REGGIO CALABRIA «Approfittate dell’opportunità che avete di poter studiare in questi ambienti e sfruttatela fino in fondo». Si è aperto con un messaggio agli studenti presenti in sala, l’intervento del procuratore del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto di Palma all’evento “Giochiamo d’anticipo” del Corriere della Calabria, in corso all’Università Mediterranea. “Giustizia minorile, prevenzione e misure alternative” il titolo dell’incontro. Il ruolo della famiglia, l’importanza della cultura e dello sport, i risultati del protocollo “Liberi di scegliere”, nato proprio a Reggio Calabria: i temi su cui il procuratore si è soffermato.
«La prevenzione è importantissima a livello generale perché sarebbe sempre meglio prevenire piuttosto che curare. Nell’ambito dei minori – ha spiegato ai microfoni del Corriere della Calabria Di Palma – questo è ancora più sentito. Lo stesso processo minorile, sia da un punto di vista delle attività penali ma anche dal punto di vista dell’ambito civilistico, è sempre finalizzato a situazioni in cui si cerca di intervenire per tempo e quindi prevenire situazioni che possono degenerare: in ambito civilistico aiutando i ragazzi che si trovano in situazioni di disagio a causa di incapacità genitoriali perlopiù; e in ambito penale dando delle opportunità ulteriori a quei ragazzi che hanno sbagliato per cercare di recuperare. In questo logicamente subentra tutto l’aspetto di prevenzione che è tipico di quelle attività civilistiche che poi rilevano per evitare che si arrivi al penale».
Di Palma nel corso dell’incontro ha raccontato i risultati del protocollo “Liberi di scegliere”: a Reggio Calabria su 90 minori interessati dal protocollo, solo tre sono ritornati a commettere reati, gli altri 87 hanno cambiato completamente vita. «La vera libertà – ha spiegato Di Palma – è quella di darsi delle regole e riuscire a seguirle». Con il protocollo “Liberi di scegliere” «lo Stato dà la possibilità al minore di capire che la vita è fatta di qualcosa di diverso rispetto alla criminalità organizzata. Non è una deportazione, come qualcuno ha detto, ma è una opportunità di scelta, e non è un fallimento se poi il minore una volta diventato maggiorenne torna alla criminalità». «Noi – ha spiegato il procuratore – possiamo dare una possibilità, noi offriamo una alternativa, ma poi se il soggetto diventa maggiorenne e decide di stare in contesti familiari è una sua libera scelta».
Lo sport può essere un mezzo molto importante per prevenire e curare, ha spiegato il procuratore Di Palma: «Nell’ambito dei circuiti e percorsi di messa alla prova, inseriamo anche dei percorsi di sport, ci sono alcune associazioni che sono al nostro fianco, sono a noi vicine, e attraverso le quali riusciamo ad avere dei risultati che sono eccezionali. Ragazzi che si riprendono e si recuperano totalmente». Per allontanare i giovani dal mondo della criminalità fondamentale è il ruolo della famiglia: «A monte c’è un ruolo familiare che deve essere ripreso, poi anche la cultura prima di tutto, e le arti in generale: sono tutti strumenti che possono aiutare i ragazzi a scoprire una realtà diversa».
Uno dei pericoli più grandi, che si è intensificato negli ultimi anni, rimane quello del mondo virtuale. «Il pericolo – afferma Di Palma – esiste ed è molto concreto ed è anche molto diffuso, nei telefonini dei giovani spesso si ritrova materiale che non è lecito, per esempio uno fra tanti la pedopornografia. Questo però passa attraverso un’opera di sensibilizzazione culturale nelle scuole, cercare di aiutare a far comprendere che il mondo di Internet e la tecnologia sono utilissimi, sono importantissimi, ma se usati in maniera consapevole. In tutto questo subentra anche necessariamente, ancora una volta, il ruolo della famiglia, perché se i genitori svolgono la loro attività fino in fondo, cioè se sono genitori capaci dal punto di vista genitoriale, forniscono ai ragazzi quegli strumenti per non cadere nelle trappole di internet». (m.ripolo@corrierecal.it)
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