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Beni restituiti alla famiglia Saraco: «inammissibile» il ricorso avverso

La decisione è della Cassazione che conferma la sentenza del settembre scorso, accertando la legittimità della provenienza di tutti i beni

Pubblicato il: 31/05/2024 – 17:38
Beni restituiti alla famiglia Saraco: «inammissibile» il ricorso avverso

CATANZAZRO Si è chiusa definitivamente la vicenda giudiziaria di Antonio Saraco, l’imprenditore edile coinvolto nel processo nato dall’inchiesta sul porto di Badolato. In quella circostanza, infatti, fu disposto il sequestro di tutti i beni immobili, dei conti correnti, personali e delle società, riconducibili allo stesso Saraco ed all’intero suo nucleo familiare. Provvedimento diventato, poi, confisca su ordine del Tribunale di Catanzaro nel corso del giudizio penale. Allo stesso tempo, i beni furono sequestrati anche dal Tribunale Misure di Prevenzione, trasformandosi anche in questo caso in confisca.

La vicenda

Già a settembre 2023, gli Ermellini avevano disposto la restituzione dei beni precedentemente sequestrati e poi confiscati ad Antonio Saraco ed ai suoi familiari, poiché accertata, con perizia, la legittimità della provenienza di tutti i beni e le provviste economiche riconducibili alla famiglia Saraco di Badolato. Poi il Procuratore Generale della Corte di Cassazione aveva concluso per il rigetto del ricorso, mente i difensori delle parti, gli avvocati Francesco Gambardella e Raffaella Tolotta, avevano chiesto che fosse dichiarata «l’inammissibilità». Stessa sorte, e cioè sentenza di inammissibilità, aveva avuto l’altro ricorso che, sempre il PG di Catanzaro aveva interposto avverso il decreto con cui la Corte di Appello aveva revocato la confisca disposta dal Tribunale Misure di Prevenzione sui beni in discussione.

Il lunghissimo iter giudiziario

La difesa dei Saraco, nelle due diverse sedi giudiziarie, aveva, fin dall’inizio, sempre invocato l’espletamento di una perizia finalizzata ad accertare la fondatezza della contestazione di illegittimità della provenienza dei beni in discussione, senza però trovare accoglimento. Da qui le impugnazioni dei due decreti di confisca che sortirono effetti diversi. La confisca pronunciata nel giudizio penale, confermata dalla Corte di Appello, fu invece annullata dalla Corte di Cassazione. Da qui un nuovo giudizio in appello che si è concluso, dopo che fu disposta perizia, con l’annullamento e la revoca della confisca, essendo risultato del tutto legittimo l’intera possidenza immobiliare ed economica riconducibile alla famiglia Saraco. Avverso tale decreto di annullamento aveva interposto ricorso in Cassazione il Sostituto Procuratore Generale della Corte di Appello di Catanzaro, sostenendo l’esistenza di vizi di legittimità del decreto di revoca della confisca. Da qui l’udienza celebratasi in Cassazione in data 30 maggio, conclusasi con una sentenza di inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale di Catanzaro.  

La difesa

In tutti i gradi di giudizio e nelle due diverse sedi giudiziarie (penale e di prevenzione) Antonio Saraco è stato difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, mentre i suoi familiari, terzi interessati, sono stati difesi dagli avvocati Raffaella Tolotta, Giuseppe Della Monica e Sergio Scicchitano. (Gi.Cu.)

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