LAMEZIA TERME Una nuova protesta per accendere i riflettori sulla sanità calabrese, sugli ospedali in sofferenza e sull’emergenza legata al personale medico. A scendere in campo ancora una volta è Cgil Area Vasta, guidata dal segretario Enzo Scalese che, ai microfoni del Corriere della Calabria, ha illustrato proprio i motivi alla base di questa nuova manifestazione. «Oggi partiamo da Lamezia Terme, domani saremo a Vibo, poi Crotone e Catanzaro per dire che bisogna cambiare le scelte che si sono fatte in questi anni per la sanità in Calabria». «Un sit-in per il diritto alla salute, per quello che rappresentano i presidi ospedalieri. Chiediamo al governatore, nonché Commissario Roberto Occhiuto, di dare seguito ai tavoli regionali in cui si è impegnato a fare dei passaggi nelle varie strutture per definire, sui territori, i problemi della sanità calabrese, a partire dalla rete ospedaliera, quella territoriale, e in generale tutte le emergenze che, dopo 14 anni di piano di rientro, non sono state ancora superate».
Secondo Scalese, dunque, bisogna «dare risposte agli operatori sanitari, ai cittadini, bisogna poi definire e chiudere un piano di rientro che dura da 14 anni perché la sanità deve rimanere pubblica e va finanziata». C’è, poi, un altro elemento che preoccupa il sindacato ed è la mobilità sanitaria. «In Calabria continua a crescere, quindi significa che i nostri cittadini, i lavoratori e le lavoratrici devono recarsi in altre regioni con un aggravio per la spesa sanitaria. Sono quindi tutte questioni da rivedere subito, perché avere un posto letto per ogni 1000 abitanti è sotto la soglia nazionale, quindi, bisogna riorganizzare bene tutti i servizi, dare risposte alle persone con disabilità, agli anziani e bisogna soprattutto garantire questi diritti a tutti».
Secondo il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, «continua il depauperamento del sistema sanitario pubblico calabrese. Ci sono già state delle iniziative a livello regionale, quella di Polistena e di Acri, e noi in questa fase abbiamo attivato una serie di iniziative che partono oggi da Lamezia. Le liste d’attesa, la rete ospedaliera, l’emergenza-urgenza e tutto il sistema della medicina territoriale non funzionano, portandoci ad una condizione limite. È vero che il problema è nazionale, ma è vero che in Calabria negli ultimi tempi si sono acutizzate le criticità». Secondo Sposato, poi, «c’è il timore che la situazione continui a peggiorare, non c’è un risveglio rispetto al tempo che ci siamo dati e rispetto all’impostazione per una nuova sanità. I tavoli territoriali, dove ci si era impegnati, non sono partiti, se non in rari casi, e non bastano solo i medici cubani. Il governo regionale deve impegnarsi attraverso quello nazionale per fare in modo che si sblocchino le assunzioni e nel frattempo c’è una migrazione verso l’esterno, continua ad aumentare la mobilità passiva e c’è una migrazione verso la sanità privata».
«Se questo è un tentativo subdolo di orientare i cittadini ad andare verso la sanità privata che magari riesce a diminuire le liste d’attesa – conclude Sposato – questa è la cosa più sbagliata. Noi siamo per il servizio pubblico nazionale e dobbiamo fare in modo che in Calabria parta un sussulto di dignità da parte delle popolazioni perché andremo a una mobilitazione continua». (Gi.Cu.)
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