COSENZA «Nei giorni scorsi un locale del centro ha servito degli alcolici a una comitiva di dodicenni che avevano prenotato un tavolo»: come dire che spesso anche gli adulti non si comportano proprio come dovrebbero. L’episodio è stato riferito dalla psicoterapeuta Alessandra Santelli stamattina, nel corso di un incontro con le prime e seconde classi del liceo classico Telesio: il primo seminario formativo/informativo del progetto “Scelte sobrie: alcol e giovani”. Ideato e organizzato dall’associazione Jole Santelli (che già lo scorso novembre si era concentrata sui rischi del web), il progetto rientra nell’ambito della promozione di iniziative relative alle politiche giovanili, con il sostegno della Regione Calabria, d’intesa con il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Dopo i saluti della vicepreside Filice – che ha contrapposto alla «cultura dello sballo e dei cicchetti» l’insegnamento dei classici sulla sobrietas e la morigeratezza secondo il motto est modus in rebus – il biologo e nutrizionista Ennio Avolio, docente Unical, ha messo subito le cose in chiaro, con un linguaggio semplice e diretto: «Anche il semplice consumo di alcol, non parlo di abuso bensì di uso, provoca negli adolescenti danni a breve e lungo termine. Stiamo parlando di una sostanza tossica e cancerogena che crea dipendenza e danneggia fegato e cervello. Il cosiddetto “bere con moderazione” non esiste, soprattutto per gli adolescenti che non hanno enzimi maturi nel fegato per metabolizzare l’etanolo». Santelli ha proposto ai liceali di «riempire con altro il vuoto che vi porta a bere» perché «l’alcol vi ruba la volontà e il coraggio, è un anestetico che da un finto piacere porta al malessere. Spesso parlo con 14/15enni che si dicono infelici – ha concluso la psicoterapeuta – ma forse non sanno che quella è l’età dell’infelicità, della fatica e della sofferenza: lo studio sono i vostri semi che produrranno frutti, fornendovi un’assicurazione sulla vita».
Maria Francesca Amendola, psicologa Asp, ha lavorato per oltre quarant’anni prima con i tossicodipendenti («molti eroinomani a inizio anni 80 erano miei coetanei e amici, alcuni mi sono morti nelle mani…») poi con gli alcoldipendenti: «L’alcol è una bestia. Il disturbo da uso di alcol è la porta d’accesso ad altri problemi, e alle donne fa ancora più male per via del diverso metabolismo, se poi per essere belle vi tocca bere c’è qualcosa che non va…». Amendola ha poi mostrato una serie di slide su pubblicità e sponsorizzazioni di bevande alcoliche – anche per eventi sportivi – accanto a campagne di sensibilizzazione, ponendo l’accento sulla potenza delle multinazionali dell’alcol e su anomalie come le «dipendenze legali», un ossimoro che si ben si attaglia alla ludopatia i cui proventi ingrassano le casse dello Stato.
A Vitaliano De Salazar, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera cosentina, le conclusioni tra aneddoti personali («la mia generazione è stata influenzata dalla politica ma anche ai miei tempi il branco, negazione dell’individuo, dava forza») e l’invito alla prevenzione, già in occasione dell’open day presentato l’altro ieri all’Annunziata. «La gioventù è il tempo degli errori e dei rischi – ha detto – ma informazione e prevenzione sono decisive, non ci si salva individualmente anche se le responsabilità sono individuali: non datele ad altri, vogliatevi bene e ogni tanto fermatevi. Soprattutto abbiate un progetto, porsi un obiettivo ci salva».
“Scelte sobrie: alcol e giovani” prevede quattro seminari formativi/informativi sull’abuso dell’alcol, che si terranno nelle scuole secondarie di secondo grado. Durante gli incontri i ragazzi potranno confrontarsi con esperti del settore nel campo della psicologia della nutrizione, della medicina e delle dipendenze. Il binge drinking (assunzione di 5-6 bevande alcoliche in un intervallo brevissimo al fine di ubriacarsi) tra i giovani è un fenomeno purtroppo molto diffuso anche nella fascia di età che va dai 12 ai 15 anni. «È pertanto, necessario educare i ragazzi verso uno stile di vita sano, dove per sano – spiegano i promotori dell’iniziativa – intendiamo attento alle scelte e ai rischi, soprattutto laddove, come in questo caso, la posta in gioco è la vita». Le domande dei ragazzi del Telesio dimostrano che la formula del seminario è apprezzata. (euf)
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