VIBO VALENTIA Nessun riscontro che possa affermare la sussistenza di un patto corruttivo tra Gianluca Callipo e Vincenzo Renda. Viene motivata così la sentenza di assoluzione nel processo denominato “Spiaggia libera” nei confronti del sindaco Gianluca Callipo, dell’imprenditore Vincenzo Renda, dei dirigenti comunali Nicola Domenico Donato e Nicola Domenico Vasta. Decisione del tribunale collegiale di Vibo Valentia composto da Gianfranco Grillone, Luca Bertola e Rossella Maiorana, per i quali «non è emersa l’esistenza di un accordo corruttivo tra Callipo e Renda». Un aspetto a cui sono legate anche le accuse di tentata concussione e abuso d’ufficio contestato ai dirigenti, le quali vengono meno nel momento in cui manca l’accordo corruttivo di base.
Il tutto parte dalla denuncia sporta da un altro imprenditore, Eugenio Russo, titolare di una concessione demaniale in località Savelli. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Russo avrebbe voluto sfruttare la propria concessione tramite la costruzione di uno stabilimento balneare, ma i vari tentativi di istanze in comune per ottenere le autorizzazioni sarebbero rimasti per anni senza risposta. Alla base di questa “inerzia” da parte del Comune, veniva contestato dall’accusa un patto corruttivo tra il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo e l’imprenditore Vincenzo Renda. Quest’ultimo, avendo costruito un hotel in località Savelli, avrebbe avuto interesse nella concessione demaniale di Russo, accordandosi con l’ex primo cittadino per ottenerla e di fatto non consentendo all’imprenditore di costruire il suo lido balneare.
Ricostruzione respinta in toto dai giudici del tribunale di Vibo Valentia, per i quali non c’è stato alcun patto corruttivo tra le parti. In particolare, spiegano, le mancate risposte all’imprenditore non sono determinate dall’esistenza del patto denunciato, ma «semplicemente dalla circostanza che il Russo non poteva costruire il lido» perché il progetto allegato «era in contrasto con la normativa regionale e locale vigente», oltre all’assenza di un piano spiagge comunale e all’interesse pubblico sulla zona considerata l’intenzione di costruire un lungomare. Inoltre, per i giudici «non è emerso che l’ex primo cittadino avesse ricevuto vantaggi dal Renda, né di natura economica, né di natura personale». (Ma.Ru.)
x
x