VIBO VALENTIA Gli accertamenti svolti hanno posto in luce «alterazioni e compromissioni dell’azione amministrativa» con riferimento a molteplici settori di intervento che si sono in gran parte tradotti «a vantaggio di soggetti collegati a vario titolo, direttamente o indirettamente, con i sodalizi criminali egemoni nell’area». E ancora: «Le risultanze ispettive di supposto condizionamento e/o di collegamento di taluni amministratori e di alcuni dipendenti con la criminalità organizzata locale, così come delineati dalla commissione di accesso, forniscono univoci, concreti e rilevanti elementi di collegamento diretto o indiretto dei componenti degli organi elettivi con la locale criminalità organizzata».
A scriverlo nero su bianco nella proposta di scioglimento del Consiglio comunale di Tropea firmata dal Profetto Grieco ed inviata al ministero dell’Interno. L’Ente è stato sciolto lo scorso 23 aprile su decisione del Consiglio dei ministri, con il successivo insediamento della commissione prefettizia formata dai due viceprefetti Vito Turco e Roberto Micucci e il funzionario economico finanziario, Antonio Calenda.
Come viene sottolineato nella relazione, infatti, l’ipotesi di una soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata – vincoli di parentela o affinità, rapporti di amicizia o di affari, frequentazioni – può desumersi anche quando «il valore indiziario degli elementi raccolti non è sufficiente per l’avvio dell’azione penale o per l’adozione di misure individuali di prevenzione». E nel caso di Tropea, dunque, gli approfondimenti eseguiti avrebbero consentito di rilevare come alcune imprese affidatarie di servizi da parte del Comune «avessero legami con l’area della criminalità organizzata, direttamente o indirettamente» mentre gli amministratori dell’Ente «non hanno mai inteso porre alcun intervento per correggere tale modalità di affidamento delle opere pubbliche», un modus operandi definito «inappropriato» proprio nel critico contesto ambientale del territorio di Tropea e, a maggior, ragione in un settore in cui il sindaco ha «espressamente ammesso di intervenire direttamente».
Nel settore della gestione degli appalti e degli affidamenti diretti di lavori e servizi di interesse pubblico, l’attività della Commissione ha constatato distorsioni dell’agire amministrativo. In un altro caso riportato nella proposta di scioglimento, il Comune di Tropea, attraverso la procedura degli affidamenti diretti sottosoglia, avrebbe affidato lavori inerenti la pubblica illuminazione e la rete fognaria senza applicare il principio di rotazione previsto. All’amministrazione del Comune di Tropea, inoltre, sono stati contestati anche gli affidamenti diretti ad una ditta che svolge prevalentemente “attività di ristorazione con somministrazione”, richiedente di iscrizione in “White list” da parte della Prefettura di Vibo Valentia, ma al momento delle richieste, quando venivano emesse le autorizzazioni, «non vi risultava ancora formalmente inserita».
Lo stesso sarebbe accaduto anche con altre due ditte “ristorante pizzeria”. Secondo quanto riportato nella relazione, non può immaginarsi che della circostanza «non fosse informata l’Amministrazione Comunale di Tropea al momento della scelta sul soggetto cui destinare l’affidamento diretto di servizi». E ancora le «strutture di ristorazione, dagli accertamenti esperiti, risultano essere pressoché le uniche strutture destinatarie di affidamenti diretti per le cene istituzionali, pur essendo Tropea un centro turistico con la presenza di un gran numero di esercizi commerciali che svolgono attività ristorazione». Altro problema di “white list” anche nel caso dell’affidamento diretti da parte dell’Ente, ad una società che svolge “servizio trasporto scolastico alunni”.
La Commissione d’indagine ha rilevato importanti anomalie nello svolgimento del rapporto contrattuale tra il Comune di Tropea e un’altra azienda alla quale è stato affidato il servizio integrato di conduzione, custodia, controllo, gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria del sistema depurativo e degli impianti di sollevamento, «venendosi sostanzialmente a configurare un subappalto non autorizzato». La società in questione, a seguito di bando di gara espletata mediante la Stazione Unica Appaltante della Provincia di Vibo Valentia, si è aggiudicata il servizio che «doveva essere effettuato dall’Appaltatore unicamente con proprio personale e con propri macchinari ed attrezzi efficienti ed idonei allo scopo», si legge. Era fatto pertanto divieto all’appaltatore di «sub appaltare direttamente o indirettamente, sia pure parzialmente i servizi oggetto dell’appalto, sotto pena la risoluzione del contratto e l’addebito all’appaltatore decaduto degli eventuali danni e maggiori spese». «Ciononostante, la ditta ha invece affidato senza alcuna autorizzazione lo smaltimento dei fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue urbane del Comune di Tropea ad una serie di imprese» tra cui una, alla quale all’epoca dell’affidamento dello smaltimento fanghi era destinataria della interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Vibo Valentia». Dall’esame della documentazione acquisita emerge che il servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria sia della rete idrica e sia della rete fognaria risulta stato affidato ad una società e «si è avuto modo di constatare che il Comune di Tropea ha proceduto – all’evidenza in via del tutto strumentale – al frazionamento del servizio di manutenzione degli impianti idrici e fognari in due appalti, finalizzato a procedere con degli affidamenti diretti sotto soglia e ad eludere l’obbligo di indizione di una procedura comparativa». Tra gli affidamenti del Comune di Tropea emerge che quello relativo al Servizio di refezione scolastica nelle scuole dell’infanzia e primarie era stato affidato ad una società «raggiunta dall’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Vibo Valentia». (g.curcio@corrierecal.it)
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