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VERSO LE AMMINISTRATIVE

Da Vibo a Corigliano Rossano, da Occhiuto a Lucano: le partite e i protagonisti di un voto che è (anche) politico

I tanti risvolti delle elezioni, che sono anche un test per il centrodestra e il centrosinistra. La sfida di Riace e lo Stato che in alcuni territori indietreggia

Pubblicato il: 11/05/2024 – 18:30
Da Vibo a Corigliano Rossano, da Occhiuto a Lucano: le partite e i protagonisti di un voto che è (anche) politico

LAMEZIA TERME Da Roberto Occhiuto a Mimmo Lucano, da Vibo Valentia a Corigliano Rossano passando per un’altra centinaia di Comuni, tanto civismo ma anche simboli di partito che qua e là spuntano tra le liste, sfide al calor bianco ma anche democrazie sospese o comunque a forte rischio in alcuni centri della regione nei quali lo Stato nelle sue varie articolazioni sembra indietreggiare paurosamente. Sono tante le “partite” che si giocano in Calabria alle elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno, partite anche politiche anche se ovviamente la dinamica di un voto così territoriale non rende agevole una lettura di insieme, incrociandosi peraltro anche con le elezioni europee che inevitabilmente catalizzeranno la maggior attenzione. Ma le Comunali potranno dire sicuramente qualcosa, perché comunque va al voto un terzo dei municipi calabresi e alla fine l’esito sarà comunque un test sotto diversi punti di vista.

Il test politico

Un test anzitutto per le coalizioni, quella che governa e quella che fa opposizione alla Regione. Tradotto in soldoni, si giocano qualcosina il centrodestra di Roberto Occhiuto e il centrosinistra nelle sue ambizioni di campo largo. Dei 135 Comuni calabresi nei quali si voterà, solo quattro superano i 15mila abitanti e quindi potrebbero avere un turno di ballottaggio a fine giugno: Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia alle urne in questa tornata, poi una delle principali città della Calabria qual è Corigliano Rossano e infine Gioia Tauro e Montalto Uffugo. Vibo Valentia e Corigliano Rossano sono i veri banchi di prova degli schieramenti sul piano politico. A Vibo Valentia in campo quattro candidati sindaco e una sfida a quattro che sarà sicuramente a tre per la vittoria finale: Roberto Cosentino per il centrodestra, Enzo Romeo per il centrosinistra, Francesco Muzzopappa per il centro, più Marcella Murabito per Rifondazione comunista. C’è aria di ballottaggio a Vibo Valentia, dove il centrodestra è chiamato a una riconferma per nulla facile. A Corigliano Rossano tre candidati sindaco: l’uscente Flavio Stasi per il centrosinistra, Pasqualina Straface per il centrodestra si contendono il campo, con Domenico Piattello terzo incomodo con una lista civica.  I volti che si schierano ai nastri di partenza, fronte centrodestra, riconducono molto – sostengono gli analisti – al governatore Occhiuto, che avrebbe praticamente imposto la Straface a Corigliano Rossano mentre a Vibo Valentia sarebbe stato più defilato, ma intanto il candidato sindaco, Cosentino, è sempre un forzista e per giunta è un dg della Cittadella che il presidente in più occasioni ha detto di apprezzare molto. E dunque le Comunali, almeno in questi due grandi centri, sono anche un “tagliando” per il governatore e la sua coalizione: un “tagliando” parziale, magari piccolo, ma sempre “tagliando”. Ma un “tagliando” anche per il centrosinistra, che sia a Vibo Valentia che a Corigliano Rossano corre con il campo largo progressista classicamente inteso, vale a dire la trazione Pd-Movimento 5 Stelle, e sotto questo aspetto la Calabria sembra diventare una sorta di laboratorio per quel progetto che invece a Roma stenta a decollare. Campo largo che invece in Calabria non annovera i centristi, sia di Azione sia di Italia Viva, che si sono orientati verso altre direzioni: fari puntati soprattutto sui calendiani, che a livello regionale infatti sono nella maggioranza di centrodestra ma che nella loro logica dei tanti “forni” hanno assunto posizioni diversificate, alleandosi con il centrodestra a Corigliano Rossano e correndo invece in autonomia a Vibo Valentia.

Il tentativo di rivincita di Lucano

Per il resto le Amministrative dell’8 e del 9 giugno in Calabria sono soprattutto un trionfo del civismo, come peraltro è naturale che sia, e qui una catalogazione politica del voto è più complicata, com’è ovvio. Ma le Amministrative offrono anche altri spunti che sono comunque politici. Come quello che offre il comune di Riace, nel quale ritorna in pista come candidato sindaco Mimmo Lucano, il simbolo delle politiche di accoglienza dei migranti: praticamente detronizzato cinque anni fa dall’esplosione della Lega, al punto da non entrare nemmeno in Consiglio comunale, oggi Lucano si rimette in gioco in prima persona per la guida del Comune contro l’uscente Antonio Trifoli già alfiere del Carroccio ma oggi in orbita Forza Italia, e il già vicesindaco Franco Salerno. Chissà se Lucano riuscirà a riscrivere il destino del centro della Locride, che è la sua “magnifica ossessione”: Lucano è candidato con Avs anche alle Europee ma Riace e il suo Villaggio Globale sono e saranno sempre la sua vera “trincea”, da quel profondo della Calabria che è la Locride specchio delle tante contraddizioni della nostra regione.

L’antimafia e lo Stato (che non c’è)

Tra queste contraddizioni, le tante amministrazioni chiamate al voto in contesti di ‘ndrangheta particolarmente pesanti, laddove queste comunità riescono ad andare al voto. E’ qui, in questi centri a rischio, il “Ground zero” nel quale lo Stato è sprofondato, incapace di dare un segnale di riscatto e di riscossa. San Luca torna indietro di almeno 5 anni: non c’è nessun candidato sindaco, arriverà dall’esterno un commissario cosi come è drammaticamente avvenuto tante altre volte nel recente passato. Il danno di immagine per questo territorio sembra irreparabile, finendo con l’alimentare la narrazione della Calabria “canaglia”. Non si voterà nemmeno a Melissa nel Crotonese, dov’è insediata una commissione d’accesso antimafia e dove nemmeno 6 mesi fa si abbatteva, con tanto di ministri presenti, un “ecomostro della ‘ndrangheta.  In altri Comuni nei quali sta lavorando una commissione d’accesso antimafia, come Nicotera e Mileto, alla fine si voterà, ma con lo spettro dello scioglimento che aleggia, per l’inestricabile groviglio di una normativa che ha sempre più il fiato corto, anche per le mostruosità che finisce con il produrre. E’ qui che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, e soprattutto la politica ancora non riescono non solo a vincere, ma nemmeno a scendere in campo. (a. cant.)

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