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«La commissione di garanzia del Pd certifica la paralisi a Cosenza della segreteria Pecoraro»

L’affondo dell’associazione politico-culturale Controcorrente. «Forse Roma dovrebbe smetterla di procrastinare»

Pubblicato il: 17/05/2024 – 20:33
«La commissione di garanzia del Pd certifica la paralisi a Cosenza della segreteria Pecoraro»

COSENZA «La nota diramata dalla commissione provinciale di garanzia del Pd dimostra, una volta di più, la paralisi della segreteria Pecoraro. La commissione chiede, addirittura, di convocare un incontro della stessa con il segretario, il presidente e il dirigente dell’organizzazione (?), per “discutere del rispetto delle regole statutarie”. Si dice al segretario, quindi, che bisogna decidere su come si applica lo statuto ovvero “mettiamoci d’accordo” ovvero “diteci cosa fare”. E senza pudore lo si comunica pure pubblicamente, a dispetto della pax elettorale che è il motivo del differimento delle decisioni sui ricorsi in esame». E’ quanto afferma in una nota l’associazione politico-culturale Controcorrente sullo stato del Pd cosentino.
«Ora, atteso che l’iniziativa della commissione e del suo presidente è un unicum – continua l’associazione – viene così dimostrata la sua debolezza e la assoluta incapacità di prendere decisioni fondate unicamente sullo statuto e i regolamenti. Non sulle indicazioni del segretario e dei suoi maggiorenti. Debolezza e incapacità che inficiano qualsiasi decisione codesta commissione prenderà, ma anche quelle già prese, visto che dichiara il bisogno di accordarsi sulla interpretazione delle regole. Preso atto della gravità della situazione sollevata dalla stessa nota, la minoranza congressuale è costretta a comunicare a mezzo stampa le sue posizioni in merito, visto che Pecoraro non convoca una direzione o una assemblea da quasi due anni, organismi questi eletti nell’ultimo congresso provinciale, diversamente dalle assemblee generiche o attivi qualsiasi, del resto assai poco partecipati». «Sulla commissione di garanzia – prosegue Controcorrente – è bene precisare dunque che: la composizione della commissione non rispecchia l’esito congressuale in quanto i membri nominati a suo tempo dalla minoranza, con propria valutazione interna, non sono più rappresentativi della stessa, non avendo ormai alcun rapporto con l’area che li ha indicati e avendo sempre pedissequamente votato in stretta osservanza delle indicazioni del presidente e della maggioranza congressuale. Pertanto, affinché la commissione sia rappresentativa dell’esito congressuale e riconosciuta da tutte le parti va al minimo, senz’altro indugio, rinnovata nei due nominativi espressi dalla minoranza; il presidente della commissione di garanzia, sia in conseguenza delle ingerenze in compiti che il partito riserva ad altri organismi, sia per l’aver da subito abdicato alla terzietà del suo ruolo a vantaggio unicamente del segretario e dei suoi maggiorenti, sia per aver negato il principio di trasparenza impedendo di prendere visione di documenti finanziari e politici, non offre più elementi di autonomia e garanzia e perciò deve rimettere il suo mandato. Le discussioni sollevate da più parti sulla mancata candidatura di tesserati e dirigenti nazionali nelle liste del Pd ove presenti, nei gruppi consiliari del Pd ove presenti, ma anche sul sostegno a candidati di destra a discapito di altri, su segreterie di circolo ostaggio di chi è emigrato verso altri partiti, su membri della commissione di garanzia che, dopo aver votato sempre in linea con i desiderata del segretario, lasciano il partito – pongono una serie di questioni politiche (e non formali) e di gestione del partito provinciale che non aspettano e non rispettano evidentemente i tempi della pax elettorale. Forse Roma dovrebbe smetterla di procrastinare».

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