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la cultura della legalità

San Giovanni in Fiore, spazio pubblico dedicato a Peppino Impastato

Iniziativa del Comune. Incontro degli studenti dei licei con l’attrice Sardo, che interpretò la madre dell’attivista ucciso dalla mafia

Pubblicato il: 09/05/2024 – 16:27
San Giovanni in Fiore, spazio pubblico dedicato a Peppino Impastato

SAN GIOVANNI IN FIORE Stamani, nella palestra della scuola elementare “Dante Alighieri”, gli studenti dei licei di San Giovanni in Fiore hanno partecipato a un incontro pubblico con Lucia Sardo, l’attrice che interpretò Felice Bartolotta, la madre di Peppino Impastato, nel film “I cento passi”, del 1999. Dopo l’iniziativa, il Comune di San Giovanni in Fiore ha intitolato alla memoria di Impastato, ucciso il 9 maggio del 1978, uno spazio pubblico su via Roma, indicato da un’opera, realizzata dagli studenti del locale liceo artistico, che riporta la frase, dello stesso giornalista siciliano, «se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la paura, la rassegnazione e l’omertà». L’incontro con l’attrice Sardo è stato introdotto dalla sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, che ha parlato del 9 maggio come «data che ha segnato la storia italiana, con il tragico ritrovamento di Aldo Moro e l’assassinio di Peppino Impastato, simbolo di legalità da legare alla promozione della bellezza, che ne caratterizzava il pensiero». Succurro ha poi sottolineato che «tutti dobbiamo lottare uniti e respingere la criminalità, perché, come scriveva Impastato, “la mafia è una montagna di merda”». «È indispensabile parlare con i giovani – ha aggiunto Succurro – e contrastare con la cultura la logica e la violenza criminale». Il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati ha definito «storica» l’odierna intitolazione, a San Giovanni in Fiore, di una piazzetta a Peppino Impastato, visto che a lungo era stata negata la presenza nel territorio locale della ’ndrangheta, poi invece emersa a seguito delle indagini e delle condanne relative alle inchieste “Six Town” e “Stige”. Poi il giornalista si è soffermato sulla figura di Peppino Impastato, «giovane coraggioso e scomodo, vittima di un omicidio rimasto a lungo mascherato». «Impastato e sua madre Felicia – ha rimarcato Badolati – ci hanno insegnato quanto sia importante il coraggio, che trasmette altro coraggio e permette di proteggere i territori dalla penetrazione criminale». Badolati ha poi ricordato la storia di un’altra madre coraggiosa, Peppina Mercuri, detta “A nira”, che in Calabria non ebbe paura di denunciare e riconoscere l’assassino del proprio figlio. Il colonnello Dario Pini, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Cosenza, ha ricostruito il contesto in cui maturò l’omicidio di Peppino Impastato e ha spiegato il ruolo della madre Felicia Bartolotta nella formazione della propria coscienza, «nemica dell’oppressione e amica della libertà». Impastato, ha sottolineato il militare, «è stato ispiratore di intere generazioni di ragazzi che poi si sono occupati del bene pubblico come magistrati, uomini dello Stato, giornalisti e scrittori». Nel suo intervento, Pini ha parlato anche della storia di un altro giornalista, Giancarlo Siani, ammazzato dalla camorra per via del proprio amore per la verità e l’informazione. «Peppino Impastato – ha poi scandito il colonnello – ebbe il coraggio di denunciare la prossimità tra istituzioni, imprenditoria e mafia. Attenzione, non c’è cosa peggiore che negare il fenomeno della mafia, perché negarlo significa sostenerlo». L’attrice Lucia Sardo ha raccontato il suo lavoro di immedesimazione in Felicia Bartolotta per girare il film “I cento passi” e ha poi descritto la madre di Impastato come «diamante puro, donna che aveva vissuto l’abisso ma era tornata in superficie per raccontare la sua storia e dare coraggio agli altri». Alla fine dell’incontro, il docente Giovanni Iaquinta, del liceo scientifico locale, ha ricordato il coraggio e la forza di due donne del luogo: Immacolata Guzzo, madre di Pino Loria, scomparso da quasi 20 anni e mai più ritrovato, e Serafina Mosca, madre di Antonio Silletta, ucciso barbaramente dalla ’ndrangheta nell’anno 2007.

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