Tempo di bandiere blu per certificare mare cristallino, servizi di qualità, inclusione e gestione ecologica del territorio. La Calabria ne piazza ben 20 lungo il suo magnifico patrimonio di coste bagnate da tre mari. Un risultato da primato, considerato che risultiamo essere la terza regione d’Italia a pari merito con la Campania, superati dalla Puglia che ne annovera 24 (altre tre si aggiungono alla precedente) e con la Liguria che resta un modello con ben 34 premiate dal vessillo di qualità.
Senza voler sminuire il risultato autoctono raggiunto evidenzio, a mio parere, che il podio va posto in relazione con il numero di chilometri di costa delle regioni in vetta alla classifica. Il primato della Liguria è ancora più elevato considerato che il mare ne circonda 350 chilometri di costa, la Puglia del Tacco 940, e la coeva Campania 480. Noi ne abbiamo 788. Il confronto con la Puglia va fatto anche per comuni costieri, considerato che la regione di Emiliano ne annovera 69 mentre in Calabria ne contabilizziamo 116. Quindi buon risultato nella nostra regione ma si può far meglio per fortificare il brand delle vacanze al mare.
Fa molto piacere che tra le nostre new entry ci sia Parghelia, magnifica località del Vibonese che offre spiagge poco affollate con scenari da film esotico e che va ad affiancarsi a Tropea, nostra capitale del turismo straniero, che per il mare espone il suo vessillo a parare la triste vicenda dello scioglimento per mafia. Vale la pena ragionare per distretti per avere un periscopio sulla stagione estiva che si apre. Quello del Vibonese dovrebbe primeggiare, ma già nelle scorse settimane non sono mancate rimostranze dal capoluogo e a Pizzo per strisce gialle e chiazze indesiderate. Sul fenomeno per fortuna vigila la magistratura che ha un fascicolo aperto dalla scorsa estate con esteso monitoraggio.
Passiamo ad altro distretto che merita considerazione. Quel paradiso dell’Alto Jonio Cosentino che si abbraccia al piccolo tratto di mare lucano. Qui abbiamo 43 chilometri di costa fregiati da 4 vessilli. Partiamo da Rocca Imperiale che mantiene il titolo conquistato nel 2023 dopo averlo perso l’anno precedente, proseguiamo con Roseto Capo Spulico (8 consecutive e 17 in totale) e nell’onda jonica contempliamo anche Trebisacce che da 11 edizioni sta nell’elenco per concludere a Villapiana che sei volte ha alzato la bandiera blu. E’ un distretto da curare questo con panorami selvaggi, ampi spazi, prezzi popolari, molto adatto al turismo familiare ed ecologista che meriterebbe buona promozione per stranieri e italiani. Poi per 121 chilometri non troviamo eccellenza sulla fascia jonica in un territorio che ha anche grandi centri che vivono di turismo e con soprattutto Rossano-Corigliano che si era proposto di raggiungere l’obiettivo, purtroppo non raggiunto. Bisogna migliorare.
Altro distretto di qualità sta nel triangolo del Crotonese che disegna i suoi punti cardinali tra Isola Capo Rizzuto, Cirò Marina e Melissa, un’ altra oasi di benessere marino. Anche qui ci muoviamo a macchia di leopardo considerato che l’anno scorso Goletta Verde nel Crotonese segnalava 2 punti inquinati su 3, compresa la foce del Canale di Le Castella premiata in queste ore. Strano. Stranezze dei dossier.
Un altro balzo di navigazione per vedersi ergere sui pontili le bandiere blu di Giovino a Catanzaro città che si gode un’ottima spiaggia anche per servizi e intrattenimento, poco prima di Soverato che con la sua baia è paradiso di surfisti e di reddito turistico e che precede Sellia Marina altro luogo da Calabria da sogno. Nella Locride la qualità si trova anche a Roccella Jonica, Siderno e Caulonia. In queste latitudini è nata una Blue economy, con Roccella capofila considerato che sono 23 anni che viene insignita di bandiera blu, cui ha associato anche intrattenimento di spettacoli di gran qualità creando una delle poche industrie dell’intrattenimento locale. Anche qui il marketing regionale andrebbe spinto considerati i parcheggi gratuiti, gli ampi spazi e i prezzi competitivi. Nella Locride va rovesciato lo stereotipo da far west e capire come prolungare la stagione. Non eccelle il resto del Reggino nel tratto tirrenico pur annoverando spiagge e località di una rilevata notorietà.
Altro distretto di qualità è nell’Alto Tirreno cosentino che confina con la consorella Maratea in Basilicata. Conferme per Praia a Mare, Tortora, San Nicola Arcella, Santa Maria del Cedro e Diamante che offrono scenari incantevoli e mare pulito. Nella successione manca Scalea, che negli anni Settanta ha pensato in modo affrettato il suo sviluppo con un’urbanizzazione selvaggia e incontrollata cui si paga ancora dazio, perciò la candidatura è stata bocciata. A sud di Diamante tutto il Tirreno fino a Tropea è deserto di eccellenza, e si procede a macchia di leopardo.
Il dossier sul mare pulito è antica questione che arriva da lontano. Recupero in archivio un editoriale del Giornale di Calabria del luglio 1976. Firmava da par suo il direttore Piero Ardenti, origini milanesi, il quale venendo a dirigere la nuova testata aveva preso casa estiva a Sangineto e quindi sapeva molto bene come andavano le questioni. Ai tempi di Moro e Berlinguer la Regione finanziava già campagne promozionali costruite sul “mare limpido”. L’aeroporto di Lamezia apriva nuovi sentieri di accoglienza, le strutture timidamente aumentavano, la stagione era ancora corta e limitata al solito agosto. Ardenti si vedeva costretto a scrivere di campagna promozionale demolita dai divieti di balneazione in lungo e largo posti dalle diverse autorità. Spesso noi boomer dimentichiamo che il problema già esisteva. Le cause erano ben identificate «nella dissennata e disordinata crescita di insediamenti abitativi lungo le coste, non accompagnati da alcuna preventiva, o contemporanea iniziativa per dotare questi complessi e nuclei delle necessarie infrastrutture, reti fognanti soprattutto». In questo modo il nostro mare si è ammalato. E Ardenti fu facile profeta scrivendo: «Prevedere, in questa situazione, che tra qualche anno sentiremo parlare della necessità di salvare il mare e dell’urgenza di grandi impianti di depurazione, è poco». Poi vennero i depuratori e gli scandali collegati (non mancano anche in queste ore) , e mezzo secolo dopo alla pubblica opionione ricordiamo ancora l’antico problema. Dieci, cento, mille blu auspichiamo per una Calabria marina da offrire al turismo globalizzato del nuovo millennio.
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Il narcos Fabrizio Capogna al pm Cascini ha dichiarato che a Roma si consumano due tonnellate di cocaina al mese. Ogni mondo è paese e gli scenari della recente operazione “Recovery” ci mostrano plasticamente cosa accade a Cosenza e provincia. Chi ha bisogno di denaro investe e acquista dall’organizzazione per poi rivendere al dettaglio. Gli “Zingari” fanno parte del sistema e nei quartieri dove sono allocati i giovanotti hanno le stesse barbe e capigliature di Gomorra. Una nuova mafia ibrida guadagna e reinveste in attività economiche che mancano quasi sempre nelle retate da grandi numeri. Negli anni Settanta la mafia impedì per lunghi anni il commercio di eroina e il tossicodipendente doveva raggiungere almeno Cassano. Oggi siamo omologati a questo grande supermarket della ‘ndrangheta. Cento euro a grammo per muratori e figli di papà. Cambia a volta solo la qualità che si paga. Sta tutto sotto i nostri occhi. Aspettando il prossimo blitz.
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Taurianova ha iniziato il suo percorso di Capitale del Libro e in concomitanza dopo 7 anni si è inaugurata giovedì la nuova biblioteca Renda in uno storico palazzo. Un toponimo della peggiore ‘ndrangheta diventa tutt’altra Storia. La nuova Calabria segna una bella data per nuovi percorsi. In quest’anno che si apre vi invitiamo a passare da Taurianova per seguire eventi, presentazioni, visitare il paese e gustare i magnifici dolci delle pasticcerie della zona. E non manca chi si è inventato una brioche a forma di libro che a quanto pare è molto apprezzata. (redazione@corrierecal.it)
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