Finale di campionato senza grossi stimoli per le squadre calabresi di B. Il Catanzaro, certo del quinto posto in ottica playoff, ha perso in casa contro la Sampdoria dando spazio a tante riserve, mentre il Cosenza ha pareggiato in casa del Como (grazie a un gol del solito Tutino), promosso in serie A.
Quinto posto con 60 punti alla prima stagione dopo il ritorno in serie B. Solo applausi per il Catanzaro che si congeda dalla Serie B 2023-2024 con lo scettro di sorpresa del campionato, di matricola terribile e di squadra che ha regalato il gioco più bello della categoria (e forse non solo). Una stagione da incorniciare che però non finisce qui. Quanto fatto nelle 38 gare di campionato vale la possibilità di giocarsi assieme a Venezia, Cremonese, Palermo, Sampdoria e Brescia l’ultima promozione in serie A. Un obiettivo impronosticabile ad inizio stagione, un traguardo inseguito nell’arco del torneo e centrato con pieno merito. E ora sognare non costa nulla. Il Catanzaro arriva ai play-off da outsider, senza pressioni né rimpianti, con leggerezza di chi sa di aver già fatto qualcosa di straordinario ma anche con il desiderio di continuare a stupire.
La sconfitta casalinga contro la Samp di Pirlo non intacca affatto il cammino delle aquile, già quinte a prescindere dal risultato dell’ultima gara stagionale. Vivarini ha mandato in campo le secondo linee, coloro che hanno giocato meno o per niente finora e quelli che hanno bisogno di minutaggio per ritrovare la migliore condizione. L’immediato svantaggio, per il rigore realizzato da Borini, ha costretto i giallorossi a spingere da subito e il primo tempo ha restituito un Catanzaro propositivo e padrone del campo come al solito. Non si sono avvertite le assenze, il turnover è sembrato non intaccare affatto la fluidità della manovra giallorossa. Il gol di Oliveri, primo stagionale per l’esterno di proprietà dell’Atalanta, ha rimesso in equilibrio la gara poi decisa dalla Samp nella ripresa quando è calata l’intensità dei padroni di casa. Poco male, il risultato non serviva a nulla. Importante era testare le “alternative” in vista dei prossimi play-off che prenderanno il via sabato 18 maggio quando i giallorossi affronteranno, ancora al Ceravolo, il Brescia. Gara secca nel turno preliminare, in caso di parità sono previsti i supplementari. Qualora la parità permanesse anche dopo i 120’ sarebbe il Catanzaro, in virtù del miglior piazzamento in classifica, ad accedere alle semifinali dove incontrerebbe la Cremonese.
Crema: le note positive nella serata del Ceravolo sono arrivate da alcuni elementi che finora hanno giocato poco o niente e che sono stati capaci di non far rimpiangere i propri compagni titolari. Sala su tutti. Il secondo portiere giallorosso non ha fatto rimpiangere Fulignati tra i pali e si è mostrato capace, come il suo omologo, di giocare bene anche con i piedi (prerogativa indispensabile per il gioco del Catanzaro). Ma buone indicazioni le ha fornite anche Miranda, reo del fallo da rigore che ha segnato l’inizio della gara ma apparso in condizione e soprattutto senza timore di sbagliare. Il ragazzo ha personalità oltre che gamba e potrà essere una valida alternativa nel post-season.
Amarezza: dispiace, e tanto, arrivare a questi play-off con la coperta un po’ corta. Se è vero che Vivarini sa di poter contare anche sui succitati Sala e Miranda (ma non solo), è altrettanto vero che le assenze certe degli infortunati Ghion, D’Andrea e Ambrosino riducono sensibilmente le possibilità di scelta per il tecnico soprattutto nel reparto avanzato. Reparto nel quale Donnarumma e Brignola sono ancora decisamente indietro nelle gerarchie e nel quale Stoppa non è mai veramente esploso. La coppia Iemmello-Biasci fornisce ampie garanzie, certo, ma alle loro spalle non sembrano esserci le dovute alternative. (Stefania Scarfò)
È solo una sensazione, sicuramente sbagliata ed esagerata, ma non ce la teniamo per noi: se il Cosenza visto all’opera nell’ultimo mese fosse riuscito ad agguantare un posto nei playoff, probabilmente se la sarebbe giocata alla pari, e molto meglio di Sampdoria e Brescia, con le favoritissime alla promozione in A. Va ripetuto bene per evitare pernacchie partigiane (che arriveranno lo stesso, pazienza): è solo una sensazione. Dettata però da più fattori. Ne esponiamo alcuni: quasi tutte le squadre che sono arrivate nelle prime otto posizioni in classifica (il Cosenza alla fine dei giochi è nono) hanno concluso il campionato con il fiato corto. Chi più chi meno – basta guardare l’andamento delle cosiddette grandi negli ultimi tempi – ha faticato maledettamente sotto il profilo psicofisico, al contrario dei ragazzi di William Viali che hanno viaggiato invece in crescendo (7 risultati utili di fila: 3 vittorie e 4 pareggi, 15 gol fatti e 7 subiti), mostrando una fiducia nei propri mezzi sorprendente e impronosticabile, oltre a un Tutino – 20 gol in B con i Lupi come nessuno prima, record, leggenda e auguri – praticamente immarcabile. L’idea, quindi, che questi playoff di B potessero somigliare vagamente a quelli di C dell’estate 2018 (il Cosenza li vinse da sfavoritissimo), resta, ma si ferma qui perché se no il discorso rischia di trasformarsi in qualcosa di stucchevole che non piace neanche a noi. Tutto ciò serve però a dire che sarebbe bastato davvero poco a questa squadra (esempio: una società capace di comprendere che bisognava cambiare il tecnico a dicembre e non a marzo) per sognare qualcosa di più della solita salvezza.
Crema: quest’anno questo spazio è stato occupato quasi sempre da un solo calciatore. Ma come si fa a parlare d’altro quando Gennaro Tutino continua a sfornare perle e record come se non ci fosse un domani? Il problema è che il domani è già arrivato e il presidente Eugenio Guarascio ora non potrà fare altro che gettare la maschera e svelare i suoi veri piani su Tutino e sul Cosenza del futuro. Riscattare l’attaccante partenopeo richiede un grande sforzo economico e d’amore verso i colori rossoblù, oltre che un progetto credibile. Ricominciare da Tutino significherebbe puntare in alto e non più al ribasso. Un discorso semplice e difficile al tempo stesso, da crema o solita amarezza.
Amarezza: lo ribadiamo, non aver centrato i playoff con un Tutino così (e una rosa stavolta non proprio da buttare) è imperdonabile. Così come è imperdonabile l’incertezza cronica che regna sovrana sui progetti futuri del Cosenza. Per esempio, c’è un direttore sportivo, Roberto Gemmi, per il secondo anno di fila in scadenza di contratto, che potrebbe andar via costringendo tutto e tutti a ripartire da zero. E quindi, eccoci al punto di partenza: per mantenere in B un calciatore da serie A come Tutino servirebbe un club con una mentalità da serie A. Invece la mentalità del Cosenza calcio sembra ferma all’estate del 2018 quando si conquistò la B senza averla programmata. Di momenti intensi come quello che sta attraversando la piazza bruzia, legata visceralmente al suo calciatore simbolo, nella storia di una realtà di provincia ne capitano uno ogni trent’anni, se va bene. Lasciarsi sfuggire questa magia senza capirla fino in fondo, senza crederci e investirci sopra, sarebbe l’errore più grande tra i tanti commessi negli ultimi sei anni. (Francesco Veltri)
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