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l’intervento

Palmi, nella cripta di San Fantino messa in sicurezza degli affreschi – FOTO

Gli affreschi rinvenuti negli anni ’50 del secolo scorso e datati all’interno di un arco temporale che va dall’VIII all’XI secolo d.C

Pubblicato il: 17/05/2024 – 8:33
Palmi, nella cripta di San Fantino messa in sicurezza degli affreschi – FOTO

PALMI Prosegue in Calabria il percorso di riqualificazione dei beni culturali da parte del Ministero della Cultura attraverso l’attività di restauro. Nel complesso monumentale della cripta di San Fantino a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, è in corso un intervento di messa in sicurezza degli affreschi. I lacerti di affresco presenti all’interno della cosiddetta cripta della Chiesa di San Fantino, presso Taureana di Palmi, sono stati rinvenuti negli anni ’50 del secolo scorso e datati all’interno di un arco temporale che va dall’VIII all’XI secolo d.C. Si presentano in uno stato molto frammentario, con tratti di parete in cui è ravvisabile la sovrapposizione di più strati pittorici. La lettura di questa articolata stratificazione è complicata dal pessimo stato di conservazione delle pitture, interessate da differenti problematiche di degrado, tra le quali uno spesso strato di fango accumulato sulla superficie, efflorescenze saline e incrostazioni carbonatiche, che ne occultano la visione.

L’intervento

L’intervento di messa in sicurezza effettuato su due aree pilota, si è configurato come un cantiere di progetto, al fine di mettere a punto adeguati sistemi per la conservazione di tutte le superfici interne della cripta, che conservano ancora numerosi altri frammenti d’intonaco. «L’obiettivo – rende noto in una nota il Segretariato Regionale del MiC per la Calabria – è quello di rendere intellegibile la materia ritrovata, che in mancanza di fonti storiche e documentali, costituisce la fonte primaria d’indagine: comprendere e mettere in fase le differenti stratificazioni può contribuire a ricostruire, in maniera ancora più plausibile, le vicende storiche e artistiche legate al complesso monumentale. La prassi esecutiva degli interventi ha tenuto conto delle caratteristiche peculiari dell’habitat ipogeo che sappiamo non sempre rende possibile né consigliabile attenersi a pratiche di restauro già sperimentate e consolidate per gli ambienti sopraterra. Sono stati selezionati cioè materiali d’intervento il più possibile inerti e non appetibili alle colonie di microrganismi. Dal punto di vista operativo, in ragione della delicatezza e fragilità della materia, si è proceduto di volta in volta con il trattamento di una limitata porzione di superficie per la rimozione delle diversificate sostanze presenti, ritornando più volte sulla stessa area, ogni volta con l’impiego di differenti e specifici metodi d’intervento, spesso con il necessario ausilio di visori ottici d’ingrandimento. Contestualmente all’attività di messa in sicurezza, si è avviato un monitoraggio microclimatico mediante la collocazione di data-logger per la misurazione di temperatura e umidità relativa. Il rilevamento in corso prevede la prosecuzione dell’acquisizione dei dati su un arco di tempo che attraversi tutte le stagionalità, e un approfondimento di studio del contesto ambientale che consenta di acquisire informazioni utili ad un piano di risanamento dell’aula della cripta. Uno degli obiettivi primari è quello di individuare intervalli di valori di temperatura e umidità relativa all’interno dei quali si può ritenere di garantire un equilibrio tra muratura e aula interna della cripta. Si ringrazia per l’esecuzione degli interventi Anna Arcudi, restauratrice».

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