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Ucciso per un defogliatore per olive, condanna confermata per lo zio di Salvatore Pangallo

In secondo grado 14 anni a Santoro Favasuli. Al figlio, Pietro Favasuli, che ha rinunciato all’appello, pena ridotta. Accolti i ricorsi della famiglia

Pubblicato il: 15/05/2024 – 20:41
di Mariateresa Ripolo
Ucciso per un defogliatore per olive, condanna confermata per lo zio di Salvatore Pangallo

REGGIO CALABRIA La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, prima sezione, ha rigettato il ricorso presentato da Santoro Favasuli e confermato la condanna a quattordici anni di reclusione. L’uomo è stato condannato dal tribunale di Locri per l’omicidio, in concorso con il figlio Pietro Favasuli, del 25enne Salvatore Pangallo, rispettivamente nipote e cugino dei due. Pietro Favasuli, invece, ha rinunciato ai motivi di appello e, in applicazione della legge Cartabia, la Corte d’Assise di Locri ha ridotto la pena, originariamente a sedici anni, di un sesto. Pena che diventa quindi definitiva.
I giudici reggini hanno invece accolto l’appello per la quantificazione del danno delle parti civili, i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Emanuele Procopio e Paolo Palleschi.

L’omicidio dopo la lite

Ad accendere la discussione, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato un defogliatore, macchinario per la pulitura delle olive. Alla base i difficili rapporti che intercorrevano tra le due famiglie e che erano sfociati in una violentissima lite. Era lunedì 9 novembre 2020 quando nelle campagne di Africo, in provincia di Reggio Calabria, si consumava l’omicidio di Salvatore Pangallo e il ferimento del padre, Costantino Pangallo. Il ragazzo venne raggiunto da un colpo di pistola che gli fu fatale. A sparare il giovanissimo cugino Pietro Favasuli, arrestato qualche giorno dopo insieme al padre, Santoro Favasuli. I due, si costituirono al termine di serrate ricerche condotte dai carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Locri. (m.ripolo@corrierecal.it)

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