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I clan della Locride e le bande albanesi: dopo l’agguato a “Lallo” a Roma si teme una «guerra tra piazze»

Gambizzato a Tor Bella Monaca il 27enne Giancarlo Tei che, secondo gli inquirenti, avrebbe «solidi legami con i clan calabresi»

Pubblicato il: 13/05/2024 – 13:01
I clan della Locride e le bande albanesi: dopo l’agguato a “Lallo” a Roma si teme una «guerra tra piazze»

ROMA Sale di nuovo la tensione a Roma, e l’ultimo agguato ne è la prova. Nella Capitale, dove da anni si intrecciano gli interessi di diverse “bande” e gruppi criminali, dagli esponenti albanesi e quelli legati alla Camorra, si sono inseriti con prepotenza anche i calabresi e le ‘ndrine legate a San Luca e Bovalino, centri della Locride.  A Tor Bella Monaca, però, si è tornato a sparare. I sicari, però, nel mirino non hanno messo un bersaglio banale ma un soggetto considerato dagli inquirenti «caposaldo dei clan calabresi». Si tratta di Giancarlo Tei, pregiudicato di 27 anni ritenuto uno tra i principali “capo piazza” dello spaccio nel quartiere considerato il “supermercato” della droga nella capitale. Tei – come riporta RomaToday – grazie all’eredità lasciata dal padre Stefano, lavora sulla piazza e può contare su solidi legami con altri importanti gruppi criminali della zona.  

I legami con le ‘ndrine della Locride

Come è emerso dalle recenti inchieste della Distrettuale antimafia della capitale, infatti, Giancarlo Tei noto anche come “Lallo”, negli ultimi anni avrebbe fatto affari con tutti: gli albanesi, il gruppo di Giuseppe Molisso, uno degli alfieri di spicco di Michele Senese ma anche con gli appartenenti alla ‘ndrangheta calabrese alle ‘ndrine di San Luca, come Guido Strangio e Francesco Nirta nonché Giuseppe Condello di Taurianova, fino a formare «una stabile struttura organizzativa dotata di mezzi, risorse finanziarie ed armi», in cui vigeva una «rigida compartimentazione e ripartizione dei compiti tra associati», al fine di commettere «una serie indeterminata di delitti». Numerose le cessioni di droga da dieci chili l’una individuate dai carabinieri del Nucleo investigativo.

Il tentato omicidio

L’agguato contro Tei, peraltro già scampato ad un altro attentato, secondo gli inquirenti rientrerebbe nella guerra per il controllo delle zone di Tor Bella Monaca e San Basilio. Giancarlo Tei stava tornando a casa, in via Scozza, quello che è considerato a tutti gli effetti il suo “feudo”. Come ricostruito dagli inquirenti, Tei aveva appena parcheggiato l’auto quando intorno alle 20 un uomo con il volto coperto ha sparato due volte colpendolo a un gluteo e alla coscia. Una gambizzazione in piena regola. L’uomo è stato poi soccorso dai sanitari del 118 e portato al policlinico di Tor Vergata. Se la caverà anche stavolta, proprio com’era accaduto nel 2015, quando “Lallo” aveva appena 18 anni.

L’inchiesta e la “nuova guerra”

Tei avrebbe potuto trovarsi in carcere perché il gip, qualche giorno prima, aveva respinto la richiesta d’arresto avanzata dai pm Francesco Cascini e Mario Palazzi per lui e altri co-indagati, in una nuova inchiesta sul traffico di droga a Roma. Inchiesta che, secondo gli inquirenti, avrebbe aperto nuovi scenari nell’immenso e frastagliato mondo del narcotraffico a Roma, con il presunto legame tra il clan capeggiato dall’albanese Elvis Demce e le famiglie calabresi. Il movente – secondo chi indaga, è da ricercarsi nei rapporti stretti che la vittima ha con i gruppi criminali albanesi – riporta il Corriere della Sera – ma anche con quelli italiani e, in particolare, con quelli calabresi. Potrebbe essere rimasto invischiato in vicende collegate alla gestione dello spaccio di droga nel quartiere. Ed è quello che i carabinieri stanno cercando di accertare. (Gi.Cu.)

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