Si è occupato dell’indagine riguardante il Sistema bibliotecario vibonese Paride Leporace nel corso dell’ultima puntata di “Quarta Parete”, la sua rubrica in onda, ogni mercoledì, su L’altro Corriere Tv (canale 75).
«Ci occupiamo di libri – ha detto Leporace in apertura di programma – ma non di recensioni o di analisi, ma di libri rimasti impigliati in una pessima vicenda che vede la magistratura indagare sul sistema vibonese bibliotecario e che ha portato a due arresti, uno molto clamoroso. Parliamo di Gilberto Floriani che questo sistema l’ha creato in ogni senso e dei suoi figlioli che avrebbero ricevuto somme non dovute, ma non è solo questo. Quando arriva la Guardia di Finanza la questione è già esplosa e nell’ambiente un po’ si mormorava di questa vicenda, anche se non si capiva dove sarebbe andata a parare e forse non si immaginava che Floriani sarebbe finito agli arresti domiciliari».
«Gilberto Floriani – ha raccontato Leporace – è un settantenne, un intellettuale molto attrezzato. Veneto, capitato in Calabria e che ci è rimasto perché ha incontrato l’amore della sua vita, che ha sempre accompagnato le sue vicende. E queste vicende a me hanno sempre ricordato la biografia del letterato Giuseppe Berto che era Veneto e si fermò proprio da quelle parti nel Vibonese. Non sono amico di Floriani, ma lo conosco molto bene, come lo conosce tutta l’intellettualità calabrese per le sue iniziative e c’è ovviamente sconcerto perché non si immaginava che potesse finire in una vicenda del genere. Veneto che si è calabresizzato, ma non molto. È rimasto anche un po’ divisivo, i suoi rapporti con molte persone non sono stati sempre tranquilli».
Leporace ha ricordato come al Salone del Libro di Torino qualcuno sia rimasto urtato per i suoi modi, «altri fornitori oggi riferiscono che nei pagamenti non era molto preciso e puntuale, tutte cose da verificare che però danno un contesto di una persona che si era conquistata una sua riconoscibilità e anche molti meriti pubblici e privati». «Il sistema bibliotecario vibonese – ha continuato Leporace – sostanzialmente da lui costruito in un bellissimo posto nel centro storico di Vibo, riceveva il plauso di chi presentava libri come il sottoscritto, di chi vedeva come andavano le questioni». Ma Floriani non ha fatto solo questo, «ha scritto libri, l’ultimo presentato al Salone del Libro, teneva un festival di alto livello sempre a Vibo Valencia, ha avuto un ruolo anche nella Capitale italiana del Libro. Tutto questo si infrange sulle 70 pagine dell’ordinanza che ha determinato l’inchiesta con i due arresti. E queste 70 pagine che ho guardato nella prosa giudiziaria sono inflessibili. Il sistema bibliotecario vibonese era anche a partecipazione pubblica e il pubblico ha delle regole ben precise che a quanto sembra non sono state per nulla rispettate, dal revisore dei conti ai bilanci e soprattutto alla gestione dei fondi che, a leggere queste pagine, sono andati ai suoi figlioli con degli incarichi, e anche il suo ruolo viene messo sotto contestazione. La magistratura ritiene che sia un dominus che ha adoperato questa nostra eccellenza a suoi fini personali senza rendere conto a nessuno». «Va detto che se Floriani – ha aggiunto Leporace – era dominus, nella gestione c’era anche un comitato di sindaci, quindi di politica che o non si è accorta oppure ha dato un via libera a queste cose. Vicende da accertare nella loro complessità e anche nella loro estrema gravità».
Leporace ha rivelato di aver cercato di parlare con l’avvocato di Floriani per avere una visione dall’altra parte, «però – ha spiegato – ancora siamo in una fase iniziale. A quanto pare è stato nominato soltanto un avvocato d’ufficio. Però voglio segnalare, per far capire il contesto a chi non lo conosce, un post di Gilberto Floriani, che è molto attivo su Facebook, del 23 aprile 2023, per inquadrare il personaggio. Evidentemente le polemiche, il ritrovarsi sotto accusa lo portò a scrivere questa autodifesa in anticipo, a mio modo di vedere. È un posto lungo in cui spiega il suo rapporto con Vibo, le sue amarezze, la sua vicenda personale e lo ritengo molto utile per chi voglia approfondire. Al post – ha affermato Leporace – come accade in questi casi, troverete molti commenti di autorevoli intellettuali che testimoniano la propria stima e l’apprezzamento per il lavoro svolto e quindi, evidentemente, si ponevano da un’altra parte». «Questa – ha detto Leporace – è una vicenda molto triste, sicuramente, complessa, sappiamo che le vicende giudiziarie durano molti anni, spesso vengono rovesciate, non sappiamo se sia questo il caso, lo auguriamo a Floriani, anche se per il momento resta il gravame, come si dice in gergo tecnico, di queste accuse. Sicuramente vale la presunzione di innocenza per chiunque incappi nelle maglie della giustizia, staremo a vedere. Ma volevo approfittare di questa vicenda per fornire una riflessione che va al di là della vicenda giudiziaria, perché siamo davanti a un paradosso. L’arrestato Floriani ha creato una delle migliori, se non forse la migliore biblioteca pubblica della Calabria, con servizi efficienti, libri acquistati, fruibili, un circuito virtuoso. Il resto delle biblioteche in Calabria vive non un momento felice, nonostante le nostre affermazioni regionali come capitale italiano del libro. Siamo contenti che a Taurianova sia stata ripresa una biblioteca in concomitanza col successo di quel territorio che ne ribalta l’immagine pubblica, ma la gran parte delle biblioteche pubbliche, a partire da quella di Cosenza, antichissima e che vive momenti difficili da anni, sono messe molto male. Sono pochissimi i direttori di biblioteca. Le biblioteche esistono, ma sono una sorta di magazzino dove vengono ammassati vecchi reperti librari, vengono acquisiti da qualche donatore. Non si interviene nello spolverare i libri, nel preservarli dagli animali che li possono affliggere e questi libri a volte preziosi si deteriorano. Quindi rimane questo paradosso. L’inchiesta si abbatte su una delle più efficienti biblioteche di Calabria, il resto vive molto male. Anche l’assessore al ramo impegnato in campagna elettorale faccia una riflessione. Si faccia in modo che le biblioteche pubbliche abbiano regole certe ma soprattutto abbiano personale appassionato al di sopra di ogni sospetto». (redazione@corrierecal.it)
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