L’ecografia polmonare nei neonati prematuri con poche ore di vita permette di capire subito e con precisione il respiro del piccolo, e decidere avrà bisogno della somministrazione di surfattante, la sostanza naturale che impedisce il collasso degli alveoli, oppure della terapia intensiva neonatale o soltanto di un monitoraggio che gli permetterà di stare accanto alla mamma.
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l’Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri, pubblicato sulla rivista «JAMA Network Open». E’ stata utilizzata l’ecografia polmonare quantitativa in 157 neonati valutati ad un’età media di tre ore di vita. Si tratta di una tecnica non invasiva, applicabile al letto del paziente (point-of-care), non gravata dall’utilizzo di radiazioni ionizzanti delle radiografie e facile da imparare, per un’assistenza neonatale più personalizzata.
I neonatologi della terapia intensiva neonatale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, Eugenio Baraldi e Luca Bonadies, da tempo hanno introdotto questa metodica in reparto e hanno contribuito alla realizzazione dello studio. “I vantaggi sono molteplici – spiega Baraldi – sia sul piano medico, che logistico e familiare. Prima di questo studio la decisione di somministrare il surfattante per via endotracheale veniva presa in base alla necessità di ossigeno; ora invece la decisione clinica può essere presa affiancando l’ecografia del polmone, che permette una valutazione più specifica e sensibile. Essa fornisce informazioni più precise rispetto a una radiografia tradizionale del torace e viene utilizzata oltre che nei neonati anche nei bambini con problemi respiratori, come la bronchiolite e la polmonite”.
“Lo studio di JAMA Network Open continua una linea di ricerca cominciata a Napoli oltre 10 anni fa – dice Francesco Raimondi, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Università Federico II – che ha permesso di ridurre il numero di radiografie al neonato e con esse il carico, a volte pesante, di radiazioni ionizzanti. L’ecografia polmonare arriva così nelle mani del clinico che la usa come estensione dell’esame obiettivo. Essa consente una rapida diagnosi di condizioni potenzialmente mortali come lo pneumotorace iperteso e permette anche un tempestivo allarme nei centri nascita di primo livello che non sono dotati delle sofisticate attrezzature della Neonatologia moderna”. (Ansa)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x