REGGIO CALABRIA La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, prima sezione, ha rigettato il ricorso presentato da Santoro Favasuli e confermato la condanna a quattordici anni di reclusione. L’uomo è stato condannato dal tribunale di Locri per l’omicidio, in concorso con il figlio Pietro Favasuli, del 25enne Salvatore Pangallo, rispettivamente nipote e cugino dei due. Pietro Favasuli, invece, ha rinunciato ai motivi di appello e, in applicazione della legge Cartabia, la Corte d’Assise di Locri ha ridotto la pena, originariamente a sedici anni, di un sesto. Pena che diventa quindi definitiva.
I giudici reggini hanno invece accolto l’appello per la quantificazione del danno delle parti civili, i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Emanuele Procopio e Paolo Palleschi.
Ad accendere la discussione, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato un defogliatore, macchinario per la pulitura delle olive. Alla base i difficili rapporti che intercorrevano tra le due famiglie e che erano sfociati in una violentissima lite. Era lunedì 9 novembre 2020 quando nelle campagne di Africo, in provincia di Reggio Calabria, si consumava l’omicidio di Salvatore Pangallo e il ferimento del padre, Costantino Pangallo. Il ragazzo venne raggiunto da un colpo di pistola che gli fu fatale. A sparare il giovanissimo cugino Pietro Favasuli, arrestato qualche giorno dopo insieme al padre, Santoro Favasuli. I due, si costituirono al termine di serrate ricerche condotte dai carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Locri. (m.ripolo@corrierecal.it)
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