AOSTA «E’ indispensabile tenere l’attenzione alta, le isole felici non esistono, non sono mai esistite. Bisogna parlarne anche se a qualcuno può dare fastidio o trovarlo noioso». Così il presidente Alberto Bertin durante il seminario organizzato dal Consiglio Valle, in collaborazione con il Celva, dal titolo “Verso reti operative di legalità”. L’evento a palazzo regionale, che rientra nell’ambito delle iniziative realizzate dall’Osservatorio regionale antimafia con l’associazione Avviso Pubblico e il Celva, era rivolto in modo particolare agli amministratori e ai dipendenti pubblici. L’obiettivo era di fornire gli strumenti per prevenire la corruzione e le infiltrazioni mafiose. «La Valle d’Aosta è un territorio particolare, decisamente sensibile oltre che di confine, e quindi suscettibile di tentativi di penetrazione da parte della criminalità organizzata, che ormai possiamo ritenere acclarati anche dopo gli esiti delle ultime indagini». Lo ha detto Tommaso Pastore, capo centro della direzione investigativa antimafia (Dia) Piemonte-Valle d’Aosta. Pastore ha poi evidenziato come «la criminalità organizzata, non solo in Valle d’Aosta, ha cambiato modo di agire. Ora cerca nuovi business, soprattutto la ‘ndrangheta punta ai settori fiscali e tributari, questo per dare una parvenza di legalità alle sue attività illecite. Le indagini dimostrano che ora la criminalità organizzata non punta ad aggiudicarsi l’appalto, ma a inserirsi nella filiera dell’esecuzione dei lavori. Di conseguenza, oggi il modello F24 è il nuovo kalashnikov. Per ciò, è importante e indispensabile potenziare i presidi di prevenzione». Per gli esperti, la pubblica amministrazione deve fare rete per prevenire la corruzione e deve farlo con strumenti concreti e specifici e mettere al centro il rispetto delle regole che è sinonimo di efficienza. Tra i relatori presenti anche Roberto Gerardi, segretario e direttore generale della provincia di Lucca e il consigliere dell’Autorità nazionale anticorruzione Paolo Giacomazzo. (ANSA).
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