COSENZA Conto alla rovescia. «Nessuna novità». È il pendolo a cui sono aggrappati i 1000 dipendenti calabresi di Abramo Customer Care, che il 30 giugno vedranno scadere la mono-commessa con Tim, non più rinnovabile dal momento che è la seconda proroga di tre mesi consecutiva.
Mille famiglie che nelle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone vedono un futuro nero: in più di un caso si tratta di coppie nate sul posto di lavoro negli ultimi vent’anni dunque una eventuale fumata nera significherebbe l’azzeramento istantaneo di due entrate nel nucleo familiare.
In un generalizzato silenzio della politica (eccetto qualche sporadica eccezione) oltre che dei tre commissari di Abramo, i pochi appelli così come i consigli comunali aperti e le richieste di tavoli tecnici e persino le proteste rischiano di lasciare il tempo che trovano e l’impressione – sempre più forte mentre la clessidra continua inesorabilmente a svuotarsi – è che ci si trovi davanti a qualcosa che va oltre il livello decisionale locale, un po’ come accade per la vicenda eolico.
Dal momento che la realtà è spietata, due notizie di ieri incrociate illuminano meglio ciò di cui stiamo parlando: da un lato i 90 profili di operatori call center fra Abruzzo e Puglia richiesti per l’estate 2024 (dati Humangest), segno che la stagionalizzazione dei “lavoretti” è un fenomeno duro a morire; dall’altro il sempre maggiore ricorso all’intelligenza artificiale generativa (la cosiddetta GenAI) da parte delle aziende anche «per supportare i call center» (fonte Capital Group).
Sono passati, nel frattempo, esattamente due mesi dal tavolo ministeriale in cui il presidente della Regione, Roberto Occhiuto – unico governatore presente – aveva rilanciato il progetto pilota di digitalizzazione della Pubblica amministrazione che vedrebbe proprio la platea di Abramo coinvolta nel cosiddetto reskilling (letteralmente: aggiornamento delle competenze), con fondi Pnrr e 20mila lavoratori interessati in tutta Italia: i ministri Urso e Calderone si erano mostrati interessati ma ad oggi ancora non si sa nulla sulla eventuale regia dell’operazione. Una prospettiva anche ottimistica proietta l’avvio del progetto al 2025 mentre fonti non ufficiali attribuiscono all’assessore regionale Giovanni Calabrese l’ipotesi di 6/9 mesi.
Di recente i sindacati (Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Telecomunicazioni) hanno denunciato la «falcidiazione degli appalti di Customer care da parte di Tim e gli impatti sulle aziende con sedi in Calabria»: a subire le ricadute più pesanti della politica di riduzione dei costi di Tim verso i propri outsorcer è stata proprio la Abramo CC, che «ha visto erodere il suo fatturato da circa 80 milioni nel 2017 a soli 18 milioni nel 2023».
Un’ultima tegola pende sulla testa dei lavoratori: il 7 agosto scadrà l’amministrazione straordinaria di Abramo, passaggio irreversibile dal momento che i tre commissari non possono proseguire nel loro ruolo: e dire che l’estate di passione dei mille dimenticati deve ancora iniziare.
La rabbia dei dipendenti, tra paura per il futuro e disillusione
x
x