Il fair play in salsa leghista è un ossimoro? Sì, ma se mai dovesse esistere lo potrebbe incarnare al meglio Rossano Sasso. Pugliese, giornalista, deputato, nel cerchio magico di Salvini, ha in mano la patata bollente del partito a queste latitudini quale responsabile della campagna elettorale della Lega in Calabria.
Onorevole Sasso, può farci un consuntivo di questo primo mese e mezzo al timone di una nave che a qualcuno sembra(va) affondare?
«Ho visto una grande energia da parte dei militanti della Lega – risponde Sasso –, dai consiglieri comunali ai sindaci, dai consiglieri regionali ai parlamentari. C’è la consapevolezza di far parte di un grande movimento, nato per dare risposte ai territori e di risposte ai territori calabresi la Lega ne sta dando molte. Se penso ad esempio ai finanziamenti massicci del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, mai nessun ministro o del Sud o del Nord aveva investito così tanti soldi per la Calabria».
Cosa si aspetta la Lega dalla Calabria in termini di consenso, seguito e impatto nell’opinione pubblica?
«Qui in Calabria è nata la Lega meridionale, qui il progetto nazionale mosse i primi passi esattamente 10 anni fa grazie all’amico e collega Domenico Furgiuele. Oggi la Lega a Roma può contare oltre a lui anche sul lavoro della senatrice Tilde Minasi e della mia compagna di banco a Montecitorio Simona Loizzo, sulla presenza sui territori di ben 6 consiglieri regionali, su numerosi consiglieri comunali e sindaci che tanto bene stanno facendo per il proprio territorio, da Gizzeria a Taurianova. Grazie a tutti loro, grazie al lavoro di Giacomo Saccomanno e grazie all’importante contributo del presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso, candidato come Simona Loizzo al Parlamento europeo, mi aspetto un risultato importante: l’obiettivo è ovviamente aumentare il consenso rispetto alle politiche».
Sono stati anni travagliati quelli della lega in Calabria, tra commissariamenti e problemi sul territorio il partito si è mostrato frazionato e litigioso: come pensa si possa uscire da questa fase?
«Tutti i partiti conoscono delle fasi di commissariamento sui territori, e dalle diatribe interne se ne esce con la forza delle idee, con l’orgoglio di appartenenza, con le risposte che da Roma bisogna dare ai territori, con la consapevolezza che se sono maggiori le cose che uniscono rispetto a quelle che dividono, allora bisogna andare avanti compatti verso gli obiettivi. Ci attendono sfide politiche importanti, non c’è più tempo per liti e perdite di tempo».
Alla vigilia della campagna elettorale, il suo partito si è mostrato molto attivo nel reclutamento di nuove forze, basti pensare all’approdo di Katya Gentile nel Carroccio. Pensa che la Lega sia un partito attrattivo all’interno del centrodestra?
«I fatti parlano chiaro: nel giro di qualche mese il nostro partito ha accolto con orgoglio delle personalità politiche importanti come Katya Gentile e Giuseppe Mattiani, che si sono unite ai consiglieri Raso, Molinaro, Mancuso e Gelardi, consentendoci di aumentare il nostro gruppo in consiglio regionale da 4 a 6, ma non solo. Alle nostre porte stanno bussando decine di consiglieri comunali e sindaci che chiedono di poter entrare, perché la Lega all’interno dell’offerta politica del centrodestra ha una identità precisa e diversa dagli altri, che evidentemente piace».
I salviniani esprimono in consiglio regionale il presidente della massima assise elettiva: al di là degli attuali rapporti di forza all’interno della maggioranza, che idea si è fatto degli equilibri nel centro-destra calabrese? Il voto di giugno avrà conseguenze su scala locale?
«La politica vive di numeri e la realtà è sotto gli occhi di tutti: il partito ha aumentato il numero di consiglieri regionali e non si potrà non tenerne conto. Quanto al voto delle europee, questo per la Lega servirà soprattutto per mandare a Bruxelles donne e uomini capaci di difendere gli interessi nazionali, contro le follie ideologiche della sinistra, dalle direttive che colpiscono le case a quelle che danneggiano le produzioni made in Italy. Su questo la Lega ha le idee molto chiare e fa molto piacere che negli ultimi giorni anche altri alleati di centrodestra abbiano evidenziato la necessità di evitare un von der Leyen bis con la sinistra, a differenza purtroppo di altri che invece credono ancora nell’alleanza Ppe-Pse».
La strategia di Matteo Salvini è stata, nel corso degli ultimi anni, improntata a rendere la Lega un partito nazionale e non necessariamente ancorato al centro nord: lei pensa che l’accelerazione sul Ponte sullo Stretto avrà tra i suoi effetti quello di lasciare una traccia indelebile dell’operato di governo nel mezzogiorno o piuttosto scontenterà le richieste che arrivano dai territori storicamente presidiati dai militanti leghisti?
«Cinquanta miliardi di euro investiti per la Calabria dal ministro della Lega Salvini, di cui 15 per Anas e 35 per la parte ferroviaria, parlano chiaro. Non solo Ponte dunque, che rappresenta sì un’opera infrastrutturale fondamentale per la nazione ma non dimentichiamo i lavori sulla strada statale 106, lo scalo merci a Lamezia e molto altro ancora. Magari alla sinistra e ai grillini non piacerà che a fare tutto questo sia Salvini, ma l’importante è che piaccia ai calabresi. Nei prossimi anni la Calabria dovrà avere collegamenti stradali e ferroviari degni di una nazione moderna, cosa che purtroppo oggi non sempre avviene. Mi chiedo, chi attacca la Lega oggi, quando è stato al governo nazionale cosa ha fatto per la Calabria? La Lega è una forza politica che fa del pragmatismo la sua cifra: poche chiacchiere ma fatti concreti. E di questi fatti ne parlerà direttamente il vicepresidente del consiglio, ministro delle Infrastrutture e Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini, che sarà giovedì 30 maggio in Calabria».
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