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il processo

Cosenza, omicidio Gioffrè. Il corpo «coperto da un involucro di vestiti e buste della spazzatura»

Una prima colluttazione avvenuta in un disimpegno, poi nella camera da letto. I Ris – in aula – tornano sulla scena criminis

Pubblicato il: 20/05/2024 – 13:00
di Fabio Benincasa
Cosenza, omicidio Gioffrè. Il corpo «coperto da un involucro di vestiti e buste della spazzatura»

COSENZA Nuova udienza in Corte d’Assise a Cosenza, sul processo relativo all’omicidio di Rocco Gioffrè 75enne ucciso da Tiziana Mirabelli il 14 febbraio 2023.
Entrambi vivevano, in due appartamenti, in uno stabile popolare in via Monte Grappa a Cosenza. Tramite il proprio legale, Cristian Cristiano, la donna ha sempre asserito di aver agito per legittima difesa. Le parti offese Francesca, Pasquale e Giovanna Gioffrè sono rappresentate dall’avvocato Francesco Gelsomino.

I Ris a casa Gioffrè

Nell’odierna udienza, sono stati chiamati a testimoniare alcuni militari dell’arma dei carabinieri ed appartenenti ai Ris di Messina che hanno svolto i rilievi nell’abitazione di Tiziana Mirabelli, dove è stato rinvenuto il cadavere di Rocco Gioffrè. Uno degli agenti in servizio al reparto investigativo speciale, Serraino, ha dato conto di una serie di reperti con tracce ematiche riferibili a Mirabelli rinvenuti nell’appartamento. Si tratta di tracce presenti su diversi coltelli, tra i quali anche un coltello da cucina e su un paio di guanti in lattice. Su questo reperto, Serraino specifica: «sui guanti rinveniamo tracce di Gioffrè e Mirabelli, all’interno della donna e all’esterno della vittima». In sede di controesame, l’avvocato della donna, Cristian Cristiano, chiede come sia stato possibile campionare il Dna di Mirabelli. Una circostanza utile al difensore per far emergere un dato, la donna ha spontaneamente consegnato il proprio Dna. È il turno del maresciallo Francesco Crea in servizio ai Ris di Messina, sezione impronte. Che ha campionato cinque reperti, tutti coltelli. «Una impronta papillare utile ai fini identificavi corrisponde con il profilo di Mirabelli, più precisamente con il pollice della mano sinistra della donna. Solo in un reperto l’impronta papillare è riferibile ad un coltello a lama larga e manico di colore nero. Presumibilmente quello utilizzato per compiere l’omicidio».

I rilievi dei carabinieri

Dopo i Ris, è il luogotenente Vincenzo Cozzoli del nucleo investigativo dei Carabinieri di Cosenza a rendere conto dell’attività svolta. Il militare ha effettuato insieme ad un collega il primo accesso all’appartamento di Mirabelli, il 19 febbraio 2023, posto nel palazzo all’interno 17. Al numero 18, invece, abitava la vittima Rocco Gioffrè. Il teste rinviene «tracce di sangue evidenti, mentre il corpo della vittima viene rinvenuto nella seconda camera da letto all’interno di una sorta di bozzo, adagiato sul pavimento in prossimità dell’ingresso». Il corpo di Gioffrè è «supino e avvolto in un involucro composto da una serie di indumenti, buste della spazzatura, un piumone, un tappeto e del cellophane. Le braccia della vittima sono ripiegate verso il busto e le ginocchia in alto». Tra le gambe è stato adagiato un lenzuolo bianco appallottolato. Il testimone prosegue passando all’analisi delle tracce ematiche più rappresentative. Vengono rinvenute tracce passive, ma non hanno connessione diretta con l’azione omicidiaria. Ad esempio quella rinvenuta sulla maniglia della porta di ingresso dell’appartamento. Per quanto riguarda il sangue della vittima, «buona parte era stato trattenuto dal materiale con il quale era stato rinchiuso in quella sorta di involucro, nel bagno rinveniamo un piumone rosa intriso di sangue lasciato in ammollo nella vasca».
L’aggressione mortale dove avviene? Chiede la pm. «Qualcosa è avvenuto nel disimpegno, tra il bagno e la camera da letto. Altre tracce attive si trovano nella camera da letto matrimoniale». Su uno dei due cuscini sul letto – aggiunge il teste – «vengono rinvenute tracce compatibili con la riproduzione di una arma, probabilmente quella utilizzata per infliggere i colpi mortali. Vi è la forma di un coltello poggiato sul cuscino e sembra riprodurre una lama di circa 2,5 cm».
Il lavoro dei Ris prosegue e si concentra su un set di coltelli. «Cercavamo l’arma del delitto e nel cucinino troviamo una scatola contenente un set di lame a marca Bavaria. Ma all’interno vi erano solo un coltello per pane, un pelapatate e un coltello di media dimensioni. Mancavano tre coltelli».
L’avvocato Cristian Cristiano prende la parola, finito l’esame del pm e chiede al teste se vi siano segni di una lotta sul luogo del delitto. Cozzoli dice di non aver avuto sentore di una collutazione, ma ammette di non avere contezza degli atti. Il controesame prosegue. Ci sono segni di ripulitura delle tracce? «Si.» Quante tracce trovate nell’appartamento? «Non troviamo tracce emetiche adeguate all’evento, quelle ripulite sono tre». C’è un motivo per cui non vi recate nell’immediatezza a casa di Gioffrè? «Non c’è un motivo». Compie accertamenti sulla cassaforte di casa Gioffrè? «Facciamo rilievi sulla possibile presenza di tracce e una risulta negativa». Il 21 aprile viene aperta la cassaforte e l’esito sulla presenza di tracce riferite a Mirabelli è negativo. Ha una conoscenza visiva del coltello mancante nella scatola? «Sulla confezione c’è una foto delle lame contenute all’interno». A casa Gioffrè verifica la presenza di coltelli o coltelli mancanti e con lama simile a quella che ha inferto i colpi mortali? «No».
Altro teste. L’udienza prosegue con l’esame ed il successivo controesame di Francesco Romano, in servizio al Nucleo investigativo dei Carabinieri di Cosenza. Che effettua quattro accessi nell’abitazione di Tiziana Mirabelli, il primo avviene il 22 febbraio 2023. Il teste sostiene di aver rinvenuto «apparati intercettivi, uno scatolo con una telecamera uguale a quella posta sopra all’abitazione di Gioffrè, diversi telefoni e un Pc non utilizzati». Ed inoltre «nella spazzatura posta sul terrazzo, vengono rinvenuti un guanto intriso di sangue e una serie di pipe artigianali usate comunemente per il consumo di stupefacenti». Ed ancora, «noto un filo elettrico una sorta di bypass tra i due appartamenti».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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