REGGIO CALABRIA I fari della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria puntano dritti – ancora una volta – nel quartiere Sud di Reggio Calabria, in quella porzione di territorio dove già in passato, e nel corso degli ultimi vent’anni, altre indagini e processi (passati in giudicato) avevano fatto emergere l’esistenza e il predominio della cosca di ‘ndrangheta Ficara-Latella. Valanidi, Barracuda, Reale, Ponte e Crimine: queste le operazioni più importanti svolte in questi anni, i cui esisti investigativi hanno permesso di ricostruire nei dettagli l’azione criminale e la progressiva espansione territoriale delle due ‘ndrine federate.
Come ricostruito, ad esempio, nell’inchiesta “Valanidi”, almeno fino all’aprile 1987 l’articolazione ‘ndranghetista dei “Ficareddi” «costituiva un sottogruppo della cosca Ficara-Latella, dalla quale poi si era distaccata, accorpandosi alla consorteria criminale avversaria dei Serraino, di cui i Latella erano avversari», riporta il gip nell’ordinanza, e già descritto nell’operazione “Olimpia”.
Una realtà mafiosa, dunque, di cui farebbero parte gli indagati nell’inchiesta “Arangea” Demetrio Palumbo, Saverio Autolitano e Antonino Ficara.
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Al termine del processo, infatti, Demetrio Palumbo era stato condannato alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno per 10 mesi «in quanto riconosciuto responsabile del reato associativo, con il relativo ruolo apicale, nonché, tra l’altro, autore materiale e/o mandante di 11 omicidi, 5 tentati omicidi ed una condotta di tentate lesioni», annota il gip nell’ordinanza. Palumbo, inoltre, era stato condannato ad 8 anni di reclusione per due condotte estorsive, di cui, una posta in essere in qualità di esponente della cosca Latella.
Come Demetrio Palumbo, nell’ambito del processo “Valanidi” anche Saverio Autolitano veniva condanno, nel giudizio di primo grado, alla pena di anni 24 di reclusione, in quanto ritenuto responsabile del reato associativo, nonché di un omicidio 15 e di varie condotte in materia di armi. La condanna, in sede di giudizio di appello, veniva però confermata per il solo reato associativo e la pena rideterminata in anni 5 di reclusione, sentenza annullata con rinvio, limitatamente alle attenuanti generiche ed alla misura della pena.
Anche Antonino Ficara veniva riconosciuto colpevole, in sede di giudizio di primo grado nel processo “Valanidi”, del reato associativo quale componente della cosca Ficareddi, costola, fino all’aprile 1987 (data del tentato omicidio di Antonio Libri, capo dell’omonima cosca), della ‘ndrina madre Ficara-Latella, nonché dei reati di omicidio e di tentato omicidio. La militanza organizzata di Antonino Ficara all’intero della criminalità è stata, nuovamente, certificata nel noto processo cd “Olimpia” ove è stato condannato, in primo grado, alla pena di 9 anni di reclusione quale partecipe della cosca Serraino. In uno stralcio delle motivazioni riportate dal gip nell’ordinanza, si parla proprio della condanna a carica di Ficara a carico del quale «si pone il contenuto della deposizione resa da un verbalizzante (udienza del 15-12-87) da cui è emerso, tra l’altro, «che in data 23 maggio 1987 egli ha subito un tentativo di omicidio mentre si trovava a bordo della sua autovettura in compagnia di Tommaso Romeo» mentre di «tenore concordemente accusatorio nei suoi confronti, il contenuto delle dichiarazioni dei collaboratori Scopelliti, Gullì, Iero, Barreca, Riggio, Buda, Rodà e Ranieri da cui è univocamente emerso che Ficara, dopo aver lasciato la cosca Latella in cui era originariamente inserito, si è associato al clan Serraino». (g.curcio@corrierecal.it)
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