Il Tribunale di Catanzaro, sezione seconda penale (presidente Roberta Cafiero, giudici Barbara Elia e Andrea Odierno) ha accolto l’appello cautelare avanzato dalle difese di Germano Filice e Maria Grazia Bafaro (difesi dagli avvocati Cesare Badolato e Francesco Bruno) sostituendo – in ottemperanza al monito della Suprema Corte di Cassazione che aveva annullato l’ordinanza del riesame – la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali, imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche, per la durata di sei mesi.
I militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza avevano dato esecuzione all’ordinanza con la quale il gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica, aveva applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di sei indagati, tra cui due finanzieri in servizio presso il medesimo Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, sulla base della ritenuta sussistenza della gravità indiziaria in ordine ai reati, rispettivamente, di associazione a delinquere, accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. Contestualmente il giudice, ancora su richiesta della Procura del capoluogo, ha disposto il sequestro preventivo delle somme di denaro ritenute corrispondenti al prezzo del reato. Secondo le ipotesi di reato formulate, i responsabili di una società informatica, si sarebbero avvalsi, con la mediazione di altri soggetti, dei militari della Guardia di Finanza coinvolti nella vicenda, per estrapolare una mole formidabile di dati relative a persone fisiche e giuridiche, cui procedevano, i predetti militari, mediante accessi abusivi a sistema informatico, a fronte del corrispettivo di rilevanti somme di danaro; i dati illecitamente estratti sarebbero stati, successivamente, commercializzati dalla società informatica, con un considerevole incremento del proprio fatturato. (f.b.)
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