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l’intervista

«Stanno distruggendo la normativa antimafia voluta da Falcone»

Lo ha detto Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia dal 2006

Pubblicato il: 16/05/2024 – 11:45
«Stanno distruggendo la normativa antimafia voluta da Falcone»

ROMA «Tutte queste leggi che stanno arrivando con la nuova riforma della Giustizia, stanno distruggendo la normativa antimafia voluta fortemente da Giovanni Falcone. Per i collaboratori di giustizia non si vede luce in fondo al tunnel. Per questo motivo noi come ‘Associazione Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia’, abbiamo già presentato un documento in otto punti e ne abbiamo pronto un altro da sottoporre alle istituzioni competenti». Lo ha affermato a “Cusano Italia Tv” Luigi Bonaventura, noto in passato per essere stato reggente della cosca di ‘ndrangheta dei Vrenna-Ciampà-Corigliano-Bonaventura, operante nel territorio di Crotone e dal 2006 collaboratore di giustizia.
«Troppe cose non vanno bene, le intercettazioni sono state fatte a pezzi e rischiano di distruggere anche il sistema dei collaboratori di giustizia. Rischiamo di arrivare a un punto in cui in Italia non si potrà più parlare di lotta alle Mafie. Serve un sistema, una legge che sia garantista anche per il cittadino perché, quando fallisce il collaboratore di giustizia non fallisce solo lui in prima persona ma tutto il sistema. Puntiamo, inoltre, all’inserimento socio lavorativo nella normativa europea antimafia. Ecco perché siamo gemellati con l’associazione antimafia tedesca e francese, lavoriamo anche a livello internazionale per arrivare a una normativa antimafia europea. Ci vuole una lotta collettiva e transnazionale. L’importante è collaborare perché la Mafia non è solo un problema italiano. Purtroppo, i collaboratori di giustizia sono diventati una categoria non protetta come insegnano le vicende di Leonardo Vitale e Tommaso Buscetta. I cosiddetti “pentiti” rischiano la vita in prima persona e mettono a repentaglio anche i loro famigliari con questa scelta di vita».

luigi-bonaventura

«Ecco perché come ‘Associazione Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di giustizia’ assistiamo umanamente 4.000 famigliari di circa 1.000 collaboratori di giustizia. La nostra è una vera e propria rivoluzione per i diritti fondamentali, tipo ad esempio: la possibilità di studiare per i nostri figli e la possibilità di aver accesso al Sistema Sanitario Nazionale per le cure di cui hanno bisogno. Si tratta di diritti basilari esistenti già quando sottoscriviamo il contratto con lo Stato; poi però lo Stato stesso non rispetta i patti. Noi collaboratori di giustizia e i nostri famigliari portiamo il doppio marchio: siamo infami per le Mafie e restiamo semplici mafiosi pentiti per una società civile che civile non è; infatti, la conseguenza è che siamo discriminati. Per esempio, io in questo momento non riesco a lavorare, perché con i precedenti che ho e con i pregiudizi che ci sono in Italia diventa difficile per me lavorare».

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