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Narcotraffico a Cosenza, il prezziario della droga imposto dal “deputato” Gianfranco Sganga

L’indagato è considerato a capo dell’omonimo gruppo «legato alla Confederazione di ‘ndrangheta cosentina»

Pubblicato il: 17/05/2024 – 6:58
Narcotraffico a Cosenza, il prezziario della droga imposto dal “deputato” Gianfranco Sganga

COSENZA Un gruzzoletto donato in «segno di riverenza» a Gianfranco Sganga, ritenuto dalla Dda di Catanzaro a capo di un gruppo gravitante nell’orbita criminale cosentina. L’episodio è finito nelle carte dell’inchiesta denominata “Recovery” contro il narcotraffico nel Cosentino. E’ il 17 giugno 2023, e all’indagato vengono consegnati mille euro in contanti. «Sabato c’é stato un amico mio, e questo minchia … ha preso praticamente i soldi da dentro la tasca già preparati, che già era venuto prevenuto… prima di salutarmi che se ne andato, a preso mi ha dato queste cose nella mano, che fra l’altro erano mille euro». Il racconto prosegue e Sganga racconta di aver messo da parte i soldi, salvo poi constatare un ammanco di denaro. Il “fiore” termine utilizzato nel gergo criminale per indicare un corrispettivo in denaro donato ad un determinato soggetto, rende chiari – secondo l’accusa – la caratura e il peso di Sganga nel contesto oggetto di indagine.

Sganga e il clan reggino

Gianfranco Sganga è conosciuto come “il deputato”. E’ lui il 19 febbraio 2023, uno dei due interlocutori di una telefonata intercettata. Da quanto si apprende, l’indagato avrebbe tenuto testa a “Michele” e “Robertino”, che si identificano in Michele Di Puppo e Roberto Porcaro. Ma lo stesso, pare poco interessato alla circostanza e preferisce pensare al futuro. Che si traduce nella necessità di rafforzare il proprio gruppo, «facendo avvicinare anche esponenti che in passato hanno militato in altre consorterie criminali». A tal proposito, chi indaga intercetta le conversazioni intrattenute tra due indagati Giuliano Caruso e Giuseppe Bartolomeo. Il primo racconta al suo interlocutore «di aver regalato una tuta a Gianfranco Sganga e di avergli parlato molto bene di lui quale elemento da valorizzare all’interno del clan». Sganga tuttavia pensa ad espandersi e che indaga intercetta una telefonata che consente di dialogare con un esponente di spicco di una cosca considerata articolazione autonoma del Locale di Cinquefrondi.

Il vuoto di potere

Il presunto gruppo Sganga si inserisce all’interno di nuovi equilibri creatisi a seguito di quello che gli investigatori definiscono un “vuoto di potere” all’indomani degli arresti di “Reset”. Che hanno decapitato i vertici della presunta confederazione di ‘ndrangheta cosentina. Gli spazi lasciati vuoti devono essere “occupati” e i sodalizi si muovono per riorganizzarsi (ne abbiamo parlato qui). Il gruppo che fa riferimento a Sganga, «potendo contare su una legittimazione ‘ndranghetistica storica e su una sempreverde vocazione “autonomista”, ha trovato terreno fertile». Quanto raccolto dagli investigatori, avrebbe consentito di ricostruire le dinamiche criminali organizzate cosentine, con particolare attenzione al gruppo Sganga. Che godrebbe di «un alto grado di autonomia» e «dirige un proprio gruppo tendenzialmente operativo nel quartiere San Vito con frequenti proiezioni espansionistiche nell’intera città di Cosenza e nel suo hinterland, ma sempre nel riconoscimento e nel rispetto delle regole della confederazione di ‘ndrangheta riconducibile a Francesco Patitucci». Sganga, recentemente, è stato condannato al termine del processo di primo grado scaturito dall’inchiesta denominata “Overture alla pena di 6 anni e 2 mesi di reclusione.

Le accuse dei pentiti

E’ il pentito Luca Pellicori a tratteggiare l’identikit e il ruolo di Gianfranco Sganga. «Oggi le estorsioni a Cosenza le gestisce tutte Gianfranco Sganga (…) non gestisce solo le estorsioni ma anche la droga, tanto è vero che anche il nostro gruppo (clan Perna) attualmente si rifornisce di sostanza stupefacente da lui». Ed ancora «i prezzi che pratica per la vendita al nostro gruppo sono, in base alla qualità: di 1.200/1.350 euro al chilo la marijuana, 1.400/1.600 euro al chilo l’hashish, 38/42.000 euro al chilo la cocaina». Altro pentito, altre dichiarazioni. E’ Celestino Abbruzzese, detto “Micetto” ex membro dei “Banana” a confessare: «Gianfranco Sganga ha un suo gruppo che gestisce la zona di San Vito e Serraspiga, vendendo cocaina, fumo ed erba, per lui lavorano in tanti a Cosenza;(f.b.)

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