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Intifada studentesca, sotto al rettorato Unical il presidio di protesta per la Palestina

I promotori: «Pretendiamo un’Assemblea generale d’Ateneo, con sospensione della didattica»

Pubblicato il: 15/05/2024 – 17:38
Intifada studentesca, sotto al rettorato Unical il presidio di protesta per la Palestina

RENDE «Fuori la guerra dalle università, insorgiamo per Gaza, per tuttə, Palestina libera!». Oggi inizia il presidio di protesta pro-Palestina sotto al Rettorato dell’Unical. Sono tantissime in questo momento le università di tutto il mondo dove gli studenti e le studentesse in questi giorni stanno prendendo parola, organizzando occupazioni e accampamenti. Ecco il programma della prima giornata dell’intifada studentesca all’Unical, diffuso dai promotori UniCal per la Palestina: «Porta la tua tenda e partecipa all’acampada! Ci trovi sotto al Rettorato (cubo 27) dalle 16.00! La nostra lotta non si ferma, con la Palestina fino alla vittoria!».

Gli attivisti scrivono che «le mobilitazioni studentesche in solidarietà al popolo palestinese e contro il genocidio non si fermano, anche le università statunitensi si sono unite alla lotta! A queste studentesse e a questi studenti va la nostra solidarietà per gli sgomberi degli accampamenti subiti e per l’occupazione della Columbia University da parte della polizia di New York. In un momento storico come questo, in cui cresce la mobilitazione e lo sdegno contro il genocidio in corso, tocca anche a noi fare la nostra parte! Dopo la contestazione al Senato accademico del mese scorso e la petizione lanciata per sospendere gli accordi con aziende belliche e università israeliane, abbiamo ottenuto l’ennesima vaga e imbarazzante presa di posizione dal Rettore Leone. Il Magnifico nega qualsiasi accordo con aziende belliche, allora perché non inserire questo punto nello Statuto dell’Ateneo? Non ci sarebbe nulla di più coerente con la Costituzione, alla quale il Rettore si richiama, di rinunciare ad accordi e collaborazioni presenti e future con aziende della filiera bellica. L’applicazione di nuove tecnologie all’industria bellica e l’assoggettamento della ricerca ai loro interessi rischia di tramutare i conflitti in corso e futuri in carneficine, dove a farne la spesa saranno le popolazioni civili inermi. Rifiutare questi accordi ed esigere che il sapere sia estraneo alle logiche belliche è necessario per difendere la pace e fermare il genocidio in corso.
Allo stesso tempo rinunciare ufficialmente ad accordi con università israeliane non è qualcosa di antidemocratico, come sostiene il Rettore, giustificando questa presa di posizione con la presunta neutralità della ricerca e degli enti accademici, ma al contrario è quanto più di pacifista e democratico ci possa essere. Le università israeliane, infatti, sono i primi avamposti di colonizzazione della Palestina, hanno un ruolo chiave nella ricerca bellica e nella costruzione dell’ideologia sionista e da diversi anni portano avanti un boicottaggio nei confronti dei ricercatori palestinesi. La loro ricerca non è neutrale, ma è funzionale agli interessi di uno Stato genocida e per questo è necessario prendere una posizione di netto boicottaggio nei loro confronti.Se il Rettore e la governance dell’Ateneo non hanno alcuna volontà di esprimersi in questa direzione vogliamo che sia la comunità accademica a farlo».

Unical per la Palestina aggiunge: «Pretendiamo un’Assemblea generale d’Ateneo, con sospensione della didattica, che permetta al corpo docente, alla componente studentesca e al personale dipendente di confrontarsi liberamente sul tema e prendere una posizione.Il primo passo che vogliamo muovere in questa direzione è rilanciare anche nella nostra università la data nazionale del 15 maggio, anniversario della Nakba. Convochiamo un sit-in sotto il Rettorato per chiedere la fine della guerra e del genocidio del popolo palestinese, per chiedere che l’università rinunci ad accordi con aziende della filiera bellica e con università israeliane e per costruire una grande Assemblea d’Ateneo! Stop al genocidio! Palestina libera!».

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