RENDE Tra «errori, refusi e carenze» nel Piano strutturale comunale di Rende spunta anche una tavola inesistente segnata con una serie di X. Il particolare si trova nella relazione con cui ieri i commissari Santi Giuffrè, Rosa Correale e Michele Albertini hanno disposto la sospensione del Psc.
Un piano – si legge nel documento – «adottato dopo che, notoriamente, la commissione d’indagine appositamente nominata aveva concluso l’attività di verifica sulla sussistenza di eventuali fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso nel Comune di Rende e si era ancora in attesa di conoscere l’esito di tale verifica», il tutto «pochi giorni prima che il Consiglio dei Ministri deliberasse lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende».
La terna commissariale riporta anche le notizie sulle «circostanze afferenti all’approvazione del Piano Strutturale, avvenuta peraltro con una modifica dell’ordine del giorno, disposta in corso di seduta prima ancora che buona parte dei consiglieri comunali sopraggiungessero presso la sala consiliare» e prende atto «del clamore mediatico suscitato dalla vicenda, nonché dell’esposto formulato al Prefetto di Cosenza dai consiglieri comunali di opposizione, recatisi lo stesso giorno presso la prefettura per rappresentare il proprio disappunto». Di qui la necessità di «valutare con particolare attenzione la correttezza della procedura seguita e la legittimità della deliberazione di che trattasi».
Un documento di valutazione redatto da alcuni professionisti indicati dall’Unical ha esaminato la deliberazione consiliare di adozione del PSC e gli atti ad essa allegati sotto un duplice profilo: procedimentale (riguardante l’iter che ha condotto alla deliberazione consiliare di cui trattasi) e tecnico-sostanziale (con riferimento alla concreta applicazione dei principi di pianificazione territoriale previsti dalle norme di legge).
«La valutazione svolta con riferimento al primo dei profili esaminati ha ritenuto che non si evidenzia “nessun particolare fattore di criticità che possa indurre a ritenere il percorso di formazione dello strumento urbanistico non rispettoso e non conforme alle superiori norme regolatorie regionali di pianificazione territoriale» mentre in relazione «all’aspetto più propriamente tecnico-sostanziale, ha evidenziato alcune criticità del PSC tra cui la necessità di “informazioni più dettagliate sulle potenzialità edificatorie del PSC”, oltre a evidenziare “un’azione di densificazione che riguarda buona parte del tessuto consolidato anche con un significativo passaggio a nuove zonizzazioni con incremento di indici di edificabilità”. Il collegio dei tecnici, a seguito anche di ulteriori approfondimenti sulle osservazioni evidenziate dai professionisti Unical incaricati, a valle del proprio esame ha segnalato alla Commissione Straordinaria criticità di varia natura con riferimento a errori, refusi e carenze, nonché scelte progettuali che meriterebbero una generale azione di rettifica, approfondimento e revisione».
Tra i casi segnalati, oltre al «riferimento ad alcune “destinazioni” con rinvio all’art. 35 che in realtà disciplina l’annullamento del permesso di costruire», anche il «rinvio a una tavola del PSC individuata con gli estremi “XXXXX” che di fatto è inesistente». E ancora «si rileva la carenza negli elaborati del Piano della dimostrazione analitica delle volumetrie di progetto e dei relativi standard urbanistici, che rende poco “controllabile” il PSC da parte dei cittadini e da tutti gli stakeholder».
La relazione parla anche di «scelte progettuali impattanti sotto il profilo urbanistico che, come puntualmente annotato nella valutazione della Unical, comportano un’azione di densificazione che riguarda buona parte del tessuto consolidato» in particolare per le zone Quattromiglia e viale Principe.
Una scelta di pianificazione urbanistica che «appare poco coerente e necessaria di approfondimenti», per tre motivi: «una significativa riduzione di aree per servizi e attrezzature a favore della espansione residenziale in un contesto urbanistico già densamente costruito con depauperamento della dotazione di standard urbanistici di quartiere che invece sono correttamente previsti nel vigente PRG» e «una significativa plusvalenza delle aree grazie alle nuove destinazioni d’uso e ai nuovi indici fondiari, alquanto elevati» oltre a «un’alterazione delle funzioni pubbliche dell’Ente, considerato che una vasta area ricompresa nella ex zona F1 verde pubblico del PRG (nel PSC edificabile per edilizia residenziale) è di proprietà del Comune il quale dovrebbe avere il pieno interesse a mantenere la destinazione a verde pubblico, atteso che, tra l’altro, non ha tra le proprie finalità istituzionali quella di realizzare edilizia residenziale privata. In altri termini, in tali aree – già significativamente urbanizzate – si passa dalla pianificazione in PRG di realizzazione di verde pubblico e attrezzature sanitarie, commerciali ecc. alla pianificazione in PSC di realizzazione di altre centinaia di alloggi, anche (potenzialmente) sulla vasta area di proprietà comunale». Un richiamo senza mezzi termini alla natura stessa di un’amministrazione pubblica troppo orientata sugli investimenti dei privati.
La relazione impone di «eliminare gli errori rilevati e integrare i contenuti poco chiari del PSC al fine di consentire ai cittadini e a tutti gli stakeholder, prim’ancora che ai competenti uffici della Regione Calabria, di poter valutare correttamente il Piano e di poter formulare le proprie osservazioni nella delicata fase successiva all’adozione» e, nello stesso momento, agli uffici comunali una corretta gestione della fase di salvaguardia.
Tra le priorità anche quella di «approfondire e rivedere alcune scelte progettuali al fine di migliorare la qualità del sistema insediativo urbano con riferimento alle destinazioni d’uso delle aree, all’adeguatezza degli indici di edificabilità sia per le aree di completamento che di espansione, alla localizzazione e al dimensionamento degli standard urbanistici e in particolar modo per gli standard urbanistici di quartiere» e più in generale di «riesaminare le scelte urbanistiche riportate nel PSC adottato in un’ottica di maggiore conformità rispetto ai principi di pianificazione territoriale e urbanistica previsti dall’art 3 della Legge Urbanistica Regionale n. 19/2020».
Infine i commissari Giuffrè, Correale e Albertini invitano l dirigente del Settore Gestione Territorio e Ambiente «a definire una pronta revisione degli atti progettuali per la correzione, la modifica e l’integrazione delle parti oggetto di verifica».
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