COSENZA Di sicuro c’è solo che sta aumentando eccome il cemento tutto intorno: il lato B del ponte di Calatrava – che poi è il “mondo di sotto” speculare e contrario alle moderne guglie strallate visibili da tutta la città – nasconde uno dei tanti non luoghi della città, giacigli di fortuna e luoghi di perdizione, oltre che centro di raccolta di immancabili cumuli di immondizia simili a installazioni site specific come se ne vedono tanti, e non solo in periferia (leggi l’ultima puntata del nostro Spazzatour).
La seconda puntata de “Le città invivibili” – campagna e osservatorio permanente che gli organizzatori dell’Aghia Sophia Fest hanno ideato per lanciare uno dei talk (con Giorgio De Finis, la prossima settimana) – parte da uno dei simboli della città: come opera non è né incompiuta né abbandonata, forse potremmo definirla sospesa per il suo collegare, almeno per adesso, il nulla di Gergeri al quasi nulla dell’asse via Popilia-viale Mancini, che però si sta via via saturando. La foto qui sopra è eloquente soprattutto per gli edifici sullo sfondo e le gru, se ne contano ben quattro solo in questa “finestra”, e raccontano la gentrificazione condotta a colpi di torri e palazzoni da 2mila euro e oltre a metro quadro.
Il tour ideale procede spostandosi un po’ più a sud, sempre ai margini del centro storico: il palazzetto dello sport di Casali, già luogo di aggregazione negli anni ‘80/90 del fermento sportivo di Cosenza (squadre di basket e calcetto oltre a una sorprendente pallamano, anche femminile), oggi – manco a dirlo – discarica nell’attesa di una destinazione d’uso: poco più di tre mesi fa, il sindaco Franz Caruso in pubblico aveva rivelato di aver rifiutato un progetto di 400mila euro, «che non bastavano neanche per rimettere a posto l’area esterna: servirebbe qualche milione» ma ci sarebbe l’interessamento della società di calcio a 5 Pirossigeno che milita in serie A.
Torniamo allora verso nord: il mercato di via degli Stadi / città 2000, tra i simboli del degrado di un intero quartiere che è l’unico, tra quelli toccati dalla campagna di Aghia Sophia, a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Per adesso resta la tabella che racconta i fasti di un mercatino con 25 stand attivo fino a una ventina di anni fa. Gli fa il paio, ancora un po’ più a nord, il quartiere fieristico delle cupole geodetiche, per cui da anni si sprecano annunci di rinascita e interventi mai arrivati: meriterebbe un flash mob a parte, altrimenti basta attendere la prossima campagna elettorale per ascoltare l’aggiornamento di roboanti “faremo”.
Di questi e altri non-luoghi si parlerà alla 4ª edizione di “Aghia Sophia Fest – Abitare Futuri Immaginari” venerdì prossimo, 24 maggio, alle 17,30 sul Lungofiume: “Le città invivibili – Il futuro degli spazi urbani” è il titolo del dibattito con Giorgio De Finis, che ne discuterà con Giuseppe Bornino. Antropologo, artista e fotografo, De Finis ha ideato il Maam (Museo dell’Altro e dell’Altrove Metropoliz, Roma) e fondato il diffuso Museo Dif di Formello: a Cosenza parlerà di come cambiano le città e di come l’arte possa migliorarne la vivibilità. La campagna ha previsto dei messaggi (con le recinzioni che delimitano spazi pubblici “negati” alla comunità mutuate in tazebao da supporto a frasi immaginifiche che “cosentinizzano” passi letterari o musicali), frasi che da un lato hanno acceso un faro sulle incompiute o le opere abbandonate a sé stesse, dall’altro hanno stimolato una nuova idea di utilizzo degli spazi pubblici: «Una serie di azioni comunicative – hanno spiegato gli attivisti – che hanno già interessato planetario, ex Jolly e piazzetta Toscano mentre adesso di concentrano su altri tre luoghi simbolo, ognuno a suo modo. L’intento è quello di accendere una discussione pubblica, che il 24 maggio diventi realmente condivisa, riguardante il destino degli spazi pubblici di questa città».
Incompiute e cantieri a metà, viaggio a Cosenza la città invivibile
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