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Rinascita Scott

Gli incontri segreti tra Pittelli e Mancuso. «Non ci ha seguito nessuno?»

Numerose tra il 2014 e il 2017 le riunioni documentate tra l’avvocato e il boss in quel momento irreperibile

Pubblicato il: 20/05/2024 – 18:59
Gli incontri segreti tra Pittelli e Mancuso. «Non ci ha seguito nessuno?»

Tra il giugno 2014 e l’agosto 2017 sono stati numerosi gli incontri tra il boss Luigi Mancuso e l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, condannato a 11 anni nel maxiprocesso Rinascita Scott di cui sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa il 20 novembre 2023. In quell’arco di tempo, il capo mafia del vibonese risultava irreperibile per essersi sottratto agli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale. Pittelli, come evidenziato dai giudici – «si recava a Limbadi o a Nicotera accompagnato da Giamborino Giovanni (braccio destro di Mancuso, ndr)», mostrando «estrema cautela nell’eludere eventuali controlli o pedinamenti. Durante questi colloqui Mancuso chiedeva a Pittelli «interventi specifici nell’interesse della cosca, di suoi esponenti o di persone che comunque interessavano al capo». «Pittelli, dunque – viene evidenziato nelle motivazioni della sentenza – mostrava di essere un valido punto di riferimento per l’associazione, ben oltre il ruolo istituzionale di avvocato, piegando la nobile funzione e le prerogative ad essa riconnesse a fini del tutto eccentrici e illegali». Tuttavia per i giudici risulta significativa la circostanza che non vengano mai registrati contatti diretti tra i due «perché quando il capo aveva la necessità di “convocare” l’avvocato a Nicotera o a Limbadi, lo faceva per il tramite del suo braccio destro Gallone Pasquale, che chiedeva a Giovanni Giamborino di contattare il legale, cosa che lo stesso faceva utilizzando sempre un linguaggio criptico, ad ulteriore conferma della riservatezza degli incontri e degli argomenti che venivano affrontati».

Il linguaggio criptico: «Deve passare a prendersi l’olio»

Il 19 marzo 2016 viene documentata una prima riunione tra Luigi Mancuso e Giancarlo Pittelli e sin dalla data del 10 marzo 2016 si sussegue un fitto scambio di messaggi e di telefonate tra Giovanni Giamborino e l’avvocato. Giamborino – viene rilevato – invia un sms a Pittelli specificando che si sarebbero visti sabato alle ore 17 a Vibo Valentia e lo invita a rimanere a cena nell’occasione dell’incontro. Pittelli risponde che gli darà conferma l’indomani sera. Sempre nel corso della stessa giornata, alle ore 12:30, Giamborino invia altro sms esortandolo a fare l’impossibile, perché una terza persona si era già organizzata. Pittelli a quel punto conferma la propria presenza. Il giorno successivo, ulteriore scambio di messaggi tra Giamborino e Pittelli in cui quest’ultimo chiede al suo interlocutore se l’incontro può essere anticipato rispetto a quanto era stato concordato il giorno prima. «Che Giovanni Giamborino – sottolineano i giudici – fosse un mero tramite si comprendeva dai contatti che il giorno successivo, il 12 marzo, aveva con Gallone Pasquale, unico soggetto deputato a parlare in nome e per conto di Luigi Mancuso, perché Giovanni chiedeva se il 19 marzo (giorno concordato per l’incontro) potesse passare mezz’ora prima per prendersi l’olio”. L’accortezza utilizzata dai protagonisti è una circostanza che colpisce non solo per la spontaneità con la quale viene condivisa (e che lascia chiaramente inferire un ricorso consolidato a quel genere di allusioni criptiche), ma anche per la naturalezza con la quale costoro si accingevano a perseguire una finalità – agevolare l’incontro tra un soggetto sottrattosi ai controlli dell’autorità e un avvocato (senza che peraltro sia mai stato chiarito se e in ragione di quale specifico mandato Pittelli stesse garantendo al Mancuso un’assistenza legale) – che chiaramente doveva prendere in considerazione l’eventualità di eludere o comunque sviare degli investigatori e mirasse piuttosto a preservare gli accorgimenti adottati dall’interessato per sottrarsi alle ricerche delle forze di polizia». Alla richiesta di anticipare rincontro Gallone inizialmente ribadisce che sarebbe stato necessario mantenere come orario quello delle 18 a cui Giamborino risponde “e, va bene no… non… va bene, dai! Vediamo, vediamo perché mi aveva detto quello che se ne va a posta. Io volevo…”. Gallone, utilizzando un linguaggio criptico, diceva che ormai aveva detto alla moglie di cucinare per cena, per cui l’appuntamento non poteva essere anticipato». Il 19 marzo del 2016 viene monitorato un pranzo organizzato a casa di Pasquale Gallone a cui prendono parte lo stesso Gallone, Giovanni Giamborino, Giancarlo Pittelli, Agostino Refi e Luigi Mancuso. Un incontro organizzato nei minimi dettagli, ricostruito grazie alle attività di intercettazione in quel momento in atto su Gallone e Giamborino, nonché dalle immagini registrate dalle telecamere installate dalla polizia giudiziaria che riprendono l’accesso all’abitazione del Gallone. Anche nel corso di quella mattina si susseguono numerosi scambi di messaggi tra Pittelli e Giamborino, propedeutici a fissare un appuntamento. Alle 11:14 intercorre una conversazione tra Gallone e Giamborino in cui i due alludono «ad argomenti “normali” e, utilizzando il solito linguaggio criptico finalizzato a dissimulare il vero motivo dell’incontro, ci si riferiva ancora una volta alla consegna di olio, (Gallone: “Ah, pensavo, ho detto non viene a prendersi l’olio ho detto io”). Giamborino lo informava che sarebbero arrivati in cinque minuti». Viene evidenziato in questo caso come dalle riprese video non si noti alcun trasporto di olio, «a conferma del fatto che le espressioni utilizzate dai parlatori erano, in realtà, il preludio ad un incontro di altra natura». Precedentemente il personale del Ros di Catanzaro aveva predisposto un servizio di pedinamento notando che Giancarlo Pittelli era giunto a bordo della sua Audi A6 di colore nero, parcheggiata presso il Tribunale di via Lacquari a Vibo Valentia. Subito dopo era salito a bordo della Volkswagen Up di Giamborino che era lì ad aspettarlo e, «nelle fasi del trasbordo, si notava il Pittelli con una grossa bottiglia in mano. La vettura con a bordo i due si dirigeva verso Nicotera e alle ore 11:23 arrivava presso l’abitazione di Gallone. Subito dopo si registrava anche l’arrivo della Jeep Compass con a bordo Pasquale Gallone che accedeva all’interno della sua proprietà; poco dopo la Jeep veniva notata dai militari del Ros uscire nuovamente con a bordo Gallone Pasquale e un uomo non meglio identificato seduto dal lato passeggero. Alle 12:12 la Jeep Compass rientrava nuovamente presso la propria abitazione e alle 14:05 veniva documentato l’arrivo di Redi Agostino. Alle successive 14:31, la Volkswagen Up condotta da Giamborino Giovanni con a bordo Pittelli Giancarlo seduto dal lato passeggero lasciava l’abitazione di Gallone e si immetteva sulla SP29 direzione Vibo Valentia; Redi e Gallone, invece, si trattenevano ancora a casa dello stesso». «La presenza di Luigi Mancuso in quella occasione – viene rilevato – viene desunta da una serie di elementi, in primo luogo, dall’accortezza utilizzata dai partecipanti nelle conversazioni telefoniche che non si spiega altrimenti se non con la circostanza di voler evitare possibili investigazioni e possibili controlli data la presenza al pranzo del capo mafia, in quel momento irreperibile. Anche l’arrivo dell’avvocato Pittelli è un ulteriore elemento che rende certa la presenza del Mancuso perché il legale si recava a Nicotera con il Giamborino solo quando veniva convocato dal capo. Peraltro, nel corso di quella mattinata Giovanni Giamborino, in una telefonata intercorsa con il figlio Salvatore, lo informava che: “Sto aspettando a quello. Vado dall’Avvocato. Sto aspettando l’avvocato”». Una circostanza questa che per i giudici consente di eliminare ogni dubbio sulla presenza del boss alla riunione del 19 marzo 2016. Dalle successive attività di indagine si comprenderà che l’incontro era stato voluto dal boss per soddisfare una richiesta proveniente da Orazio De Stefano, esponente della nota famiglia di ‘ndrangheta De Stefano di Reggio Calabria, attraverso il suo referente Lorenzo Polimeno, al fine di individuare qualcuno che potesse favorire il trasferimento in Calabria di tale Francesco Cutrupi, direttore di Poste Italiane che in quel periodo lavorava a Roma.

Il pranzo con Pittelli e l’ex presidente del Catanzaro Cosentino

Ricca di significati anche la conversazione ambientale del 20 giugno 2016 tra Pasquale Gallone e Lorenzo Polimeno, dalla quale si comprende che al pranzo del giorno precedente era presente anche Luigi Mancuso e che era stata trattata la vicenda relativa al trasferimento di Francesco Cutrupi. Gallone:Ieri abbiamo fatto venire 1’avvocato Pittelli (…) Sì, l’ho fatto venire apposta perché sicuramente lui ha qualche amicizia, oltre a lui abbiamo fatto venire pure Pino Cosentino, il presidente del Catanzaro, quello che si è comprato il Catanzaro e hanno mangiato con noi ieri appositamente per questo fatto qua, gli abbiamo dato tutto il nominativo e tutte cose e in più gli abbiamo mandato una imbasciata lì a Isola, a Isola Capo Rizzato”. «L’utilizzo del plurale da parte di Gallone Pasquale – affermano i giudici – conferma il fatto che era presente anche Luigi Mancuso, la sola persona con la quale poteva condividere un’imbasciata del genere. Questa tesi è ulteriormente rafforzata dalla circostanza che al pranzo erano presenti personalità di spicco come Pittelli e Cosentino, che si recavano a Nicotera attuando una serie di manovre volte ad evitare i controlli delle forze dell’ordine, cautele che trovano unica spiegazione nella presenza in quell’occasione del capo mafia, in quel momento irreperibile». Dunque, viene evidenziato che nel momento in cui la cosca De Stefano, secondo il principio di mutua assistenza in auge tra le consorterie di mafia, chiedeva un favore alla cosca Mancuso affinché questa provasse ad ottenere il trasferimento di Cutrupi, Luigi Mancuso convocava Pittelli «e non certo in veste di legale» a Nicotera e gli chiedeva di mettere le sue conoscenze a servizio dell’associazione mafiosa, che in quel momento doveva mostrarsi collaborativa con una cosca alleata. «E poco conta che dalle intercettazioni successive si evinca che il gruppo criminale poi si sarebbe attivato attraverso Tomeo Giuseppe Antonio per “avvicinare” un sindacalista di Poste Italiane. Quel che preme in questa sede rilevare è che Pittelli – quali che siano le “competenze” che il boss intenda compulsare di quella poliedrica figura – si mostra sempre a disposizione di Mancuso Luigi: elude i controlli (o meglio, come si vede, è convinto di eluderli), si reca agli incontri e quando il capo impartisce delle direttive lui esegue, anche quando si tratta di scomodare amicizie per provare ad ottenere il trasferimento di un dipendente pubblico e per consentire a Luigi Mancuso di mantenere rapporti solidi con i De Stefano».

Pittelli: «Non ci ha seguito nessuno?»


Dopo un incontro avvenuto il 12 settembre 2016 tra Pittelli e Mancuso, il 19 novembre 2016 viene documentata un’ulteriore riunione «estremamente significativa» nella casa di Gallone, alla presenza di elementi di vertice della cosca di Limbadi e dello stesso avvocato Pittelli. Anche in questa circostanza vi era stata una fase organizzativa iniziata il 16 novembre. Giamborino, in compagnia di Gallone, prova a mettersi in contatto con l’avvocato Pittelli, senza ottenere risposta. Dopo questi tentativi di chiamata, Giamborino viene richiamato dall’avvocato Pittelli. “Ci dobbiamo vedere – dice Giamborino – che avete capito? C’ho una carta che dobbiamo andare al Tribunale, vi impicciate quattro o cinque ore che poi vi fermate a pranzo con me”. Pittelli si mostra titubante e risponde che di lì a poco dovrà prepararsi per una operazione alla schiena, ma Giamborino insite: “Santa preparazione, eh, dobbiamo stare un’oretta, mi avete capito, no?”. E Pittelli: “E certo che ho capito”. Il 19 novembre del 2016, Pittelli sale bordo dell’autovettura Audi A3 di Giamborino davanti il Tribunale di Via Lacquari, e tra i due viene registrato il dialogo. Giamborino chiede a Pittelli se si può fare qualcosa per aiutare una persona di sua conoscenza a superare gli scritti degli esami di avvocato. Nel prosieguo della conversazione i due parlano della latitanza di Luigi Mancuso e dei rischi connessi alla decisione di non costituirsi. “Se lui vuole mantenere questo stato di latitanza – spiega Pittelli – per me è una follia, è una follia, sta facendo, sta facendo un bordello inutile, gli attribuiranno qualche cosa da libero: dato che tu eri latitante tu hai fatto questo, sicuro. Adesso vaglielo a dire, chi glielo dice che si vuole costituire? Vai a dirglielo a un Giudice di toglierlo dopo che si costituisce che gli ho detto, capito? Si chiama Mancuso”. Giamborino: “E glielo dovete dire per il bene suo”. L’argomento si esaurisce nel momento in cui i due arrivava sul luogo dell’incontro, ovvero casa di Pasquale Gallone Pasquale a Nicotera Marina, ritenuta sicura per Luigi Mancuso, «in quanto ubicata in posizione tale da agevolare un’eventuale fuga». Quando l’autovettura svolta sulla strada provinciale di Nicotera verso la strada che porta all’abitazione di Gallone, Pittelli esterna quelli che sono i timori di un probabile pedinamento: “Non c’ha seguito nessuno?”, e Giamborino: “Non c’è nessuno, no, non c’è nessuno”. Nel frattempo Gaetano Molino parte dalla sua abitazione con la sua Fiat Panda per raggiungere la casa di Gallone. Qui riceve uno squillo telefonico da Francesco Gallone che dice a Molino che la strada è libera dalla presenza di forze dell’ordine e che può andare. Quest’ultimo allora risale a bordo della sua Fiat Panda per raggiungere l’abitazione di Luigi Mancuso a Limbadi. Contemporaneamente Pasquale Gallone giunge nella abitazione insieme all’ex presidente del Catanzaro Calcio Giuseppe Cosentino. Successivamente la Fiato Panda di Molino parte dall’abitazione di Mancuso per raggiungere la casa di Gallone. Dalle riprese video delle vie di accesso dell’abitazione di Gallone – scrivono i giudici – si vede scendere dalla vettura di Molino, seduto al lato passeggero, anche Luigi Mancuso. (f.v.)

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