VIBO VALENTIA Una evidente «scorretta gestione amministrativo-contabile del Sistema Bibliotecario Vibonese» nel corso degli anni, con l’impiego di risorse economiche, pervenute sia da contributi pubblici che da erogazioni liberali di privati, per interessi privati, «a favore del direttore del Sistema Bibliotecario, Gilberto Floriani, e del suo nucleo familiare». È in queste poche righe che il gip del Tribunale di Vibo Valentia, riassume l’indagine coordinata dalla Procura vibonese che ha portato proprio Gilberto Floriani (cl. ’48) e Valentina Amaddeo (cl. ’82) agli arresti domiciliari.
Sono stati per primi gli operatori della pg ad acquisire gli atti reperibili presso il Sistema Bibliotecario Vibonese, riscontrando fin da subito «disordine, carenza di organizzazione e, soprattutto, una gestione amministrativo/contabile poco limpida». Inoltre, come riporta il gip, la documentazione era detenuta in «maniera frammentaria e confusionale, si è constatata l’assenza di documenti indispensabili per la corretta gestione del Sistema e, soprattutto, per la predisposizione dei bilanci di previsione e consuntivi». Nonostante siano stati richiesti, infatti, non sono stati consegnati il libro degli inventari e le relazioni ai bilanci che, tra l’altro, per le annualità in cui sono stati “approvati” non sono stati sottoposti al necessario vaglio di un revisore dei conti.
Gli inquirenti si sono concentrati sulla figura di Gilberto Floriani, direttore dell’SBV sin dalla sua istituzione, incarico ricoperto formalmente fino all’8 giugno 2017 quando, su propria richiesta di recedere dall’incarico, «l’Assemblea dei Sindaci, con la delibera n.4, – ritenuta illegittima – creando dal nulla due nuove figure organizzative, nomina Direttore Amministrativo Valentina Amaddeo e Direttore Tecnico-Scientifico lo stesso Gilberto Floriani», riporta il gip nell’ordinanza. La creazione delle nuove mansioni, oltre a non essere ritenuta legittima, viene scarsamente motivata nel provvedimento ed è evidentemente «funzionale a giustificare la presenza nell’organo Direttivo e di gestione del SBV di Gilberto Floriani» che ha, dunque, continuato a condizionare le scelte e la complessiva gestione del sistema. Come riportato ancora dal gip, Floriani, nonostante dovesse da quel momento occuparsi di questioni prettamente tecniche e non di interesse amministrativo, «ha continuato a presenziare alle riunioni del Comitato di Gestione/Assemblea dei Sindaci nel corso delle quali venivano discusse e approvate questioni non inerenti alla sua nuova mansione, bensì di competenza di Amaddeo, continuando a rappresentare l’ente all’esterno». È palese per il gip, accogliendo la richiesta del pm che «l’unico interesse di Floriano fosse quello di permanere all’interno della “struttura” organizzativa al fine di poterne “condizionare” le scelte. Tale assunto lo si deduce, tra l’altro, anche dagli incarichi a lui conferiti, con cospicui pagamenti per le prestazioni rese». Di fatto, attraverso i finanziamenti ottenuti dalla Regione Calabria, uno su tutti quello per il “Festival Leggere e Scrivere”, «sono state elargite a Gilberto Floriani e ai propri figli Giuseppe, Emilio e Gabriele – tutti e tre indagati – nel periodo in esame, somme quantificabili in circa 180mila euro».
Ma non è tutto. Dall’analisi della documentazione amministrativa acquisita presso il Sistema Bibliotecario Vibonese, nonché da quella estrapolata dall’albo presente sul sito internet, lo stesso, sarebbe emerso che il Comitato di Gestione/Collegio dei Sindaci ha proceduto, negli anni, ad approvare una sorta di “bilancio preventivo” e “bilancio consuntivo” senza che fossero però sottoposti al vaglio di un apposito revisore dei conti, «poiché tale figura non è mai stata individuata né nominata», scrive il gip nell’ordinanza. E non sarebbe stato nominato neanche un organo di controllo che presidiasse l’osservanza delle leggi, dello statuto, l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile, oltre che il suo concreto funzionamento. Oltre a ciò, vi è da dire, che per gli anni analizzati (dal 2015 al 2022) si è riscontrato che, anche per i documenti approvati con delibera (ma senza revisione dall’apposito organo), «vi è stata una esposizione poco chiara e non rispondente alla realtà delle voci di bilancio relative ai crediti e ai debiti», annota ancora il gip. Una mancanza che avrebbe portato a consistenti esposizioni e a debiti “fuori bilancio” che si sono via via accumulati e alla rappresentazione di “crediti” non verificabili e/o addirittura non esigibili.
Secondo il gip, accogliendo la tesi ricostruita dal pm, «l’interesse di Gilberto Floriani a far trarre profitto ai propri figli dalle attività illecite dallo stesso perpetrate con la fattiva e diretta collaborazione di Valentina Amaddeo, si è concretizzato, oltre che nelle assunzioni a tempo determinato part-time, anche negli affidamenti diretti per prestazioni “professionali” fatturate al SBV negli anni 2020 e 2021». Come è emerso dai controlli della GdF, Giuseppe Emilio Floriani con la propria azienda «ha fatturato prestazioni al SBV per un totale di 20.551,79 euro». Emilio Floriani avrebbe invece «fatturato al SBV per un totale di 16.682,36 euro». Per il gip, infatti, gli affidamenti, già di per sé illegittimi, «sono stati disposti nonostante vi fosse un palese conflitto di interessi» e divengono ancora più anomali se si considera che, per quanto attiene a Giuseppe Emilio Lucio Floriani «rappresentano le uniche prestazioni rese in assoluto con la propria azienda». Emilio Floriani, poi, ha emesso ulteriori fatture ad un altro componente della famiglia. «L’ulteriore e quasi esclusivo cliente di Emilio, risulta essere la società Formazione “Hipponion S.r.l.” di cui è rappresentante legale Gabriele Vittorio Pasquale Emilio Floriani», riporta ancora il gip. Che vi sia stata una sorta di “corsia preferenziale” per i figli di Gilberto Floriani, annota ancora il gip, lo si evince, tra altro, anche dalla lettura delle determine di affidamento di incarico rinvenute. In proposito, «è inequivocabile il fatto che a parità di tipologia di incarico di durata e di modalità di esecuzione, venga attribuito ai fratelli Floriani un compenso quasi doppio rispetto agli altri».
La copiosa (seppur incompleta) documentazione ha consentito di accertare che, per l’espletamento delle attività connesse alla realizzazione dei progetti a cui ha preso parte, il SBV si è avvalso, negli anni, oltre che del personale regolarmente assunto, anche di altri soggetti con cui, di volta in volta, sono stati stipulati, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2222 del codice civile, «contratti di lavoro autonomo, conferiti a mezzo lettera di incarico firmata dal direttore del Sistema bibliotecario e, per accettazione, dal destinatario». Come riportato ancora dal gip, infatti, «in nessuna delle lettere di incarico rinvenute si fa riferimento alla tipologia di selezione utilizzata e, tantomeno, si è dato atto di aver reso pubblica la ricerca di personale in quello specifico settore». (g.curcio@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x