RENDE «Da più tempo abbiamo segnalato alla pubblica opinione e alle competenti Autorità le numerose illegittimità, di procedura e di merito, che viziano il PSC adottato dal Consiglio Comunale di Rende il 30.05.2023» e revocato ieri dai commissari: così in una nota congiunta Federazione riformista di Rende, AttivaRende, Idm Rende, InnovaRende e Circolo Carlo Rosselli.
«L’incarico di redazione del Progetto di PSC all’arch. Daniela Francini – sostengono i firmatari del documento – andava revocato, in quanto i proff. Piccinato, Cerasoli, Passarelli e l’ing. Buoncristiano, che componevano il gruppo di professionisti che ha partecipato e vinto l’evidenza pubblica per l’affidamento dell’incarico, hanno presentato le proprie dimissioni durante la fase di redazione del Piano. È evidente che i curricula degli accademici dimissionari sono stati determinanti per il successo del raggruppamento temporaneo Francini. Successivamente, ma pochi mesi prima dell’adozione del PSC, la Giunta Manna ha integrato con alcuni professionisti il gruppo Francini, senza porre in essere alcuna evidenza pubblica. È del tutto evidente che un provvedimento di revoca all’arch. Daniela Francini avrebbe avuto come conseguenza la novazione dell’intero procedimento per la redazione del PSC; la revoca è tuttora da valutare con conseguente annullamento del PSC adottato».
Per Federazione riformista di Rende, AttivaRende, Idm Rende, InnovaRende e Circolo Carlo Rosselli, inoltre, «Le modalità con cui è stato adottato il PSC nella seduta consiliare del 30 maggio u.s. Infatti, la discussione sul punto è durata solo sei minuti, senza una relazione, in mancanza del parere della competente commissione consiliare e senza che il Presidente del Consiglio Comunale abbia invitato i Consiglieri Comunali, eventualmente in condizioni di incompatibilità, ad allontanarsi dall’aula; avere trasformato tutte le aree poste ad ovest del Viale Principe ed in prossimità delle Piscine Comunali, destinate a verde F1 e F3 dal PRG del 2001, in aree residenziali, nel nuovo PSC, con indice fondiario pari a 3,5 mc/mq. Questa norma del PSC – continuano – viola l’impegno del Comune di Rende ad osservare il principio di “consumo di suolo zero” del territorio, dal momento che tale principio viene violato anche da un aumento consistente del carico volumetrico che, in questo caso, passa da 1 mc/mq a 3,5 mc/mq. Inoltre, detta previsione del PSC allontana dal centro della città la realizzazione di nuovi servizi per la popolazione, servizi ai quali, appunto, erano destinate le predette aree F1 e F3».
«Nei comparti urbanistici ove insiste la città realizzata, le aree non edificate residue sono state tutte munite di un indice fondiario di 2,5 mc/mq, indiscriminatamente» mentre «tutti i PAU previsti dal PRG del 2001 e regolarmente approvati seguendo le procedure di legge, sono scaduti. Il PSC Francini si limita a prendere atto che i PAU sono scaduti e che nelle aree di pertinenza si può intervenire seguendo la normativa nazionale, ove ne ricorrano le condizioni. È del tutto evidente che una carenza cosi macroscopica, pur non volendo pensar male, avrebbe spinto la nuova edificazione verso le aree di completamento. Si fa notare la delicatezza di questa evidente considerazione».
Le cinque sigle firmatarie sostengono poi che «il PSC Francini avrebbe eliminato da due a tre milioni di mc previsti dal PRG del 2001. Ciò è quanto afferma esplicitamente, in una serie di pubbliche dichiarazioni, la stessa arch. Francini. La volumetria soppressa sarebbe servita per compensare gli enormi aumenti volumetrici nelle aree urbanizzabili segnalate nei punti che precedono, ciò al fine di ottenere un saldo zero dell’impegno volumetrico nella città. A quante e quali aree è stato sottratto il volume per determinare una soppressione dai due ai tre milioni di mc? Non è questa la sede per ripetere che si toglie ai poveri per dare ai ricchi, ma essendo del tutto oscure le motivazioni che hanno determinato la predetta soppressione di volume, c’è da aspettarsi, ove il piano riprendesse la sua efficacia, la presentazione di centinaia di osservazioni».
«Lo strumento urbanistico del 2001 aveva destinato l’area su cui insiste lo Stadio “M. Lorenzon” a zona B con un indice fondiario di 2,5 mc/mq. Questa impostazione rispondeva alla necessità di trasferire in altra zona la struttura sportiva, per consentire una rimodulazione urbanistica del quartiere di Commenda, per potenziare servizi e residenzialità. Inoltre, e non è questione di poco conto, il patrimonio dell’Ente, in termini di valore, veniva ad arricchirsi per circa dieci milioni di euro. Volendo sorvolare sui motivi, peraltro contenuti in atti amministrativi, il PSC Francini ha fatto ridiventare l’area del Lorenzon F1, con evidente danno per il Comune di Rende. Tanto affinchè i cittadini titolari di interessi legittimi assumano le iniziative ritenute più opportune e le Autorità competenti i provvedimenti di competenza».
Nel commentare la delibera n.15 con cui i commissari, «in accoglimento di molte delle nostre doglianze, hanno revocato la delibera di consiglio comunale con la quale veniva approvato il PSC», Federazione riformista di Rende, AttivaRende, Idm Rende, InnovaRende e Circolo Carlo Rosselli esprimono «compiacimento per tale decisione in quanto conferma la serietà della nostra azione politica».
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