VIBO VALENTIA Continua la levata di scudi da parte del Partito democratico contro la riorganizzazione dei Reparti prevenzione crimine calabresi, che secondo alcune voci prevede la chiusura dei presidi di Vibo, Siderno e Rende e lo spostamento in una sede unica a Catanzaro. Dalla sede del candidato dell’area progressista per le comunali di Vibo Valentia, il senatore dem Nicola Irto e Enzo Romeo lanciano un appello per salvare «un presidio di legalità fondamentale» del Vibonese. Dopo la mozione regionale e l’incontro promosso dai consiglieri regionali Raffaele Mammoliti, anche oggi presente, e Giovanni Muraca, la lotta dem contro il piano di riordino dei Reparti prevenzione crimine arriva in Senato, dove Irto ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi. «C’è sicuramente preoccupazione» ha spiegato ai microfoni dei giornalisti il senatore. «Ho presentato l’interrogazione per capire le ragioni e cosa si intende fare sulla chiusura di un presidio così importante».
Il senatore dem continua: «Nel 2013 veniva spostato a Vibo, oggi dopo 11 anni con un colpo di pena non si può cancellare una struttura che è un presidio in un territorio complicato che ha bisogno sempre di più di riaffermare i principi di legalità e che lo Stato è presente. Qui abbiamo una minoranza, la ‘ndrangheta, e su quella bisogna fare fronte comune e lo Stato non può indietreggiare». Per Irto un’eventuale chiusura sarebbe «un messaggio sbagliato. È importante non solo mantenere questo presidio, ma anche rilanciarlo dal momento che non c’è ad oggi una governance». A tal fine è stata presentata un’interrogazione a Piantedosi. «Io ho messo nero su bianco l’importanza di questa struttura. La soluzione la deve trovare lui, noi abbiamo chiesto di assumersi la responsabilità di non chiuderlo perché significherebbe indietreggiare». Irto ribadisce poi il sostegno a Romeo per le comunali del prossimo giugno. «Siamo convinti che Vibo merita di più ed Enzo è la persona giusta in un posto che in questo momento ha bisogno di svoltare e c’è grande richiesta di cambiamento per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Siamo accanto a lui, è una battaglia importante non solo a livello locale, ma anche nazionale».
Mostra preoccupazione anche il candidato a sindaco del centrosinistra Enzo Romeo per un reparto «di cui si sente forte la necessità a Vibo e che rischia di essere trasferito o annullato. Noi questo riteniamo non sia possibile. La nostra è una città che è stata depauperata di servizi e che ha bisogno di legalità e trasparenza». Per Romeo proprio legalità e trasparenza devono «rappresentare la base di ogni attività amministrativa e se diventerò sindaco, lo saranno certamente della mia». Il consigliere Raffaele Mammoliti aggiunge: «Qui non ci devono essere trattative, noi siamo senza se e senza ma per difendere il Reparto che deve restare a Vibo che andrebbe addirittura potenziato. È un aspetto sociale e occupazionale, perché ci sono famiglie e lavoratori coinvolti. Ma anche un aspetto legale, perché lo Stato non può smantellare presidi così importanti. Noi siamo impegnati per resistere a vari livelli».
Un confronto portato avanti con le sigle sindacali locali che fin da subito avevano lanciato l’allarme su una possibile chiusura del Rpc vibonese. «È un presidio importantissimo – afferma il segretario locale del Siulp Franco Caso – un avamposto di Stato in territorio di ‘ndrangheta. Noi cerchiamo di salvaguardarlo, oltre che salvaguardare i colleghi che lavorano qui da 11 anni». Caso, nel corso del suo intervento, ha sottolineato come quello di Vibo sia un Reparto «praticamente a costo zero, quindi non è una questione economica». «Noi riteniamo – continua – che sarebbe meglio avere tre presidi in Calabria piuttosto che uno. Sarebbe un vero e proprio arretramento dello Stato». Condivide le parole Roberto Bucca, segretario del Fsp Polizia di Stato. «L’unica soluzione possibile è lasciarlo a Vibo Valentia, mantenendo anche gli altri presidi che sono Siderno e Rende. La Calabria ha bisogno di questa dislocazione e che non sia un reparto unico, perché in primis mancano le infrastrutture. Non siamo la Lombardia o il Lazio, i Reparti hanno bisogno di essere dislocati. Soprattutto perché noi abbiamo un problema di ‘ndrangheta. Se vogliamo dire che non c’è più in Calabria ci stiamo prendendo in giro. Più presidi abbiamo e meglio è, per quanto ci riguarda noi ne vediamo uno in più a Catanzaro, dunque aggiungendolo a quelli che già esistono». (Ma.Ru.)
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