ne importava nulla di essere povero». È già più adulto quando incontra invece un regista di novant’anni che sogna ancora di girare un film e si esalta nel vedere che Andrea ha un Dvd del Ferroviere di Germi. Ma è variegata l’umanità raccontata da Di Consoli in questo insostenibile essere che non è mai apparire e in cui si teme il successo al pari delle feste mondane romane. Un suocero napoletano, un gommista, drop out incontrati di notte per strade, quartieri romani, l’amata contrada lucana di Fratta con il papà che macella animali e piange di nascosto il suo dolore sono i tableaux poetici del racconto.
E poi c’è lui, Andrea, che raggiunge volontariamente hotel e motel per trovare pace nella notte su un letto anonimo, il suo continuo antagonismo e ragionare sulla morte sua e quella degli altri. I cari, il ricordo, la memoria dei fatti, la madre, la moglie, i figli che ti aiutano a vivere meglio, tua sorella, la maestra cieca che ne riconosce la voce in un angolo di paese. Gerusalemme e il mentore morale Franco Scaglia. Tutto narrato con linguaggio piano e deciso, il flusso dei fatti che scorre con l’attraversamento di Terni citta che fu operaia o con la descrizione di notte bizzarre vissute nelle dark room della Roma più profana.
Descrizioni di case e di grandi disperazioni incontrate nel suo peregrinare come quella di un uomo “morto d’amore guardando in solitudine Striscia la notizia, bevendo il vino della cantine di Castrovillari, pensando che se l’amore non torna, allora è meglio morire”.
Fosse la generosità di un grande latinista come Luca Canali da lui conosciuto e frequentato, l’osservazione di un uomo con un figlio annoiato al McDonald di Torpignattara o il medico Michele Ciasullo sempre disponibile a placare le ipocondrie di Di Consoli e di Franco Arminio questi versi in forma di prosa appagano molto chi ama leggere la Letteratura come scavo che molto aiuta il vivere personale di chi vuole adoperare il periscopio del poeta per le proprie rimembranze e introspezioni.
Perché “Poi penso agli altri, e gli altri, come sempre, mi confortano”. Andrea Di Consoli, Dimenticami dopodomani, Rubbettino. Il volume darà presentato dall’autore e Franco Arminio al Salone del Libro di Torino, giovedì 9 maggio alle ore 15 nella Sala Magenta (Pad 3). (redazione@corrierecal.it)

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