PIZZO CALABRO Libera ha presentato a Pizzo il “Diario di bordo“, una fotografia della situazione criminale nei porti italiani. Focus su quelli calabresi, a partire da Gioia Tauro ma anche su quelli “minori” come Corigliano, Amantea e i vicini Vibo Marina e Tropea. Nella sede dell’auditorium Teresa Panzino dell’Istituto Nautico di Pizzo, si è tenuto il convegno dedicato al report dell’associazione antimafia. «Abbiamo provato a mappare gli interessi e le proiezioni della criminalità organizzata nei porti. Dal 2006 al 2022 emerge un quadro inquietante» spiega Marco Antonelli della scuola normanna di Pisa e di Libera Nazionale che ha contribuito a redigere il report. Presenti all’iniziativa anche il Questore Rodolfo Ruperti, il comandante provinciale dei Carabinieri Luca Toti, il maggiore della Guardia di Finanza Matteo Maggio, l’ufficiale Agazio Tedesco della Capitaneria di Porto, il sindaco di Pizzo Sergio Pititto. La presentazione è stata introdotta dal preside dell’Istituto Nautico Francesco Vinci e dal referente regionale di Libera Giuseppe Borrello. A moderare Maria Joel Conocchiella di Libera Vibo Valentia.
È un «dato inquietante» quello riportato dal resoconto di Libera. «Sono più di 54 i porti oggetto di interesse da parte dei gruppi mafiosi diversificati in questo la ‘ndrangheta gioca un ruolo principale» spiega Marco Antonelli. Più di 40 i clan di ‘ndrangheta identificati e mappati dalla ricerca di Libera. Come dimostrano le operazioni antidroga a Gioia Tauro, ma anche in porti più vicini come Vibo Marina e Tropea, dove le infiltrazioni nella gestione del Porto sono emerse dalle recenti inchieste. «Non solo porti grandi e commerciali – specifica Antonelli – che sono sicuramente esposti agli interessi mafiosi, ma anche porti piccoli e porticcioli. Abbiamo capito come i porti siano spazi importanti per le organizzazioni mafiose per i traffici illeciti, ma anche per i circuiti corruttivi e le mafie stesse uno spazio in cui infiltrarsi nel mondo degli appalti all’interno della gestione dell’infrastruttura stessa».
Il potere criminale passa, dunque, anche dai mari. Una “talassocrazia” criminale che le forze dell’ordine cercano di contrastare. «Chi controlla il mare ha il controllo delle merci» spiega il comandante provinciale dei Carabinieri Luca Toti. «Basta controllare alcuni punti strategici per avere il governo del mare. La ‘ndrangheta oggi è l’associazione criminale che più delle altre ha interesse sui porti, chi gestisce porti sia in termini di prodotti illeciti che di traffico di esseri umani gestisce un grosso business criminale. La ‘ndrangheta ha capito che essere presente sui porti vuol dire esercitare sfere d’influenza». Interesse che si contrasta tramite la sinergia tra istituzioni e forze dell’ordine, con l’azione soprattutto della sezione navale della Guardia di Finanza che della capitaneria di porto. «La maggior parte delle cose che compriamo online arriva via mare» spiega l’ufficiale Agazio Tedesco della Capitaneria di Porto. «La criminalità organizzata si inserisce nella logistica e nel trasporto, noi cerchiamo di controllare e prevenire tramite le informazioni che abbiamo. La tecnologia ci aiuta tantissimo». «Un report importantissimo» aggiunge dal palco il maggiore della GdF Matteo Maggio, che però lancia anche un messaggio positivo: «Sempre più ufficiali di bordo stanno iniziando a collaborare segnalando anche solo sospetti sulla presenza di stupefacenti a bordo». (Ma.Ru.)
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