REGGIO CALABRIA «È un grande onore per me tornare in patria, nella mia terra, portare un piccolo contributo ai problemi della mia Calabria. Perché qui, al di là delle singole eccezioni, i problemi sulla sanità esistono eccome». Inizia da questo importante spunto l’intervento di Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, tra gli ospiti eccellenti dell’evento “Giochiamo d’anticipo”, titolo scelto per l’iniziativa con cui il Corriere della Calabria prosegue il suo impegno, promuovendo iniziative di sensibilizzazione e informazione. Dal 24 al 29 maggio 2024, nella storica cornice del Palazzo della Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
«Parto da una prima affermazione: il nostro SSN – ha spiegato Bellantone – nonostante tutti i tentativi per distruggerlo, è uno dei migliori del mondo. Abbiamo la mortalità infantile tra le più basse nel mondo, così come la sopravvivenza ai tumori. E lo stesso vale per i trapianti, ponendoci tra i migliori in Europa». È però una sanità a macchia di leopardo. «Indubbiamente c’è un problema di finanziamento – ha spiegato Bellantone – dal 2010 in poi e fino al 2015, quando abbiamo perso 30 miliardi più i 130 oggi, cifre che porterebbero oltre il 7% di Pil di cui tanto si parla». Negli anni scorsi «abbiamo iniziato a dire che c’erano troppi medici, troppi posti letto, ma non è vero e ora, recuperare questi 30 miliardi di euro, non sarà affatto facile, soprattutto perché l’Italia ha puntato su un altro capitolo di spesa che è il welfare». «Vedo troppa gente che dice che servono soldi ma lo sappiamo dal 2010 e finora non è stato fatto nulla. Ora è difficilissimo riequilibrare questa situazione, ci vorrà tempo, ma il problema più grande è che come un acquedotto con parecchie perdite. Non serve mettere solo acqua altrimenti aumenteremmo solo le spese e gli sprechi».
A proposito di numeri, Bellantone ha chiarito: «Se andiamo a vedere i ricoveri, oltre 2,5 milioni l’anno sono del tutto inutili. Vuol dire 6 miliardi di euro di spreco. Alla fine, il punto di Pil lo raggiungeremmo senza andare a cercare soldi». Quella attuale secondo il presidente «è una sanità che ha bisogno di riforme, ci sono infatti 134 miliardi di euro messi in mano a 300 persone, direttori generali mal pagati per le responsabilità e i compiti che hanno». «Altro problema è la riforma che ha appiattito la carriera medica, con un abbassamento delle percentuali degli stipendi dei medici e degli infermieri. Il vero dramma è come abbiamo trattato gli infermieri: per quello che fanno e per quello che guadagnano è una situazione che grida vendetta». «Vanno differenziati gli stipendi, vanno specializzate le carriere e non è più pensabile che un cardiochirurgo che effettua importantissime operazioni abbia lo stesso stipendio di un medico che lavora magari solo al pc. Servirebbero degli adeguamenti e degli obiettivi, per questo poi scappano all’estero». Altro capitolo quello riservato al management: «I direttori generali dovrebbero fare dei corsi, avere delle qualifiche, frequentare un corso di studio o un master a posta per i direttori generali e, una volta che arrivano lì, e non raggiungano gli obiettivi, saltino le poltrone e non solo quando cambiano i presidenti di regione o dirigenti regionali».
«Ma è normale che una regione come la Lombardia debba incassare 700 milioni dalle altre regioni e soprattutto del sud e la Calabria? – si chiede Bellantone – le regioni meridionali devono attrezzarsi, da osservatore privilegiato non possono non nascondere che i dati, sulla media, in Calabria si muore di cancro alla mammella in una percentuale molto più alta rispetto all’Emilia-Romagna, e succede perché non si fa abbastanza prevenzione e screening. In una situazione del genere bisogna intervenire con stipendi e carriere adeguati e, se posso dare un consiglio ad Occhiuto, evitare la frammentazione. La Calabria meriterebbe un centro d’eccellenza che deve avere dei risultati identici al resto del Paese».
Infine, secondo il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità «in Italia ci vorrebbe un garante con poteri di controllo e sanzionatori: se come medico ho una lista d’attesa enorme perché faccio più visite private che pubbliche, devo avere un garante che mi sanzioni se non rispetto gli obiettivi. E poi il “terrore” dell’autonomia differenziata: non penso che i calabresi debbano averne paura, ma devono pretendere una cosa: se ognuno deve correre per i fatti suoi, bisogna che lo facciano tutti con le stesse scarpe e la stessa tuta». (Gi.Cu.)
x
x